Insieme al Cavaliere Alberto Mogianesi, socio storico e imprenditore edile in pensione, andiamo a vedere le realizzazioni dell’ANPI di Civitanova Marche negli ultimi decenni.
Durante l’occupazione, i tedeschi avevano stabilito un comando nella casa di campagna dei suoi genitori a Colle San Valentino di Cingoli, scelta per il suo grande cortile. I familiari gli raccontarono di aver subito diversi soprusi e, in ultimo, angherie e razzie. Quei motivi, la condivisione degli ideali e la profonda amicizia che l’ha legato con Mirella Zanzottera, una giovane toscana e suo marito milanese Aldo, partigiani stabilitisi a Macerata, hanno fatto sì che s’iscrivesse all’ANPI da giovanissimo.
Alberto, il compianto Duilio Seri, Augusto Lelli e altri soci della sezione “Mecozzi Natale” hanno fatto tanto a partire dal 1982.
È stato realizzato un sarcofago di travertino di Ascoli contenente delle cassettine con i resti mortali di otto partigiani caduti all’estero e in Italia. Le ricerche di quei resti sono durate decenni; dall’Albania e dai Balcani sono ritornate le spoglie, ora riunite al cimitero di Civitanova Marche.
Molto sofferta è stata la realizzazione del monumento ai “Caduti della Resistenza” ai giardini di piazza Gramsci opera del pittore e partigiano maceratese Wladimiro Tulli (1922-2003). L’artista eseguì ben sette modellini da proporre al Comune.
Ne fu scelto uno metallico: i robusti tondini di ferro rappresentano i belligeranti. Tulli si è ispirato alla Madonna che abbraccia e stringe, perdonando tutti: vinti e vincitori. Il monumento è stato messo in opera da Mogianesi con i suoi operai. Motivi decorativi sono alcuni blocchi di pietra portati dalla cava Serloni di Cingoli. Fu inaugurato domenica 28 aprile 1996 alla presenza delle autorità.
Con l’attuale presidente Annita Pantanetti, Alberto partecipa alle cerimonie regionali come porta insegne. La signora Annita è la figlia del tenente Augusto Pantanetti, comandante partigiano del Gruppo Bande “Nicolò” che liberò Macerata. Mario Belfiglio e Luigi Panichelli sono gli ultimi due partigiani civitanovesi viventi.
Alberto ricorda Duilio Seri, originario di Colmurano, presidente della sezione civitanovese dal 1982 al 2001, uno dei più attivi. Tra loro c’era una fattiva collaborazione, s’incontravano un paio di volte la settimana.
Con lui Alberto ha partecipato a tante manifestazioni, incontri presso le scuole, inaugurazioni e visite dei luoghi della Memoria quali la Risiera di San Sabba di Trieste, il noto cimitero di Redipuglia, il sacrario di Caporetto in Slovenia, e un luogo ai confini sotto il Carso, dove furono usati gas asfissianti durante la prima guerra mondiale. Di recente con Annita è andato a Marzabotto e a Gattatico nella casa dei F.lli Cervi.
Ironia della sorte: per diciotto anni la sede Anpi civitanovese fu l’edificio già casa del Balilla, ma con il rinnovo dello stabile (ex cinema Italia) si è dovuto lasciare quell’edificio. L’ANPI, con la fattiva collaborazione di Mogianesi, e con l’aiuto dell’assessore comunale Cristiana Cecchetti, ora ha una sede in via Buozzi.
Alberto Mogianesi ha visto e contribuito, nel suo piccolo, allo sviluppo edilizio di Civitanova Marche. Come in una stampa d’epoca ci illustra il suo arrivo nella citta di adozione. Sedicenne fu promosso muratore … sul cantiere; dal 1957-’58 iniziò a lavorare a Civitanova Marche.
All’epoca il Comune aveva pochi dipendenti, ricorda il geometra Davide Angeletti, un impiegato dell’anagrafe, il vigile Achille Panichelli e due operatori ecologici, questi ultimi all’epoca avevano un’altra denominazione.
Per la città in grande sviluppo, con l’impresa edile “Mogianesi Walfrido” ha contribuito a costruire l’acquedotto, i marciapiedi, un muretto attorno allo stadio, bagni e docce per le spiagge libere e gli impianti di fognatura e tante singole abitazioni nei dintorni. Ha lavorato per cinque anni alla manutenzione della tratta ferroviaria Porto San Giorgio – Stazione di Osimo, compresi caselli e sottopassaggi.
Oggi Alberto (classe 1941), socio ANPI da quasi sessanta anni e donatore AVIS con all’attivo ben 120 donazioni, sente un po’ sua la città che fu dei duchi Sforza-Cesarini.
Dopo aver visitato il monumento di piazza Gramsci e, con Umberto Pancotto, la lapide ai due caduti di Cascinare (Sant’Elpidio a Mare), mi viene alla mente una riflessione che ritengo importante ripetere ai giovani; credo tale riflessione sia più stringente e attuale, a partire dagli anni Novanta del Novecento. La democrazia e la libertà non sono affatto valori definitivi: bisogna ri-conquistarli a costo di duri sacrifici.
Eno Santecchia – Caldarola (Macerata)
Pubblicato lunedì 16 Gennaio 2017
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