Civitanova Marche, auditorium del liceo Leonardo da Vinci, 28 novembre 2019. È accaduto durante un’iniziativa promossa di concerto con la sezione Anpi di Civitanova Marche, volta a presentare i contenuti del libro di Andrea Martini “Dopo Mussolini – I processi ai fascisti e collaborazionisti (1944-1953)” pp. 368, Viella, Roma 2019, € 29, frutto di una ricerca scientifica su un tema molto delicato per la storia del nostro Paese. Uno studio sull’epurazione, che ha segnato i destini di molti italiani e ha condizionato la storia del Paese. L’argomento è certamente complesso perché affronta una fase difficile, non priva di limiti e contraddizioni, con la quale la nascente Repubblica ha dovuto confrontarsi. Sono anni di transizione, durante i quali i governi misero in atto misure epurative finalizzate a sanzionare chi aveva collaborato con l’occupante tedesco e chi aveva concorso all’ascesa e al consolidamento della dittatura fascista. Un tema delicato, dunque, sia per la gravità dei fatti avvenuti sia per le difficoltà in cui operavano le neonate istituzioni, sollecitate dalla legittima sete di giustizia ma al contempo dagli odi e dai rancori che si erano scatenati durante tutta la prima parte del secolo.
L’iniziativa della sezione locale dei partigiani è stata promossa per cercare di illustrare le difficoltà di fare giustizia di fronte a fatti storici gravissimi, e per rafforzare la consapevolezza di ognuno di dover concorrere, anche individualmente, affinché il fascismo, con la sua ideologia razzista, nazionalista e xenofoba, non si consolidi e non metta in pericolo i diritti conquistati.
L’occasione era un modo per riflettere su come si è proceduto con l’epurazione e con la successiva amnistia e cercare di comprendere come mai in Italia, diversamente da quanto è avvenuto altrove, in particolare in Francia e in Germania, non si sia pienamente sviluppata, soprattutto nell’ambito di alcune forze ad orientamento conservatore e liberale, la ripulsa radicale del fascismo e del nazismo.
Purtroppo nel corso dell’incontro, durante l’esposizione dell’autore del libro, alcune classi si sono allontanate senza alcuna spiegazione.
Al termine dell’illustrazione di Martini è stato chiesto se ci fossero domande e/o interventi. Una insegnante è intervenuta, riferendosi al mutamento di atteggiamento, durante la guerra fredda, di importanti intellettuali nei confronti dell’antifascismo e poi uno studente ha chiesto che cosa avesse fatto l’Anpi per impedire che potessero avvenire fatti come quello di Acquasanta Terme. Si riferiva alla cena organizzata per l’anniversario della marcia su Roma nel luogo in cui è stata compiuta una delle più efferate stragi nazifasciste delle Marche. Alla cena, con tanto effigi di Mussolini e immagini di fasci littori su locandina e menu, ha partecipato anche il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti.
La risposta all’interrogativo dello studente è stata che quell’episodio era confluito nel dossier predisposto dall’Anpi nazionale con la segnalazione di molti fatti di razzismo, xenofobia, apologia di fascismo e di violenza nei confronti delle donne, entrato a far parte di un esposto presentato alla Procura di Roma. Si è inoltre evidenziato che da tempo la nostra Associazione denuncia la sottovalutazione da parte degli organi preposti e che si sono promosse molteplici iniziative per sollecitare l’attuazione delle norme di legge, in particolare la legge Mancino e la legge Scelba; tutto ciò accompagnato da molteplici eventi di carattere formativo e culturale per contrastare le numerose forme con cui opera il neofascismo. È poi stata la volta dell’intervento di un altro studente, che ha posto la questione della tutela della libertà di pensiero: è stato invitato a considerare che la libertà di pensiero non può essere intesa come possibilità di veicolare contenuti fascisti e razzisti, in quanto si configurano come reati. In altre parole che l’apologia del fascismo non è un’opinione, ma un reato sanzionato dalla Carta Costituzionale e dalle leggi.
In questo contesto si è inserito l’intervento di un professore, ed è da sottolineare che non aveva assistito né all’introduzione dell’iniziativa né tantomeno all’illustrazione dei contenuti della ricerca di Andrea Martini. Evidentemente al docente non interessavano i contenuti del lavoro di ricerca ma semplicemente affermare la sua concezione della storia, sostenendo che nei libri di storia ci sono molte falsità, che la verità è un’altra, e rivendicando la libertà d’opinione. Naturalmente in questi termini, nulla si sarebbe potuto obiettare; però ha poi proseguito definendo l’Anpi un’associazione di comunisti, negando che la XII disposizione con il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista faccia parte della Costituzione e, cosa ancor più grave, affermando che l’iniziativa era propagandistica perché priva di contraddittorio. Evidentemente, secondo quel docente, si può parlare di fascismo e di storia solo facendo intervenire l’altra campana, immagino i fascisti e i negazionisti. Sarebbe questa, c’è da chiedersi, la libertà di pensiero che il professore insegna ai suoi studenti?
Torniamo ai fatti. È seguito un concitato scambio di battute tra alcune delle persone presenti e il professore che lamentava di essere stato interrotto e ha continuato affermando che Forza Nuova e CasaPound sono organizzazioni democratiche in quanto si sono presentate alle elezioni. Infine non è mancato l’ormai classico “e le foibe?”. Da notare che nel corso dell’iniziativa nessuno ha mai fatto riferimento ad alcuna organizzazione specifica ma solo a generiche formazioni fasciste e neofasciste.
Siamo giunti così a chiudere l’incontro: una studentessa ha chiesto il microfono e ha salutato ringraziando i promotori.
Naturalmente il giorno successivo sulla stampa locale e nazionale sono usciti alcuni articoli che riportavano i fatti insieme ad alcune interviste e sui social stati pubblicati alcuni post alquanto fantasiosi e in qualche caso minacciosi, in particolare su Facebook, proprio da parte del professore che tuttavia, a quanto si è appreso, è stato costretto ad utilizzare un altro nome (Giorgio Parazzune) perché la pagina con il suo vero nome è stata bannata da fb. Chissà perché, possiamo domandarci, retoricamente. Domenica 30 novembre, infine, la stampa ha riportato gli stralci di una lettera: “scrivo a nome degli studenti della classe V N del liceo Leonardo da Vinci di Civitanova Marche in cui si ricostruisce la giornata in modo assolutamente conforme a quanto rappresentato dal professore”, ignorando completamente la gran parte dei contenuti espressi sia durante l’introduzione sia durante l’esposizione della ricerca. Da notare inoltre come nella lettera che, non avendo prova contraria, assumiamo sia stata scritta da qualche studente, c’è una “sottile” modifica nella rappresentazione della dinamica dei fatti, posticipando due momenti riguardo al loro effettivo accadimento: l’allontanamento di alcune classi, avvenuta nel corso dell’esposizione dell’autore del libro, e il momento in cui ho ripreso dal professore il microfono per sedare lo scontro verbale tra lui e una persona del pubblico.
Dispiace dover constatare che quanto successo a Civitanova Marche è solo uno dei tanti momenti in cui, purtroppo, si confermano le preoccupazioni che da anni abbiamo riguardo alla scarsa attenzione con cui troppe istituzioni e scuole affrontano atti, scritti e posizioni, che in alcuni casi risultano contigui con quanto praticato da gruppi e organizzazioni veicolanti forme di razzismo, xenofobia, omofobia.
Le preoccupazioni sono legittime e necessarie, al tempo stesso sappiamo che ci sono donne e uomini che proprio per questo non smettono di impegnarsi, di contrastare con la cultura, il confronto e la denuncia quanti stanno approfittando di una situazione di grande difficoltà per il Paese, per propagare soluzioni anacronistiche, discriminanti e pericolose per la democrazia. Al liceo scientifico di Civitanova Marche, diversamente da quanto fatto dal preside dell’istituto (a cui naturalmente abbiamo rappresentato l’accaduto e che ha minimizzato quanto avvenuto), c’è un’importante presa di posizione di un gruppo di docenti della scuola che riporto di seguito, insieme alle considerazioni che l’autore del libro e relatore Andrea Martini ha voluto rendere pubbliche al termine dell’incontro con un post su Facebook.
“I recenti fatti che hanno coinvolto il nostro Istituto e la risonanza mediatica ci chiedono di prendere una posizione precisa in difesa della nostra dignità di docenti e dell’immagine della nostra scuola. Intendiamo ribadire che una scuola pubblica e laica coltiva il dialogo democratico e il libero confronto. Che la libertà di insegnamento ha dei limiti imposti dal patto costituzionale tuttora condiviso fondato sulla negazione di una cultura liberticida incarnata dal fascismo e da ogni altra forma di totalitarismo. Che nel nostro ruolo di educatori valori come l’antifascismo, la lotta al nazifascismo e a tutti i totalitarismi, la lotta a tutte le forme di discriminazione: sociale, economica, culturale, razziale, di orientamento sessuale sono imprescindibili e irrinunciabili. Che la nostra scuola si è distinta per progetti come “I giovani incontrano la shoah” con riconoscimenti di rilevanza nazionale e internazionale premiati anche dal Presidente della Repubblica; che l’inserimento del progetto “Cittadinanza e Costituzione” ha anticipato nel nostro Istituto l’ufficiale entrata in vigore della legge 20/08 n. 92 sull’educazione civica; che il nostro Istituto promuove una serie vasta e plurale di progetti come dal Piano dell’Offerta formativa consultabile nel sito; che ogni giorno il nostro impegno di educatori è volto a promuovere lo sviluppo del pensiero critico, la cultura del pluralismo e l’universalità dei diritti umani.
Non ci lasciamo condurre nell’agorà della faziosità, della provocazione e della strumentalizzazione anche per tutelare i nostri studenti e continueremo ogni giorno a testimoniare la totale adesione ai principi della Carta costituzionale come sempre abbiamo fatto”.
Seguono le prime firme di 20 insegnanti del liceo.
Ed ecco dal post facebook di Andrea Martini:
“Sono di ritorno dalla presentazione del mio libro, “Dopo Mussolini” #Viella tenuto presso una scuola superiore di Civitanova Marche, invitato dall’Anpi sezione Civitanova Marche ed ho potuto toccare con mano quanto fare storia sia qualcosa di tremendamente complicato (oggi forse più che mai?).
Dopo pochi minuti da quando prendo la parola, diverse classi abbandonano l’aula magna. Dentro di me penso che i ragazzi debbano assentarsi per un compito in classe o per altri impegni improrogabili o, più semplicemente, perché annoiati dalle parole del sottoscritto. Niente di tutto questo. Succede che un docente li invita ad alzarsi, succede che un folto gruppo di studenti e una parte degli insegnanti pensa che parlare di Resistenza ed epurazione equivalga a fare un comizio politico. Io proseguo ignaro di tutto ciò, fino alla fine quando nel dibattito il docente – tornato appositamente per gli ultimi minuti del mio intervento – invoca un contraddittorio, ritiene che quanto insegnato nei manuali di testo non corrisponde al vero, che i fascisti non esistono e che quanto si stava dicendo fosse assai lontano dalla verità storica.
Le sue parole mi disorientano, pensavo di fare una lezione di storia, scopro che per farlo devo avere a fianco una persona che la pensa in maniera opposta alla mia, che vuole parificare i fascisti ai partigiani, che sovrastima le vittime fasciste nel periodo di transizione, che parla di foibe perché io parlo di sterminio degli ebrei. Tutto diventa relativo ed estremamente liquido. Il tutto in una scuola pubblica italiana. Con l’appoggio dei ragazzi che plaudono al loro docente e denigrano l’Anpi.
Tornerò nelle scuole e da chiunque vorrà sentirmi parlare del mio libro e delle mie ricerche, convinto che le interpretazioni storiche divergenti siano uno degli aspetti più belli del mio lavoro ma convinto anche che certe verità, certi fatti a settantacinque anni dal loro svolgimento non possano e non debbano essere derubricate a semplici opinioni e non li presenterò mai come tali bensì come il risultato di accurate ricerche (mie e dei miei colleghi e colleghe).
Un ringraziamento agli amici dell’Anpi sezione Civitanova Marche e #ANPIMACERATA per aver provato a seminare qualcosa, al dirigente scolastico e ai docenti (pochi) che si sono mostrati solidali. A chi sostiene che il fascismo sia un oggetto del passato, dico solo che sta prendendo una grossa cantonata”.
Infine sempre il professor Andrea Martini, interpellato dai giornali sulla lettera degli studenti, ha detto: “Provo grande affetto per i ragazzi e con alcuni di loro mi sono anche confrontato quel giorno e spero solo possano incontrare un docente migliore. Quanto all’accusa che l’iniziativa avesse preso una piega politica, la respingo. Si discuteva su fatti basati su ricerche storiche”.
Lorenzo Marconi, coordinatore Anpi Marche
Pubblicato lunedì 2 Dicembre 2019
Stampato il 23/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/il-quotidiano/il-prof-di-destra-estrema-che-contesta-lo-storico/