La commemorazione delle vittime di Porzûs si è tenuta il 5 febbraio con la partecipazione di una delegazione della nostra associazione.

È una circostanza che ci consente, sia pur schematicamente, di fare il punto sulla tragica vicenda e sugli eventi successivi.

1) La strage di Porzûs fu compiuta da un reparto gappista comandato da Giacca ed alle dirette dipendenze della federazione comunista di Udine. Un reparto osovano diretto dal comandante Bolla (un ufficiale fortemente nazionalista – zio del cantante De Gregori) e da Enea (del partito d’azione) fu sterminato in due fasi. I capi immediatamente, gli altri nelle settimane successive a bosco Romagno (fra questi il fratello minore di Pier Paolo Pasolini). I fucilati furono 17 più una donna sospettata di essere una spia.

2) Le ricerche, svolte in particolare dall’Istituto friulano per la storia del movimento di Liberazione, hanno permesso di reperire documenti in cui il IX Corpus sloveno, da cui le forze garibaldine in quei mesi dipendevano, chiedeva al comando della brigata Natisone di risolvere il problema del Comando sloveno. La Natisone si guardò bene dall’eseguire quella disposizione.

3) Il giudizio sui fatti di Porzûs e la condanna per quanto avvenuto non fu mai in discussione nelle forze garibaldine e della Resistenza in generale.

4) Nel dopoguerra la vicenda di Porzûs divenne uno dei principali terreni di scontro politico ed anche del clima di repressione anti-partigiana. Caddero sotto la mira sia i comandanti della Natisone che i dirigenti della Federazione comunista ed un gran numero di partigiani a cui furono inferti arresti cautelativi, processi lunghi e costosi, ecc.

5) Per le forze della destra l’episodio di Porzûs doveva dimostrare il tradimento del PCI e dei Garibaldini degli interessi nazionali a favore di quelli iugoslavi. Ed infatti nella serie dei processi che si tennero l’accusa di alto tradimento fu quella che stava maggiormente a cuore all’accusa ed alla parte civile. Una sentenza in questo senso non ci fu mai anche se, negli stessi giorni dell’amnistia di questi fatti concessa dal Presidente della Repubblica, la Corte di Cassazione si apprestava a pronunciarsi a favore della richiesta.

In tutta questa vicenda le due organizzazioni partigiane friulane (ANPI ed APO-Associazione Partigiani Osoppo) si trovarono implacabilmente su fronti opposti e la vicenda di Porzûs divenne il cuore dell’iniziativa dell’APO. Questa macchia ebbe una grande risonanza ed un peso fondamentale nel giudizio popolare sulla Resistenza friulana, per tanti versi importante e gloriosa.

6) Almeno dagli anni novanta il clima politico cominciò a cambiare ed i rapporti fra le due associazioni, fino a quel momento solo formali (quando c’erano), si fecero più distesi. Molti lavorarono per un giudizio più equilibrato di quanto avvenuto ed in particolare delle responsabilità.

7) Ci furono atti personali come quello di alcuni dirigenti comunisti di recarsi a Porzûs per un omaggio floreale; l’iniziativa dei sindaci di Faedis ed Attmis (espressione di nuove giunte civiche di centrosinistra).

8) Molto importante è stato il lavoro di ricerca dell’Istituto storico friulano che è riuscito a ricostruire con obiettività generalmente riconosciuta la vicenda storica facendosi anche promotore di convegni pubblici con la partecipazione attiva delle due associazioni partigiane (si tenga conto che nel 1975 l’Istituto fu fondato da Mario Lizzero e da Don Moretti, prete fondatore della Osoppo che non mancò di prendere le distanze dalle posizioni polemiche dell’APO).

9) Un episodio che ebbe una grande attenzione sui media anche nazionali fu l’incontro “di riconciliazione” alle Malghe di Vanni (Giovanni Padoan) già commissario politico della Natisone, e di don Redento Bello, osovano, che era sfuggito alla strage solo per una casualità.

10) In tutte queste occasioni l’ANPI di Udine (con la direzione del suo storico presidente Federico Vincenti) non si sottrasse ad ogni confronto ed iniziativa positiva, rifiutando però le richieste che contrastavano con la propria natura (ad esempio si voleva ridurre l’ANPI a rappresentante dei soli comunisti e garibaldini, mentre sono state molte centinaia gli osovani che hanno militato nella nostra organizzazione).

11) I giornali hanno salutato la partecipazione dell’ANPI alla commemorazione come “la prima volta”. In realtà nel corso degli anni ci sono state molte altre occasioni. In particolare l’ANPI fu presente a Faedis con una propria delegazione in occasione della visita del Presidente Napolitano che fu molto importante per consolidare un clima positivo.

12) Forse questa presenza “formale” poteva avvenire anche prima. Agli inviti verbali dell’APO abbiamo sempre risposto con la richiesta di un invito formale che quest’anno è arrivato.

 

La presenza dell’ANPI è stata salutata da tutti i relatori con simpatia e come importante. Inoltre i discorsi ufficiali (in passato tesi ad una polemica anticomunista) sono stati improntati alla valorizzazione della Resistenza come fatto unitario all’origine della nostra democrazia. I media, seppur con qualche enfatizzazione, ne hanno dato un riscontro positivo.

 Dino Spanghero, Presidente dell’ANPI provinciale di Udine