La Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale

Nell’agosto 1921 sulla Gazzetta di Parma, quotidiano guidato allora dalle forze economiche e che porta come sottotitolo quotidiano liberale, si scrive in un articolo: “() una giornata di risveglio comunista in vari paesi della provincia e della città. Come se vi fosse un’intesa ieri i comunisti hanno dato segno di risveglio violento e pericoloso tanto in parecchi paesi della provincia, come in città. Le sagre e i comizi ne hanno dato l’appiglio. I fascisti e la forza pubblica, per fortuna, sono sempre stati pronti a far passare l’alterigia dei violenti…”. L’articolo fa riferimento al fatto che a Noceto, in provincia di Parma, si doveva tenere un comizio del deputato comunista Guido Picelli. Ci furono scontri, il comizio non si tenne. “I fascisti e la forza pubblica…”: ma come? È normale che i fascisti agiscano insieme alla forza pubblica? L’articolo aggiunge “per fortuna”. Fortuna di chi? Capiamoci: la Polizia di Stato fu istituita nel 1852, i Carabinieri nel 1814, la Guardia di Finanza nel 1881, l’esercito esisteva già con l’unità d’Italia. Ma che ci fanno i fascisti, chi li ha autorizzati?

Mussolini ottenne la fiducia in Parlamento il 16 novembre 1922; un passo del suo discorso cita: “mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Con trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto, e, quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il fascismo. Potevo fare di quest’aula sorda e grigia, un bivacco di manipoli”.

Dunque, nel 1921 “i fascisti” affiancano le “forze dell’ordine”, nel 1922 Mussolini ottiene la fiducia sotto la minaccia di “trecentomila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto…”. Ma dove si vuole arrivare… o si è già arrivati?

Domenica 14 gennaio 1923. È emanato il Regio decreto-legge n. 31, che istituisce la Milizia volontaria della sicurezza nazionale, organo legato al partito fascista, incaricato, in collaborazione con le forze dell’ordine, del mantenimento dell’ordine pubblico. A dispetto della collaborazione con le forze dell’ordine, il milite della MVSN non presta giuramento al Re, bensì al Duce. Si ricordi che la maggioranza, composta in maggior parte da forze non fasciste, accettò.

Il Regio decreto citato dava veste legale a una Milizia che già esisteva, la Milizia fascista, che altro non era che l’organizzazione paramilitare del partito. Si dirà, la legge è legge. Ma resta il fatto, di grande rilevanza storica, di uno Stato di diritto, come pur sempre era l’Italia liberale, parlamentare e monarchica, che conferisce veste e funzioni pubbliche ad un’organizzazione armata di un partito politico. Lo scempio del diritto è quindi duplice: un’organizzazione di parte che diviene organo pubblico (mantenendo il suo carattere di organo di parte); un’organizzazione paramilitare, nata come braccio armato di un partito, che anziché essere disarmata e disciolta, al contrario ottiene il riconoscimento della legge.

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Milizia_Volontaria _per_la_Sicurezza_Nazionale# /media/File:Tessera_MVSN.jpg

Nel merito della legge, ecco qualche articolo più significativo:

Funzioni della Milizia (art. 2): “La Milizia per la Sicurezza Nazionale è al servizio di Dio e della Patria e agli ordini del Capo del Governo. Provvede, in concorso coi corpi armati per la Pubblica Sicurezza e col Regio Esercito, a mantenere all’interno l’ordine pubblico e prepara e conserva inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell’Italia nel mondo”.

Reclutamento (art. 3 ): “Il reclutamento è volontario e avviene fra gli appartenenti alla milizia fascista tra i 17 (minorenni…) e i 50 anni che ne facciano domanda e che, a giudizio del Presidente del Consiglio o delle autorità da lui delegate, ne possiedano i requisiti di capacità e moralità”.

Nomine e avanzamenti degli ufficiali (art. 5): “Le nomine degli ufficiali e le loro promozioni vengono compiute con nostro decreto su proposta dei Ministri per l’Interno e per la Guerra”.

Oneri finanziari (art. 8): “Le spese per l’istituzione e il funzionamento della Milizia per la Sicurezza Nazionale sono a carico del bilancio del ministero dell’Interno”.

Divieto di altre formazioni (art. 9): “Dall’entrata in vigore del presente Decreto tutte le altre formazioni a carattere o inquadramento militare di qualsiasi tipo non sono permesse”.

Per meglio capire l’importanza sostanziale di queste norme, si consideri che Mussolini, oltre ad essere presidente del Consiglio, aveva assunto anche la carica di ministro dell’Interno.

Reparti della MVSN in piazza Siena a Roma passati in rivista dal Duce in occasione del decennale della Marcia su Roma (da https://it.wikipedia.org/wiki/Milizia_Volontaria_ per_la_Sicurezza_Nazionale#/media/File:Reparti_della_MVSN _in_piazza_Siena_a_Roma_in_occasione_del_decennale_ della_Marcia_su_Roma.jpg)

Alle elezioni del 6 aprile 1924, quelle in cui entra in vigore la legge Acerbo (che tratteremo in questa rubrica), oltre alla lista Nazionale composta da fascisti, destra, liberal-nazionali e liberal-popolari (che otterrà il 60% dei voti), troviamo una lista chiamata lista Nazionale bis che ottiene più di 300.000 voti, il 4,5% dell’elettorato. Chi sono?

A questa domanda risponde l’on. Giacomo Matteotti nel suo intervento alla Camera dei deputati del 30 maggio 1924: “ (…) se nominalmente la maggioranza governativa ha ottenuto quattro milioni di voti, noi sappiamo che questo risultato è la conseguenza di una mostruosa violenza. Per dichiarazione esplicita del capo del fascismo, il governo non considerava la sua sorte legata al responso elettorale. Anche se messo in minoranza sarebbe rimasto al potere… Per sostenere questi propositi del governo, c’è una milizia armata…che non è al servizio dello Stato, né al servizio del Paese, ma al servizio d’un partito… domandiamo che si faccia luce sulle elezioni”.

Non si farà mai luce sulle elezioni e all’on. Giacomo Matteotti verranno chiusi per sempre gli occhi alla luce e la bocca alla politica.

Nel frattempo, in Italia nel 1923

Stato e istituzioni

  • arrestato a Torino Gobetti.
  • arrestati a Roma Bordiga e quasi tutti i membri del comitato centrale del PCd’I: al processo (18-26 ott.) gli imputati sono assolti.
  • fusione fra PNF e Associazione nazionalista italiana.
  • arrestato a Milano Menotti Serrati.
  • IV congresso del PPI a Torino: prevale la tesi della disponibilità a una collaborazione «condizionata» con il governo. Sturzo è confermato segretario del partito.
  • XX congresso PSI a Milano: confermata la maggioranza massimalista. Respinta la proposta di fusione tra PSI e PCd’I ma confermata l’adesione all’Internazionale comunista.
  • il ministro del Lavoro e della previdenza sociale S. Cavazzoni e alcuni sottosegretari popolari si dimettono dal governo: non termina tuttavia la collaborazione del PPI con il governo Mussolini.
  • riforma Gentile della scuola (r.d. n. 1054).
  • dimissioni di Sturzo da segretario del PPI.
  • restrizione della libertà di stampa: ai prefetti facoltà di diffida e rimozione del gerente di giornale (r.d. n. 3288).
  • don G. Minzoni è ucciso ad Argenta (Ferrara) da fascisti.
  • occupazione di Corfù da parte delle truppe italiane, in esecuzione dell’ultimatum di Mussolini alla Grecia seguito all’imboscata in cui erano morti 4 militari italiani in missione su mandato delle potenze alleate (Giannina, 27 ago.). Condanna della Società delle nazioni e minaccia di ritiro dell’Italia dalla SdN (3 set.). Isola evacuata il 27 set.
  • arrestati Togliatti, Tasca, G. Vota, A. Leonetti e M. Montagnana, membri del comitato esecutivo del PCd’I: sono liberati dopo 3 mesi di carcere.
  • approvata la legge Acerbo: riforma elettorale in senso maggioritario fortemente manipolato (l. n. 2444).
  • sospesa la pubblicazione di numerosi giornali «per motivi di ordine pubblico».
  • uccisi a Torino dai fascisti una ventina di avversari politici; devastate sedi e giornali d’opposizione.
  • aggressione fascista a Roma contro Giovanni Amendola.

Economia e società

  • riordino dei ruoli del personale impiegatizio pubblico: dipendenti delle ferrovie ridotti da 226.000 a 190.000.
  • concessione a società private dell’esercizio delle linee telefoniche; la gestione della rete telefonica a grande distanza permane sotto il controllo dello Stato (r.d.n. 1067).
  • salvataggio dell’Ansaldo, in dissesto: la società è smembrata, numerose attività sono poste in liquidazione. Le officine sono cedute ad una nuova società con la stessa denominazione; altre aziende (minerarie, siderurgiche, idroelettriche, marittime) rimangono sotto il controllo dello Stato.
  • salvataggio del Banco di Roma in dissesto operato dalla Sezione speciale del CSVI: è costituita la Società finanziaria per l’industria e il commercio, cui sono cedute partecipazioni industriali del Banco.
  • incontro di Mussolini con i dirigenti della CGdL allo scopo di avviare un patto di unità sindacale con le corporazioni fasciste e di sganciare il sindacato dal riformismo socialista.
  • il comitato direttivo della CGdL assume una linea possibilista in relazione al dialogo avviato con il governo.
  • Confindustria e Confederazione delle corporazioni fasciste sottoscrivono un patto volto «ad armonizzare la propria azione con le direttive del governo nazionale».

Cronaca, costume, sport

  • edita la rivista La nuova politica liberale: tra i collaboratori Gentile e Lombardo Radice.
  • edito a Roma il primo numero del quotidiano cattolico Il Popolo, vicino alle tesi di Sturzo e diretto da Donati.
  • edito il primo numero del quindicinale Critica fascista, diretto da G. Bottai.
  • edito a Milano il settimanale comunista Lo Stato operaio, diretto da Togliatti.
  • costituito il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).
  • Gobetti pubblica “La frusta teatrale”.
  • Svevo pubblica “La coscienza di Zeno”.
  • Milano-Sanremo vinta da Girardengo, che lo stesso anno vince anche il Giro d’Italia.
  • campionato di calcio vinto dal Genoa.
  • Gran premio automobilistico d’Italia vinto a Monza da C. Salamano su FIAT.

Conclusione

Nel 1923 uno dei brani più ascoltati è “L’addio”, qui cantata da Franco Capaldo.

Il brano rivela, sin dal titolo, la sua natura drammatica di canzone per un amore irrimediabilmente destinato a finire. Un testo di notevole portata espressiva della strofa e di tensione emotiva del ritornello. Non era intenzione, ma può sembrare metafora di un amore irrimediabilmente destinato a finire fra l’Italia, la politica, i ruoli e le istituzioni.

L’istituzione della milizia non rientra nelle leggi fascistissime, perché quelle, per la storia, arriveranno dopo. Ma il processo di militarizzazione della politica raggiunse così il suo apice, vista la presenza di un partito con a disposizione un proprio corpo di polizia civile ad ordinamento militare che accolse al suo interno diversi ufficiali dell’esercito in pensione. Con la milizia viene istituzionalizzato l’uso della violenza di stato che un partito, inquadrato in corpo dello Stato e pagato dallo Stato, potrà agire in modo indiscriminato. Addio stato di diritto… anche se ancora non tutti se ne erano accorti.

Paolo Papotti, componente della Segreteria nazionale Anpi, responsabile Formazione


Bibliografia:

  • Aquarone, L’organizzazione dello stato totalitario
  • Pavone, Storia d’Italia nel secolo ventesimo. Strumenti e fonti
  • Melis, La macchina imperfetta. Immagine e realtà dello Stato fascista
  • Franzinelli, Squadristi

Per approfondire: