Da anni a Gorizia, ogni 19 gennaio, in Comune arrivano i reduci della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, autore del tentato golpe del 1970, per deporre una corona di fiori sotto una lapide in ricordo dei dipendenti municipali deportati nel maggio ’45 ad opera dell’esercito di Tito. Ad accompagnarli i militanti di CasaPound che hanno la sede vicina al palazzo municipale.
Da anni l’Anpi, i partiti democratici, i sindacati e altre associazioni cercano in tutti i modi di impedire questa cerimonia che offende una città Medaglia d’Oro della Resistenza. E anche questo gennaio, nonostante gli sforzi di mobilitazione, nonostante la denuncia alla magistratura dell’Anpi nazionale per la cerimonia dell’anno scorso, nonostante le interrogazioni parlamentari di Pd, LeU e Si, la Decima è stata ricevuta con tutti gli onori al comune di Gorizia.
Al confine orientale il fascismo fu particolarmente violento nei confronti degli sloveni, tanto da meritarsi la definizione specifica di “fascismo di frontiera”. Il tentativo di snazionalizzazione degli sloveni e dei croati con la chiusura delle loro scuole, l’italianizzazione dei cognomi e dei toponimi, la chiusura delle associazioni e dei giornali, la rapina di campi, beni ed edifici, la deportazione nei cosiddetti battaglioni speciali nel centro Italia e poi nei campi di internamento fascisti come Gonars e Visco, non fece che rinforzare il senso nazionale della comunità dei cosiddetti “alloglotti”. La guerra, l’occupazione e l’annessione di parte del regno di Jugoslavia fu segnata da una violenza senza limite. Migliaia di civili furono deportati e i villaggi sloveni e croati distrutti, Lubiana fu circondata da filo spinato e divisa in settori per impedire le fughe e rendere più facili i rastrellamenti.
Il 14 settembre 1943 la Decima firmò con Max Bernighaus, comandante della Marina tedesca, un patto in cui si diceva con chiarezza che «era alleata delle forze armate germaniche con parità di diritti e di doveri». Impegnata nell’Italia settentrionale soprattutto nella repressione antipartigiana, al confine orientale la Decima fu utilizzata dai nazisti – che avevano annesso il territorio con il nome di Adratisches Kustenland – nella lotta contro gli sloveni.
Tra il 19 e il 21 gennaio nella Selva di Trnova la Decima venne sconfitta dalle truppe partigiane e fu costretta a ritirarsi. Dal dopoguerra ad oggi si continua a raccontare la favola che i militi della Decima fermarono le truppe jugoslave e difesero l’italianità di Gorizia. Ma questa è una bugia. Dopo Trnova non ci fu alcuna invasione slava e l’esercito di Tito entrò in città il 2 maggio del 1945. A Gorizia il clima di guerra fredda continua ancora, alimentato da un sindaco di Forza Italia, Rodolfo Ziberna, sempre più schierato con la destra radicale. Il numero degli infoibati e delle vittime dell’esodo sono gonfiati, il monumento ai deportati in Jugoslavia, “il Lapidario”, contiene nomi di persone scomparse per altre cause nel corso della guerra o addirittura vive al momento della costruzione del monumento. Nessuno si è mai preoccupato di cancellare i nomi impropriamente scolpiti: fanno comodo per alimentare nazionalismi mai sopiti.
Quest’anno, come si vede nella foto, l’assessore delegata del sindaco ha accolto con la fascia tricolore i reduci accompagnati dai fascisti di CasaPound. All’Anpi è stato vietato il presidio davanti al Comune, concedendo piazza della Vittoria. Alla manifestazione antifascista da noi convocata c’era la società civile democratica, partiti, sindacati, associazioni e organizzazione slovene, mentre i fascisti manifestavano a loro volta in un’altra zona di Gorizia e alcuni di loro presidiavano l’ingresso del palazzo municipale.
Il consigliere comunale Andrea Picco, lista civica Forum, che si è recato in Comune per esprimere il suo dissenso, è stato allontanato dalla polizia. Gli antifascisti goriziani, eredi delle migliaia di partigiani uccisi o deportati nei lager nazisti chiedono di non essere lasciati soli in questa battaglia in difesa della Costituzione che ogni anno viene violata da amministratori che su di essa hanno giurato. Il Consiglio comunale aveva anche votato una mozione antifascista che imponeva a chiunque volesse manifestare in città un impegno democratico, ma accogliendo la Decima Mas si è andati contro un atto deliberato dal Consiglio stesso.
L’Anpi di Gorizia si è rivolta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la petizione “Difendiamo la Costituzione” promossa su change.org, per chiedere al Capo dello Stato un intervento deciso.
Anna Di Gianantonio, presidente Anpi Gorizia
Pubblicato lunedì 28 Gennaio 2019
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