Sono trentadue lastre in vetro e acciaio incastonate in un muro in acciaio collocato accanto al vero muro del lager, al civico 80 di via Resia. Vi scorreranno, proiettati, i nomi di migliaia di deportati, principalmente civili, e farà parte del “Passaggio della memoria-Passage der erinnerung”, museo a cielo aperto dove pannelli e installazioni esplicative raccontano la storia del Polizei Durchganslager Bozen.
I primi a esservi rinchiusi furono gli oppositori politici antifascisti e i partigiani; poi vi arrivarono i militari prigionieri, soldati alleati, disertori e renitenti alla leva di Salò; in seguito fu la volta degli ebrei, uomini donne, bambini, e dei rom. Quasi nessuno di loro fece ritorno a casa. Perché era un campo un campo di lavoro e di transito il Polizei Durchganslager Bozen. Posto sotto il diretto controllo nazista (al pari dei lager di Fossoli, Carpi, Borgo San Dalmazzo e la risiera di San Sabba), funzionò dall’estate 1944 al 3 maggio 1945.
Quasi 10.000 persone, secondo le stime più recenti (ma gli studi sono ancora in corso), vi passarono. I reclusi venivano sfruttati sino allo sfinimento nello sgombero delle macerie causate dalle incursioni aree, nelle operazioni di sminamento, oppure nelle fabbriche e nei terreni agricoli, prima di essere destinati ai luoghi di sterminio oltreconfine: Flossenbürg, Dachau, Ravensbrück, Buchenwald, Mauthausen, Auschwitz-Birkenau.
Oggi del Durchganslager Bozen, allora al margine di un quartiere operaio, resta solo una parte del muro di cinta e intorno c’è un complesso di palazzi di edilizia intensiva lungo un’arteria di intenso traffico cittadino. Quel campo infatti fu a lungo trascurato nel dopoguerra, fino a quando, nel 1995, l’amministrazione comunale in collaborazione con l’Anpi locale realizzò un “un percorso della memoria” storica di Bolzano.
La nuova istallazione si prefigge di ricordare anche i tantissimi abitanti del territorio che rischiarono in prima persona la rappresaglia nazifascista lanciando pane ai deportati, custodendo e inoltrando le lettere per i familiari di chi era costretto a salire sui treni piombati. Non va neppure dimenticato che nel lager bolzanino operò la Resistenza, un comitato clandestino era in costante contatto con i partigiani del Cln, organizzando decine di fughe, in particolare di quanti erano condannati a morire in Germania, Austria, Polonia. Le lastre intanto diverranno parte del primo memoriale dedicato di Bolzano.
Il taglio del nastro avverrà il 25 ottobre alle ore 17, alla presenza delle istituzioni locali e dei rappresentanti dell’Anpi Alto Adige-Südtirolo (guidati dal presidente Guido Margheri) e dell’Aned, alla sera ci sarà un concerto all’Auditorium dell’Orchestra Haydn a ingresso libero (necessaria però la prenotazione). Ma i partigiani alto atesini hanno già promosso iniziative ed eventi per una intera settimana “resistente” con incontri, presentazioni di libri, spettacoli teatrali nei licei. E sabato 26, la prima della due giorni nazionale di chiusura del tesseramento Anpi 2019, la sede bolzanina di via Torino 31 resterà aperta per momenti di dialogo, incontro e convivialità nel segno della riflessione sull’attualità dell’antifascismo e dei valori di pace, libertà, solidarietà e convivenza della Costituzione.
Pubblicato martedì 22 Ottobre 2019
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