Essersi macchiati di reati legati alla discriminazione razziale, etnica e religiosa non osterà per entrare nel Parlamento europeo e in qualsiasi altro organismo rappresentativo (Camera e Senato, Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni, circoscrizioni).
Mercoledì sera la Commissione bicamerale Antimafia ha approvato il nuovo Codice di autoregolamentazione per il controllo delle liste elettorali. Molte le novità del nuovo testo: entrano i delitti contro l’ambiente, le norme cosiddette “spazzacorrotti” e soprattutto il cumulo delle condanne. Cioè il non accesso alla candidatura di chi avesse riportato pene o fossero stati rinviati a giudizio per delitti che complessivamente superano i quattro anni di reclusione.
Ma poco prima della votazione i capigruppo di Lega e M5stelle, rispettivamente il deputato Gianluca Cantalamessa e il senatore Michele Giarrusso, hanno presentato e fatto approvare un emendamento che stralcia dalla somma delle condanne alcuni reati previsti dalla legge Mancino ed elencati in dettaglio: “Art. 595 c.p. (diffamazione) artt. 2 e 3 del decreto legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 (legge Mancino – misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa); artt. 604-bis (propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa).
Seppure il Codice non ha valore legislativo, né prevede sanzioni per partiti o liste che non lo rispettino, l’Antimafia ha il compito di controllarne l’applicazione, redigendo e pubblicando delle relazioni sull’ineleggibilità dei canditati alle elezioni. In pratica, secondo le nuove linee guida, chi avesse esercitato una discriminazione razziale, oppure avesse propagandato o istigato a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, avrebbe “la fedina pulita”.
Durissima è la reazione dell’Anpi. “Quanto previsto dal nuovo codice di autoregolamentazione – ha dichiarato Carla nespolo, presidente nazionale dei partigiani – è un’oscenità giuridica, politica e morale, perché delegittima una legge dello Stato, la legge Mancino e assolve il razzismo che sta alla base della più grande catastrofe della storia dell’umanità per responsabilità del nazifascismo”. E affonda: “Si è disinvoltamente dimenticata l’ignominia dei lager, della Shoah e delle leggi razziali. Le forze politiche che hanno proposto e approvato questo testo sono responsabili di una pagina nera nella storia dell’Italia repubblicana”.
Nel voto in Commissione si sono astenuti i parlamentari del Partito democratico (usciti dall’aula in segno di protesta), di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, ma il Codice è stato compattamente approvato dalla maggioranza di 5stelle e Lega. Guarda caso, la legge Mancino non è mai andata giù a quella parte di leghisti che fanno comunella con gruppi dell’estrema destra. Secondo il presidente della Commissione, Nicola Morra (pentastellato), però non c’è stata nessuna ‘sanatoria’ per i razzisti o i nostalgici del duce. “La mia storia personale dice chiaramente quanto mi faccia schifo il razzismo – ha detto Morra –. I reati sulla discriminazione razziale, etnica o religiosa non erano contemplati nel Codice prima e non lo sono neanche ora”. Un argomento a dir poco contraddittorio, date le novità introdotte. E tra le modifiche inserite mercoledì sera nel Codice varato per la prima volta nel 2014 da Rosy Bindi c’è pure l’eventualità che la stessa Commissione possa cambiare il testo a cadenza annuale e non più quinquennale. Tant’è che Morra ha aggiunto: “Nulla impedisce che con la prossima revisione alcuni reati particolarmente gravi possano essere presi in considerazione”.
Ora la maggioranza auspica un rapido passaggio alle Camere in vista del voto europeo di maggio. Insomma, salvo ripensamenti razzisti e fascisti potranno candidarsi ed essere eletti. Se poi proporranno e vareranno leggi contro rom, migranti, o comunità ebraica si vedrà. Un’ottima premessa per la futura Europa.
Pubblicato venerdì 29 Marzo 2019
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