Il 25 maggio scorso la Corte d’Appello di Milano ha assolto l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, perché «il fatto non sussiste», dall’accusa di turbativa d’asta. Uggetti cinque anni fa era stato arrestato e rimase in carcere 10 giorni

La notizia di assoluzione piena, dopo cinque anni di gogna mediatica e dell’onta subìta dell’arresto di Simone Uggetti, ex sindaco Pd di Lodi, suscita gioia per lui e le persone che gli sono care, ma allo stesso tempo genera sconforto e sfiducia.

Sono sentimenti provati come ex amministratore pubblico, come cittadino e persona che crede nell’impegno politico, nella legalità e nella giustizia, nel ruolo fondamentale della corretta informazione.

Chi ripagherà quel sindaco, e tanti altri come lui di qualsiasi colore politico, per l’ingiustizia sofferta, per la distruzione della sua immagine pubblica, per la sofferenza fisica e morale propria e della sua famiglia?

È semplice errore giudiziario o un sistema complessivo in crisi che investe politica, magistratura, informazione?

Dopo la sentenza Luigi Di Maio ha chiesto pubblicamente scusa scrivendo al Foglio; Matteo Salvini ha espresso solidarietà ma allora mimò il gesto delle manette (Imagoeconomica)

È sufficiente chiedere scusa (è il minimo!) con una lettera sui giornali (come ha fatto Di Maio) o richiamare le fasi del procedimento giudiziario e rivendicare il diritto di informare l’opinione pubblica?

Sono domande a cui ognuno dovrebbe cercare di dare una risposta sincera.

In questi anni la politica è diventata sempre più fragile e inconcludente. È venuta meno al suo ruolo costituzionale di democrazia partecipata e di capacità decisionale collettiva.

Sempre più è prevalso il grido di pancia, lo sciacallaggio come lotta politica, il qualunquismo più becero come strumento per raccattare pugni di voti.

Si è abdicato al potere giudiziario il compito di riforma e di decisione.

E la magistratura è solo “ordinamento giurisdizionale” oppure è diventata “potere” supplente e sostitutivo di quello legislativo ed esecutivo?

E l’informazione assolve sempre al suo diritto-dovere di corretta informazione dopo il necessario approfondimento della notizia? Oppure, come a volte tocca costatare, si spara un titolo in prima pagina pur di vendere qualche copia in più o incrementare il sostegno pubblicitario?

L’annuncio di “avviso di garanzia”, atto dovuto per una persona sottoposta a indagine, diventa subito condanna definitiva.

Nel frattempo passano anni per avere un giudizio definitivo (i tempi lunghi della giustizia, vera riforma negata) e quando la sentenza arriva nessuno ne parla più.

Non sono accuse ma un grido di allarme, un invito ad aprire una riflessione da parte di tutti.

È un invito a usare saggezza, equilibrio e professionalità nello svolgimento del proprio ruolo pubblico.

Perché è “pubblico” il ruolo del politico, del magistrato, del giornalista.

Si possono commettere errori? Certo. Ma li possono commettere tutti e nei vari campi di azione, e non parlo di malafede e dolo.

Il mio è un appello perché se non si affrontano temi così fondamentali, viene sempre meno la disponibilità delle persone perbene a dedicarsi all’impegno pubblico, a servire la propria comunità e a essere giudicate per le cose fatte nell’interesse generale.

(Imagoeconomica)

“Chi me lo fa fare?” è la reazione di chi, interpellato per una eventuale candidatura, preferisce stare a casa propria e non correre rischi.

Così, la sfiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni (tutte) aumenta e sempre più gli affaristi e gli intrallazzatori prevarranno.

Giuseppe Brescia, già parlamentare e sindaco di Melfi