Il tricolore delle bandiere e dei fazzoletti dell’Anpi, delle fasce indossate dai sindaci del territorio, la presenza di anziani combattenti della libertà accanto a tantissimi cittadini e alle autorità civili, militari e religiose. È l’immagine che a Fabbrica di Curone, nell’alessandrino, il 22 settembre scorso ha unito fatti drammatici di 75 anni fa all’oggi, nel segno della memoria attiva della Resistenza.

La commemorazione di cinque martiri partigiani di uno dei molti eccidi nazifascisti che insanguinarono quel territorio si è infatti tenuta non nella ricorrenza della strage, del dicembre 1944, ma in quella scelta dalla Comunità locale per ricordare solennemente il sacrificio di quei giovani combattenti della libertà, alcuni solo dei ragazzi, arrestati e fucilati per rappresaglia.

Fabbrica Curone, 22 settembre 2019, davanti alla lapide in memoria dei cinque partigiani. Sindaci del territorio, rappresentanti delle Autorità militari, dirigenti e iscritti delle Anpi locali

Un impegno che cresce da quattro decenni.

Da quando, nel settembre 1979, le sezioni Anpi della Val Curone insieme al Comune di Fabbrica e a quello di Volpedo posero, nella piazza antistante l’antica Pieve, una lapide con incisi i loro nomi: Luigi Callegari “Tosca”, Mario De Antoni “Carrista”, Aldo Dellepiane “Aldo III”, Sergio Paganini “Negro” e Igino Sala.

Quattro operavano nella Brigata Arzani, il quinto era un diciassettenne del paese.

In seguito anche nella frazione di Bruggi, luogo di una delle esecuzioni, venne collocato un cippo.

La lapide di Fabbrica Curone realizzata e apposta dalle Anpi della Valle nel 1979

Nacquero così un percorso della memoria e una “giornata” dedicata ai Caduti della valle.

E quest’anno l’iniziativa, promossa dalle Amministrazioni di Fabbrica, Viguzzolo e Volpedo con le rispettive sezioni Anpi, ha registrato una partecipazione oltre ogni aspettativa, tanto che la Pieve non ha potuto accogliere tutti.

Ad officiare messa don Augusto Piccoli, cappellano della Polizia di Stato di Alessandria e Asti, che si è soffermato sui valori della lotta di Liberazione e dell’antifascismo, portando anche il saluto del vescovo di Tortona, monsignor Vittorio Viola.

Durante la funzione, il portavoce degli Alpini ha letto la “Preghiera del Ribelle”; poi la cerimonia è proseguita davanti alla lapide del ’79, dove il primo cittadino di Fabbrica Curone, Roberto Deantoni, ha ribadito l’importanza della lotta contro il nazifascismo quale elemento fondante della Costituzione della Repubblica Italiana.

Una nuova targa a Bruggi indica il luogo dell’esecuzione del partigiano “Tosca”. Da sinistra della foto: il presidente del Comitato provinciale Anpi di Alessandria, Roberto Rossi; il sindaco di Fabbrica, Roberto Deantoni. Sulla destra don Augusto Piccoli, cappellano della Polizia di Stato di Alessandria e Asti

Altra tappa a Bruggi con l’inaugurazione e la benedizione di una targa che indica a passanti e turisti il posto dove, nel 1990, venne eretto il cippo in ricordo del partigiano “Tosca”. Non potevano mancare i nipoti e i pronipoti di Callegari.

Il presidente dell’Anpi provinciale, Roberto Rossi, ha ricordato le tante vittime della barbarie nazifascista di un territorio dalla storia imponente (il versante alessandrino dell’Antola venne organizzato a ”zona libera”, un’esperienza grandiosa, seppur breve, di sperimentazione della democrazia, conclusasi con i feroci rastrellamenti nazifascisti del dicembre ’44), e sottolineato la necessità per la società civile democratica di tutelare la memoria di quei giovani eroi e tramandarne i valori di libertà, solidarietà e pace che animarono la loro scelta.

Una nuova targa a Bruggi indica il percorso per raggiungere il cippo
eretto in memoria di Callegari nel luogo in cui fu ucciso

Oltre a sedici sindaci con i Gonfaloni dei Comuni, hanno partecipato i rappresentanti della provincia di Alessandria e dei Comandi della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Tortona, delle associazioni d’arma, tantissimi cittadini e gli studenti del Liceo Peano di Tortona accompagnati dai loro insegnanti.

Canti e musiche hanno scandito i momenti più significativi della cerimonia, eseguiti da solisti insieme alla coralità dei partecipanti.

Davanti al cippo in memoria di Callegari

La sezione Anpi Viguzzolo  ha realizzato un pieghevole con testi di Mauro Bracco e di Maria Grazia Milani in cui si raccontano fatti e protagonisti di quelle vicende.


Un altro dei momenti della commemorazione del 22 settembre 2019 a Fabbrica Curone

Il rastrellamento di Fabbrica e le sue vittime

“È il pomeriggio del 15 dicembre 1944 e in tutte le frazioni dell’alta Val Curone stazionano truppe naziste. Alla frazione Castello di Fabbrica alcuni partigiani della Brigata Arzani, per paura di essere scoperti, si nascondono insieme ad alcuni giovani civili del luogo nella cantina di Tommaso Daglio.

Il nascondiglio è luogo ben protetto e difficile da individuare, essendo l’unico accesso costituito da una botola con sopra una madia e con il pavimento ricoperto da uno spesso strato di granoturco. Ma la notizia dell’occultamento viene intercettata da un simpatizzante fascista di Nivione di passaggio, che confida tutto ai tedeschi, i quali iniziano le ricerche interrogando gli abitanti del paese. C’è molta reticenza, nessuno vuole parlare, ma le minacce di rappresaglia alla fine hanno il sopravvento. Il nascondiglio viene individuato e i soldati tedeschi intimano al gruppo di combattenti di uscire con una perentoria richiesta «O si fanno avanti i partigiani o tutti quanti saranno fucilati» [1] .

Il presidente dell’Anpi di Viguzzolo e il presidente del Comitato provinciale Anpi di Alessandria durante l’iniziativa commemorativa

I partigiani, consapevoli del loro destino, si fanno avanti per salvare i civili. Mario De Antoni e Sergio Paganini (16 anni) vengono fucilati e i loro corpi gettati in un fosso sul retro della Cappelletta posta all’ingresso della frazione. Verso l’alba, la casa nascondiglio sarà data alle fiamme per rappresaglia, secondo la prassi teutonica di seminare terrore tra la popolazione. I corpi degli uccisi rimarranno insepolti fino alla partenza dei tedeschi. Al mattino, i sopravvissuti vengono avviati a piedi verso Bruggi, poi salgono sul Chiappo e raggiungono Gorreto (GE), sfidando i rigori dell’inverno, con neve alta e gelo.

La lapide a Gorreto (GE)

A Gorreto si consuma un’altra pagina tragica di quel triste momento. Durante una sosta vengono passati per le armi Aldo Dellepiane e Igino Sala, il giovane diciassettenne che amava vestirsi da partigiano, con i pantaloni alla zuava a imitazione dell’amico Aldo; quel giorno fatale si era nascosto con i suoi idoli per sentirsi grande. Sepolto a Gorreto, è stato in seguito traslato a Fabbrica, il paese natale. Agostino Sala, uno dei civili catturati, sarà avviato ai Campi di lavoro del Reich” [1]. Il 14 dicembre, nel corso del medesimo rastrellamento, a Bruggi, era stato fucilato dai tedeschi Luigi Callegari, “Tosca”, di Montacuto, un altro partigiano dell’Arzani.


Chi erano i cinque eroi

Luigi Callegari “Tosca” (San Sebastiano Curone, 1923 – Bruggi, 1944)

Luigi Callegari “Tosca”

Nasce il 9 marzo del 1923 a San Sebastiano Curone da Virginio e Celestina Bernini, contadini, residenti a Solarolo di Montacuto. Era l’ultimo di cinque figli, due sorelle, Stefania (1906) e Lisetta (1915), e due fratelli, Abele (1916) e Francesco (1918). Sbandato dopo l’8 settembre 1943, come i tanti giovani che non risposero ai bandi del maresciallo Graziani per l’arruolamento nell’esercito della Rsi, incominciò a collaborare con i partigiani di Montacuto, dove era stato formato un autoreparto con un’officina di supporto ai mezzi delle varie brigate. Luigi era esperto meccanico, avendo appreso la professione presso l’officina Cavanna di Tortona, prima che scoppiasse la guerra. Entrò a far parte della Brigata Arzani, costituitasi nella seconda quindicina del mese di ottobre 1944, che nel successivo mese di dicembre, per sfuggire al grande rastrellamento nazifascista in atto in Val Borbera e Val Curone, eseguì l’ordine di ripiegamento verso i monti. Tosca conosceva bene i posti e forse era sua intenzione raggiungere la famiglia a Solarolo in attesa di nuove disposizioni. Venne intercettato dai nazifascisti a Bruggi nel punto in cui inizia il sentiero che porta verso il Giarolo sul versante del quale era posta la sua abitazione. Proprio su quel sentiero, che nei suoi calcoli era una via di salvezza sicura, venne freddato dai nazisti con un colpo alla nuca. Il suo corpo rimase lì per qualche giorno, poi, quando il pericolo di rappresaglia contro gli abitanti del paese cessò, venne rimosso e provvisoriamente sepolto nel cimitero posto vicino alla chiesa. Passata la minaccia dei rastrellamenti, i famigliari, con una lesa trainata dai buoi, attraverso i boschi si recarono a Bruggi per riportare nel paese d’origine la salma del loro congiunto.

Mario De Antoni “Carrista”

Mario De Antoni, “Carrista (Volpedo, 1917 – Castello di Fabbrica Curone 1944)

Nato a Volpedo (Alessandria) il 2 febbraio 1917 nella casa posta in via Torraglio 3, da Giuseppe e Santina Gambero, contadini, che risultano già defunti al momento della sua cattura e fucilazione al Castello di Fabbrica. Chiamato alle armi allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne destinato al fronte albanese. Dopo l’8 settembre 1943 riuscì a sottrarsi alla cattura e a rientrare in Italia, a Volpedo. Nell’inverno del 1944, raggiunse le formazioni partigiane che presidiavano la Val Curone e fu schierato nella Brigata Arzani della Divisione Pinan Cichero, della VI Zona Operativa Ligure.

Sacrario del Cimitero di Volpedo. Lapide posta alla memoria di Mario De Antoni

Fu fucilato nella notte del 15 dicembre 1944, consegnatosi ai nazifascisti per salvare i civili insieme ai quali si era nascosto per sottrarsi al rastrellamento. È stato sepolto nella cappella-sacrario del cimitero di Volpedo e alla sua memoria, il Comune ha intitolato una via.

Il più giovane dei Caduti a Fabbrica Curone , “Negro” il suo nome di battaglia

Sergio Paganini, “Negro(Genova Sampierdarena 1928 – Castello di Fabbrica Curone 1944)

Nasce a Genova Sampierdarena il 20 ottobre 1928 da Leandro e Ida Dellepiane, residenti in via Arduino 2/11. Il 1° settembre ’44, a soli sedici anni, già orfano di madre, entra a far parte dei Combattenti per la Libertà della Brigata Arzani. Pochi mesi dopo, il 15 dicembre, trova la morte a Castello di Fabbrica da vero eroe della Resistenza, per salvare la gente del paese dalla rappresaglia minacciata dai tedeschi. Sepolto all’epoca nel cimitero di Casalnoceto, nel 1955, è stato traslato al Sacrario dei Caduti partigiani nel cimitero di Genova-Sampierdarena. Un anonimo su un documento dell’epoca scrisse “Come si fa a uccidere un ragazzo così?”.

Il sindaco di Fabbrica Curone, Roberto Deantoni, e il presidente dell’Anpi di Viguzzolo, Lino Scopelli, davanti alla lapide in memoria dei cinque eroi

Aldo Dellepiane, Aldo III(Genova 1924 – Gorreto 1944)

Era nato il 14 gennaio 1924 a Genova da Armando e Livia Camposeranio. Risiedeva con i genitori in vico Croce Bianca 10/10. Conseguita la licenza di quinta elementare, intraprese il lavoro di operaio meccanico. Chiamato all’arruolamento nell’esercito della Repubblica di Salò, scelse di unirsi ai partigiani che operavano sulle montagne. Il 1° giugno 1944 entrò ufficialmente nel Movimento di Liberazione Nazionale nelle formazioni della Sesta Zona Operativa Ligure, associato alla Brigata Arzani della Divisione Pinan Cichero. Il 15 dicembre si trovava a Fabbrica Curone, dove venne catturato dai tedeschi e trasferito a marce forzate, con altri prigionieri, a Gorreto (GE), al confine tra le province di Alessandria e Piacenza e lì fucilato all’alba del 19 dicembre 1944, sotto il ponte del Trebbia.

Il diciassettenne Igino Sala

Igino Sala (Fabbrica Curone 1927 – Gorreto 1944)

Igino Sala nasce a Fabbrica Curone il 6 maggio 1927 da Dionisio, contadino, e Rosa Vallotti, casalinga. In quel fatidico 15 dicembre 1944, si era nascosto, quasi per gioco, con l’amico partigiano “Aldo” e altri giovani ricercati dai nazifascisti, nel cascinale ubicato sotto la torre del castello di Fabbrica. Scoperto e arrestato dai tedeschi, dopo aver assistito alla fucilazione di “Negro”, suo coetaneo, e “Carrista”, fu fatto marciare con altri prigionieri fino a Bruggi e poi, raggiunto il crinale dei monti innevati, ridiscese con gli altri compagni di sventura a Gorreto, in provincia di Genova, dove venne fucilato dai nazisti. Agostino Sala, suo compaesano, anche lui in incolonnato sullo stesso percorso, vide il suo corpo esangue in mezzo alla neve, senza poter fare nulla. Così è riportato nell’atto di morte trascritto all’anagrafe del Comune di Fabbrica Curone: “Alle ore tre del 19 dicembre 1944, innanzi alla casa posta sul fiume Trebbia in territorio di Gorreto veniva trovato cadavere Sala Igino, dell’età di anni 18, di razza ariana” (in realtà, Igino Sala aveva solo 17 anni, n.d.a.). Non era né partigiano, né renitente alla leva, forse, come affermano i testimoni, i tedeschi scambiarono il suo cognome, Sala, con quello di Silla, commissario della Brigata Arzani, ricercato. A Igino Sala, il Comune di Fabbrica ha dedicato la via che conduce a Varzi.

I valori che hanno sorretto la guerra di Liberazione sono i valori della Libertà, della Democrazia e della Fraternità… valori che non mutano col scender della sera e col cambiare delle stagioni…”, dal libro di Adriano Bianchi, figura emblematica della resistenza piemontese, a cura di Vittorio Rapetti, “ Il prezzo della libertà”, Impressioni grafiche editore.


[1] Mauro Bracco, “L’Alta Val Curone, Appunti di Storia”, Guardamagna Editore, Varzi, 1997.