“Molto dopo mezzanotte” è il titolo di una raccolta di racconti di fantasy e di horror dello scrittore Ray Bradbury. Perché prima o poi l’alba sorgerà. Ma prima, o poi? Sono le due di notte, quando il principe è il buio? O le cinque, quando qualcosa comincia ad avvenire lì, sulla linea dell’orizzonte, e una luce che non c’è ancora comincia pigramente a sbadigliare?
È l’interrogativo che in molti ci poniamo di questi tempi. Certo, non c’è da stare allegri. Guardiamo il pianeta: nel nord est della Siria è avvenuta e sta avvenendo la sanguinaria aggressione turca nei confronti del popolo curdo nella sostanziale inesistenza di un ruolo dell’Ue e del nostro Paese. Dall’altra parte del mondo da settimane, ogni giorno, si scatena contro un popolo che si ribella alla crescita insostenibile delle diseguaglianze causate dal liberismo selvaggio, la repressione poliziesca in un Cile il cui governo, al di là delle chiacchiere di circostanza, evoca il fantasma di Pinochet. A nord dello stesso continente bruciava l’Amazzonia, nella complice indifferenza di uno squallido presidente macho-fascio-razzista. Alle elezioni in Turingia, nella Germania centro-orientale, Alternative for Germany (Afd), partito filonazista e perciò antisemita, raddoppia i consensi arrivando al 23.4%, secondo dopo la Linke, che primeggia, mentre la Merkel subisce un colpo e la Spd scompare dal radar (8.2%). In Italia il fronte di un centro destra che non esiste più, essendo diventato un fronte di destra-destra, vince a man bassa in Umbria. Si sciolgono i ghiacciai dell’Antartide, della Groenlandia e, per non rimanere indietro, anche quelli della Marmolada, con buona pace di Trump e di tutti coloro che negano l’esistenza del riscaldamento globale. La grande distesa di sabbie mobili del terzo millennio – ca va sans dire il Mediterraneo – accoglie in modo quasi quotidiano la sua razione di corpi, donne e uomini senza volto e senza nome, invisibili nel loro scomparire fra i flutti.
È lo stigma del nostro tempo, dove, assieme alla diseguaglianza, all’ingiustizia sociale, alla mercificazione della persona, al declino della dignità del lavoro, alla guerra, soffia il vento freddo dell’infelicità, che cancella sogni, speranze, attese, aspettative. Molto dopo mezzanotte. Forse le due, quando c’è freddo e silenzio tombale?
Poi c’è Greta, che catalizza simpatie ed odi come nessuno. Greta persona, o Greta simbolo, o semplicemente Greta nome, che rappresenta su scala mondiale la rivolta contro l’indifferenza verso i mali di Gea, la dea primordiale che rappresenta la Terra. Con Greta e con Gea c’è un movimento nuovo, composito e universale di milioni e milioni di ragazze e ragazzi, la prima generazione che subirà gli effetti del riscaldamento globale. C’è, dietro questo movimento, la critica radicale al modello di sviluppo dominante, che pretende di essere infinito pur fondandosi su risorse finite, che pretende di essere universale pur essendo universalmente fallito, che pretende di essere unico pur essendo solamente il frutto dell’economia di mercato. Un movimento di massa giovanile che critica questo modello è la novità. Quei ragazzi ci mandano un messaggio formidabile, e cioè che è incancellabile la prospettiva della trasformazione. E il messaggio vale per tutti. Si può cambiare, nonostante paure, razzismi, saluti romani, cinismi d’ogni genere. Si può cambiare, nonostante i pavidi, i rassegnati, i complici, gli indifferenti.
Pochi giorni fa l’Anpi è scesa in piazza dando vita a più di 160 iniziative pubbliche contemporanee sul territorio nazionale per chiedere al governo di cancellare i decreti sicurezza, per sostenere la costituzione in Senato (poi effettivamente avvenuta con la disgustosa astensione del centro destra) della Commissione straordinaria contro fascismo, razzismo, istigazione all’odio proposta e voluta da Liliana Segre, per rafforzare l’antifascismo e dunque far affluire nuove forze all’Anpi. In un Paese in cui gran parte delle forze politiche sono evaporate dal territorio, la presenza dell’Anpi è obiettivamente un presidio democratico, una garanzia repubblicana, una boccata d’ossigeno.
Molto dopo mezzanotte. Forse le cinque, quando la nebbia si dirada e sta per albeggiare?
C’è un mondo che subisce il richiamo delle sirene di nuovi fascismi e oscurantismi comunque dipinti; ma c’è anche un mondo che si ribella ai mostri del passato e del presente e rivendica una società democratica, aperta, ricca di fecondi conflitti/confronti, anche aspri, dove la salvaguardia delle differenze è condizione per l’eguaglianza.
E in casa nostra? In un documento del Comitato nazionale dell’Anpi del 12 settembre – era appena nato il nuovo governo – si affermava fra l’altro che “ora deve finire il tempo delle dichiarazioni contrapposte, dei post, del selfie che hanno caratterizzato il precedente governo. C’è bisogno di serietà e responsabilità”. Certo, oggi lo stile non è più quello da rissa in pizzeria che aveva caratterizzato il governo precedente, ma è sotto gli occhi tutti l’affanno e il non detto, la polemica strisciante ed il volar basso, in un logorio quotidiano che semina molto più di un interrogativo sul prossimo futuro, mentre sono ancora senza risposta le attese di rinnovamento democratico rivolte alla compagine governativa all’atto della sua costituzione e si rinnovano quotidianamente nel Paese episodi di simpatia o di vera e propria apologia del fascismo nel silenzio della grande politica. Scippando Ennio Flaiano, la situazione politica in Italia è grave ma non seria. Vedremo nelle prossime settimane, forse nei prossimi giorni. La soluzione non può che essere da un lato fare bene e presto, dall’altro pompare una robusta dose di democrazia e di partecipazione nella vita del governo e dei partiti che lo compongono, riconquistando il territorio palmo a palmo, trincea per trincea, persona per persona, ricostruendo quella connessione sentimentale con i cittadini che era la cifra del rapporto fra partiti e popolo durante la prima repubblica, di cui rimane oggi sì e no uno sbiadito ricordo.
Di tutto ciò si parlerà al Consiglio nazionale dell’Anpi, convocato ad Acqui il 9 e 10 novembre, preceduto da una riunione del Comitato nazionale, nel pieno del paradosso di una crisi della politica di cui non si vede ancora via d’uscita e d’un continuo rafforzamento dell’associazionismo democratico, a cominciare dall’Anpi, dove il continuo afflusso di nuovi iscritti si sposa con idee, motivazioni, entusiasmi, fantasie. Perché “Molto dopo mezzanotte” raccoglie testi di fantasy e di horror. E noi siamo interessati solo ai primi. Per l’horror, ci basta quello che abbiamo visto negli ultimi due anni.
Pubblicato giovedì 31 Ottobre 2019
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/si-alla-fantasy-no-allhorror/