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Tempo di ferie. Un augurio di serenità a tutti gli antifascisti e a tutte le compagne e i compagni dell’Anpi. All’Italia intera, a ben vedere. Un Paese in convalescenza da uno tsunami che non è ancora terminato, in difficoltà per le sue conseguenze sociali che hanno impoverito la grande maggioranza delle famiglie. Il nemico mortale è il virus, che in un anno e mezzo ha ucciso nella penisola poco meno di 130mila persone e oltre quattro milioni nel mondo. Eppure, invece di ritrovare il senso del comune destino umano come si vorrebbe nella condizione di calamità in cui ancora ci si dibatte, c’è chi antepone il suo interesse, davvero miserabile, all’interesse generale. Penso per esempio ad alcune multinazionali, spesso fondi finanziari, che chiudono con un click aziende di centinaia di dipendenti, come nel caso della Gkn di Campi Bisenzio. 422 persone, più quelli dell’indotto. E così in altre fabbriche.

Alcuni dei cartelloni esibiti durante la manifestazione contro il green pass tenutasi a Roma lo scorso 28 luglio (Imagoeconomica)

E poi questo clima ansiogeno, questa voglia di rancore, quasi, che pervade pezzi di vita civile, fra no-vax e no-pass, non tanto per il merito – è giusto interrogarsi, dubitare, avere opinioni diverse – quanto per lo stile, che spesso fende e offende. E così si parla di dittatura, stella di Davide, nazismo, al di là di ogni misura di responsabilità, di ogni proporzione, di ogni buon gusto, mentre due terzi dell’umanità, prevalentemente nel sud del mondo, sono privi di alcun vaccino. E così si manifesta sotto casa di Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, con mezzi semisquadristici e scopi intimidatori. E così si aggrediscono e si insultano giornalisti che fanno il loro mestiere, come è capitato a Saverio Tommasi. A Ricci e Tommasi va la nostra incondizionata solidarietà.

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Dall’altra parte, cioè fra chi ritiene essenziale il vaccino e opportuno il green pass, spesso si trascende, demonizzando chiunque abbia dubbi sul vaccino o critichi la legittimità del green pass e alimentando una spirale di offese reciproche che causano profonde divisioni e rendono difficile il confronto, il rispetto delle opinioni diverse (quando sono opinioni e non insensati e violenti fanatismi), l’obiettivo della persuasione, la costruzione possibile di un punto di vista condiviso.

Poi ci sono le piattole della pandemia, cioè i fascisti, che si infiltrano gridando senza un filo di vergogna la parola “libertà” che è stata espunta dal loro vocabolario dal 1922. E costoro – è più di un invito al ministro dell’Interno – vanno scacciati e perseguiti senza se e senza ma.

Eppure bisogna rammentare sempre i diversi riferimenti del vincere e del convincere. Il virus va vinto. Chi la pensa diversamente va convinto. Calma e gesso. L’animosità non ci serve.

Chi può, nelle prossime settimane, si riposi. E fruisca del tempo più leggero per riflettere col massimo di razionalità e di calma sulla situazione eccezionale in cui ci è dato di vivere e sulle difficili scelte a cui siamo tutti chiamati al fine di tornare progressivamente, forse lentamente, ad una vita con meno inquietudini e più libertà (quella vera).

L’augurio, insomma, è di una buona estate affinché ciascuno possa affrontare al meglio le sfide dell’autunno. E saranno tante: la salute, la scuola, il lavoro, sapendo che tutti navighiamo a vista perché ancora c’è nebbia. Ha scritto una giovane poetessa, Chiara Babbocci: “Fa paura la nebbia, impedisce di vedere ciò che ci circonda, mentre ci obbliga a vedere ciò che nascondiamo dentro”.

Per vedere meglio, ci occorre e ci soccorre la memoria. Ci aiutano quelli che si impegnarono per una nuova Italia nel tempo della Resistenza e che prima contrastarono in ogni modo il fascismo. Gente come Irma Bandiera, per esempio. O Arrigo Boldrini, Aldo Aniasi, Giacomo Matteotti, Sandro Pertini. O mille e mille altri, a cominciare dalle tante partigiane su cui si scatenò la ferocia dei nazifascisti. Si sta avviando una campagna nazionale promossa dal Forum delle associazioni antifasciste e della Resistenza per intitolare a loro nome vie, piazze, parchi, giardini, scuole. Pensando al sacrificio di tante e tanti, possiamo creare un’energia che ci serve per affrontare il presente e disegnare una prospettiva sostenuta da cinque colonne: democrazia, libertà, uguaglianza, solidarietà, pace. Era il sogno dei partigiani.

2 giugno, distribuzione della Costituzione ai ragazzi negli hub vaccinali della capitale (Imagoeconomica)

Dunque, un’Italia in difficoltà. L’Anpi, da sempre in prima fila nell’impegno civile, farà la sua parte, perché, anche grazie ai fondi europei, s’ha da fare la ricostruzione, evitando le vie del passato che hanno portato diseguaglianza, disoccupazione e povertà, e misurandosi con progetti di società che mettano al centro la persona e la sua dignità. Nulla sarà come prima, si dice da un anno. E nulla sia come prima, allora. Bene progetti, ma il progettista chi è? Semplice: la Costituzione. È lì che si trovano tutte le chiavi per una nuova Italia a misura di umanità. Sarà difficilissimo, perché hanno grandi poteri le forze che pensano che in fondo l’umanità sia soltanto un grande business, che non parlano di persona, ma di individuo, che non sono interessate ai diritti del cittadino ma alle propensioni del consumatore, che non nominano il lavoratore ma lo definiscono risorsa umana, che pensano che tutto deve cambiare perché tutto resti come prima. Sono i gattopardi selvaggi del liberismo selvaggio.

Eppure si può cambiare davvero se si marcia uniti, se si picconano tutti i muri, se si praticano pensieri lunghi. A ben vedere, è il messaggio che daremo con la imminente campagna congressuale. Il vero velleitario è colui che vuole solo ripetere il presente. Il vero realista è colui che ha una visione dell’avvenire verso cui camminare con prudenza e determinazione. Val la pena una doppia citazione. Eleanor Roosevelt: “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. Malcom X: “Il futuro appartiene a coloro che si preparano per esso oggi”.

Buone vacanze!

Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi nazionale