Un omaggio al militare originario della Perla Bianca, vittima della furia nazifascista. Una scelta per continuare a esplorare il significato di una pagina di storia che ha ancora molto da raccontare all’oggi, e la decisione di operare per affermare pienamente, declinate al nostro tempo, le conquiste di democrazia, libertà e giustizia della Resistenza. È un’iniziativa di memoria attiva, dunque, la nascita a Ostuni di una sezione Anpi. Attesa da mesi, in realtà, è una tappa ulteriore di un percorso di partecipazione dinamica della società civile del territorio che non vuole restare alla finestra. «In molti guardavano all’Associazione dei partigiani, nel segno forte della memoria antifascista e insieme della novità – illustra il presidente provinciale Anpi, Donato Peccerillo –. Abbiamo colto un segnale preciso e forte del territorio, soprattutto nel contrasto ai razzismi, alla xenofobia e, imprescindibile per un’Anpi nel Sud, la lotta per la legalità contro le mafie». A documentarlo anche le numerose delibere in materia approvate nel brindisino proprio su sollecitazione dell’Anpi.
Contrasto alla criminalità organizzata, battaglia in difesa della Costituzione e impegno per la sua attuazione avevano già messo insieme cittadini ed attivisti di sindacati, in primo luogo della Cgil, di Libera, dei Comitati di base, oltre alle tante altre voci di un’Italia viva e plurale, capace di sognare, progettare e battersi. Punto di riferimento collaudato, l’Anpi: due anni fa, furono proprio i partigiani a promuovere e favorire localmente la rete “Per cambiare l’ordine delle cose” (il movimento che nel dicembre 2017 si richiamava all’omonimo film di Andrea Segre), in tutela dei diritti dei migranti. «Il buon risultato è frutto di un lavoro costante e paziente» – aggiunge Donato Peccerillo. «A Brindisi solidarietà e accoglienza di chi fugge da guerre e povertà hanno formidabili radici, quasi trent’anni fa, le sue coste vennero prese d’assalto dalle carrette del mare partite dall’Albania», ricorda il presidente provinciale dei partigiani. Allora, era il 1991, in meno di ventiquattr’ore sbarcarono trentamila persone affamate, uomini, donne e bambini. La città rispose unicamente con le proprie forze. «In assenza dello Stato», sottolinea Peccerillo.
Uomo con un grandissimo senso dello Stato e della Patria era invece il maggiore Ayroldi. Classe 1906, primogenito di una numerosa famiglia, dopo la morte del padre si era arruolato nel Regio esercito per garantire un sostegno economico a fratelli e sorelle. Dimostrò il suo valore di ufficiale in Africa settentrionale, e venne per questo decorato, ma proprio sui campi di battaglia maturò la scelta antifascista, prendendo sempre più le distanze, come scriveva nelle lettere a casa, da “quelli con la camicia e l’anima nera”. Poi l’8 settembre che lo trova a Roma, il rifiuto di aderire alla Repubblica sociale italiana, i contatti con il Fronte militare clandestino di Montezemolo, i compiti di collegamento e di trasporto di armi e munizioni. Il 2 marzo 1944, su delazione, Ayroldi viene arrestato dalle SS, tradotto a via Tasso e torturato, prima di essere fucilato alle Fosse Ardeatine assieme ad altri 334 detenuti. Il fratello Carlo continuerà a cercarlo per mesi nella Capitale; una via crucis conclusa dopo la Liberazione della Città con la scoperta della strage, quando dovrà riconoscerne la salma, un corpo straziato dalle mani legate con un cordoncino rosso.
«Ostuni non ha mai dimenticato il suo sacrificio, anche grazie all’impegno di memoria della famiglia, soprattutto nelle scuole – tiene precisare il presidente dei partigiani brindisini –. Una pietra d’inciampo, forse la più meridionale in Italia, è stata posta di recente davanti alla casa natale, ed era un imperativo dedicare a lui la nuova sezione. La famiglia del Caduto ci ha offerto una grande disponibilità e nostro desiderio era consentire la presenza di tutti». Non a caso il congresso fondativo della sezione si è tenuto nel cuore dell’estate, il 13 agosto. In gran parte i discendenti del Maggiore risiedono ancora ad Ostuni, tra loro la nipote Isabella Ayroldi, eletta presidente della neonata sede Anpi, «desideravamo – spiega Peccerillo – potesse essere con noi anche Isabella senior, la sorella più piccola del Maggiore, oggi novantatreenne e residente a Roma, che ha più volte presenziato alle commemorazioni del 25 aprile e non ha voluto mancare neppure in questa occasione».
Con voce ferma ma commossa, l’anziana signora rivolgendosi ai tanti ragazzi intervenuti ha letto un breve discorso in cui ha voluto rievocare le qualità umane e morali del fratello Antonio, rimarcando che la Resistenza ha reso l’Italia “una Patria grande, rispettata, democratica e pacifica. Qualcuno vorrebbe rendere vano il sacrificio dei partigiani – ha evidenziato l’unica sopravvissuta dei fratelli dell’Eroe –, la società tutta sembra aver perso la memoria, e si sa che chi dimentica gli errori è destinato a ripeterli, è condannato a far rivivere ai suoi figli l’orrore”. Infine ha voluto suggellare un patto: “Sono felice che le nuove generazioni, a partire dai miei figli e nipoti, arrivando fino ai giovanissimi – ha detto Isabella Ayroldi senior – sentano il bisogno di raccogliere il testimone dalle mani dei partigiani per portare avanti la lotta antifascista e democratica. Quando non ci sarà più neppure l’ultimo partigiano, ci sarete voi”.
Tra i segni distintivi della sezione di Ostuni è anche la folta presenza di donne che sono anche in maggioranza nella direzione locale, segnala Peccerillo: «Non si tratta di una realtà separata nell’Associazione, sia chiaro, piuttosto, nel segno di una tradizione consolidata, le donne si occuperanno dei temi imposti dall’attualità, delle disparità e disuguaglianze, nel mondo del lavoro in particolare. Ma tutti i diritti conquistati dalle donne, come tutti i diritti civili, sono stati sotto attacco nell’ultima fase della politica nazionale». E se con il governo Conte bis l’auspicio è che si volti pagina, tuttavia la guardia resta alta.
La vivacità dell’intero territorio brindisino è dimostrata anche dal recente congresso fondativo di un’altra sezione: a Francavilla Fontana, intitolata a Donato Della Porta, comandante militare del Battaglione di Prà della 54ª Brigata Garibaldi, Caduto nel dicembre ’44 in un agguato a Baulé, valle di Saviore, nel bresciano. «Era un contadino, prestava servizio militare da semplice soldato e subito dopo l’armistizio fu organizzatore dei primi gruppi partigiani– specifica il presidente Anpi Brindisi –. Aveva grandi capacità. Una figura onorata al Nord, mentre nel suo paese era ricordato ormai solo dalla famiglia. Eppure nel dopoguerra, nell’ottobre ’45, la salma di Della Porta venne solennemente trasportata con un camion dell’Anpi dal comandante della 54ª Brigata, Antonino Parisi, formalmente ricevuta dal sindaco, il primo dopo la Liberazione, espressione del Cln locale. Nostro compito è anche restituire la meritata dignità ai nostri partigiani». E all’orizzonte c’è l’apertura di sezioni in altre località.
Intanto si continua a lavorare nel coinvolgere sempre più giovani, pur nella consapevolezza di dover affrontare un tema complesso: «Molti ragazzi che si avvicinano all’Anpi fanno parte dell’Uds, il movimento degli studenti medi, ma quando poi terminati gli studi superiori devono iscriversi all’università sono costretti a trasferirsi altrove, lontano chilometri – avverte, amaro, Peccerillo –. Per non parlare, a studi completati, della diaspora delle nuove generazioni: l’80 per cento di coloro che lasciano l’Italia è del Sud». E aggiunge: «Il mio timore però è che gli studenti non siano più la “spinta propulsiva” della scuola italiana, per adottare l’espressione utilizzata una volta». Per questa ragione emerge sempre più impellente la necessità di formare gli insegnanti, anche quelli in sintonia con l’Anpi. «Ci stiamo provando, partiremo questo autunno, sulla stessa lunghezza d’onda del protocollo Miur-Anpi nazionale. È la storia del Novecento soprattutto a difettare nella didattica, che però non si traduce nella percezione di coltivare un bene comune, eppure se ne sente un gran bisogno per comprendere le nostre radici e costruire il futuro».
Ennesima dimostrazione di un vuoto colmato dall’impegno dell’Anpi è “Sovversivi (1900-1943)”, una gigantesca mostra documentaria fotografica in 40 pannelli, realizzata nel 2015, insieme all’Istituto della Resistenza di Brindisi, a cura dell’Archivio di Stato. Grazie alla riproduzione esatta, nel formato originale, dei documenti del casellario politico, in parte ormai perduti, racconta il movimento popolare contadino e operaio nato all’inizio 900, sul quale si abbatté ferocemente la violenta reazione fascista: «Continueremo a proporre la mostra in vari Comuni brindisini– annuncia il presidente dell’Anpi locale –. È una carta di identità della vocazione democratica e popolare del territorio –. A noi piace definirla – conclude Donato Peccerillo – la narrazione della prima Resistenza, l’opposizione al fascismo, a cui seguì la seconda dopo l’8 settembre. A entrambe la nostra terra ha dato un maestoso contributo».
Pubblicato giovedì 5 Settembre 2019
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