Un primato mondiale dedicato all’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Sventola su una vetta mai prima raggiunta dall’uomo il fazzoletto dell’Anpi. Si trova a ben 6.050 metri di quota, sulla sommità del Thalo Zom, montagna della catena himalaiana del Pakistan, l’ultima zona vergine che tocca quelle altezze.
È il 29 agosto scorso e una squadra di alpinisti, italiani, catalani e pakistani, è riuscita nell’avventurosa impresa di scalare la piramide di roccia e ghiaccio a cavallo tra lo Swat e il Chitral.
Sono stati necessari tre successivi campi di alta quota per farcela. La cordata è salita lungo il versante sud-est della montagna ed eccoli sorridenti Andrea Bollati, Massimo Marconi e il catalano Jordi Gassiot con il tricolore vessillo dei partigiani.
Quasi a rimarcare il carattere culturale e ambientale insieme al valore umanitario oltre che sportivo del loro impegno. Gli arrampicatori fanno infatti parte di un progetto internazionale di Mountain Wilderness International (montagne senza contaminazioni), onlus (con una sezione italiana) che coniuga passione e avventura, amore per i grandi spazi, desiderio di respirare la libertà, la solitudine, i silenzi delle maestose alture, al rispetto pieno della natura.
Nel team della spedizione che ha realizzato la prestigiosa scalata c’erano anche tre allievi pakistani di un precedente corso di alpinismo eco compatibile organizzato da MWI.
Montagna all’insegna dei valori della Resistenza, dunque, nel solco di una tradizione formidabile. Furono alpinisti e combattenti della lotta contro l’occupazione nazifascista, per ricordare solo i più noti, Ettore Castiglioni, i fratelli Federico e Renato Chabod, Riccardo Cassin, Vittorio Ratti e Leopoldo Gasparotto. E ancora, Gino Soldà, Milo Navasa, Attilio Tissi, Willy Jervis, Giorgio Tosi, Alfonso Vinci, Guido de Rege di Donato, Giusto Gervasutti e Gabriele Boccalatte, Massimo Mila, Omero Ciai, i combattenti della libertà guidati da Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco. Tutte personalità di spicco, molti di loro erano celebri per le ardite imprese sportive compiute e avevano ottenuto medaglie al merito alpinistico, ma che spesso pagarono con il carcere l’opposizione al fascismo e furono tra i primi a organizzare le bande di ribelli. Continuando nei mesi successivi a donare la loro esperienza ed energia all’impegno per la lotta di Liberazione. Alcuni di loro saranno decorati al Valor militare, a volte alla memoria.
Pubblicato martedì 5 Novembre 2019
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