Il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri (da http://www.affaritaliani.it/cronache/gratteri-criticato-dal-procuratore-generale-inchieste-evanescenti-644528.html)

Fine anno 2019, giorni di festa ma anche di retate che hanno reso incandescente il clima natalizio in Calabria. L’operazione Rinascita-Scott portata avanti dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Gratteri ha ancora una volta disvelato il connubio malefico tra politica, massoneria, criminalità, ’ndrangheta e pezzi delle istituzioni.

Non sono – come da tradizione – mancate le polemiche: dal procuratore generale Otello Lupacchini a vari organi di stampa, ad illustri penalisti e giuristi che hanno evidenziato la grande esposizione mediatica dei fatti a scapito degli indagati, che in ogni caso avranno tre gradi di giudizio secondo la nostra Costituzione.

In un quadro già così desolante proprio il giorno della vigilia di Capodanno è finita sotto inchiesta per concussione il prefetto di Cosenza, ora agli arresti domiciliari. Subito dopo questa importante operazione, in una nota sulla stampa locale, avevo richiamato alcune riflessioni di Corrado Alvaro quando scriveva che “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile.” È uno stato d’animo diffuso in questi giorni dopo l’inchiesta della Dda di Catanzaro che ancora una volta riporta alle cronache nazionali e internazionali l’intreccio perverso tra criminalità, ndrangheta e politica, senza risparmiare nemmeno tanti funzionari dello Stato.

Abbiamo già detto, e vogliamo ripeterlo, che non intendiamo associarci ai cori da stadio di chi grida “più galera per tutti”; e nemmeno al controcanto dei detrattori ipergarantisti oppure interessati a lasciare le cose come stanno, pronti però a scagliarsi contro il procuratore Gratteri e le sue indagini. Il nostro auspicio rimane che la giustizia faccia il suo corso sempre, senza tentennamenti, secondo i dettami della nostra Costituzione. Sarebbe davvero difficile – per chi vive in questa regione – non sostenere l’opera della magistratura e di quanti ancora si battono per avere una società nella quale la legalità non sia un sogno ma un obiettivo raggiungibile.

La politica degenerata in affarismo e clientele ha distrutto molto della sua funzione, spingendo donne e uomini a non credere più nel valore dell’impegno; tanto sono tutti uguali, questo è il leitmotiv ripetuto ossessivamente ascoltando i commenti in giro. Sono anni che la nostra Associazione si batte in tutto il Paese per il risveglio delle coscienze e per ridare alla politica il ruolo nobile sancito nella Carta Costituzionale. Abbiamo chiesto ai politici, per gli auguri di buon anno, di ricordarsi e impegnarsi solennemente ad agire secondo l’articolo 54 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

La Calabria andrà al voto il prossimo 26 gennaio; sappiano tutti i candidati di tutte le coalizioni che solo da un attaccamento sincero al valore di questo articolo potrà rinascere questa martoriata regione. In caso contrario, come disse qualche saggio, chi è causa del suo male pianga se stesso. Evitino perciò di infierire contro la magistratura “cattiva”, impegnata invece solo a fare il proprio dovere. Brutta politica e brutti politici non avranno mai la nostra comprensione; men che meno i nostri voti.

Mario Vallone, coordinatore Anpi Calabria