Milano, 26 aprile 1945. Sandro Pertini parla alla città libera

Come sarà l’anno nuovo?

Se lo chiese Gianni Rodari, quando scrisse:
“Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?”

Noi non sappiamo. Ma sappiamo come è stato l’anno vecchio che stiamo per abbandonare senza particolari rimpianti, perché ha visto la catastrofe nella terra di Gaza, lo sterminio di palestinesi tutt’ora in corso nel cupo silenzio internazionale. Assieme, abbiamo assistito a una serie impressionante di aggressioni da parte del governo israeliano alla sovranità di altri Paesi, mentre andava avanti a tappe forzate la colonizzazione della Cisgiordania. Infine, il colpo di scena in Siria, con la presa del potere da parte di una formazione politico-militare quanto meno ambigua, la cui origine risale a al-Qa’ida (per memoria, l’organizzazione fondata da Osama Bin Laden). Ci avviciniamo alla fine del 2024 con un Medio Oriente sconvolto e ancora una volta terreno di un braccio di ferro fra le grandi potenze mondiali e regionali.

Donald Trump presidente Usa, Volodimyr Zelensky presidente Ucraina, in un incontro a inizio dicembre 2024 (Imagoeconomica)

Si attende l’insediamento di Trump per capire il destino del conflitto russo-ucraino, che a oggi è tutt’altro che composto: si estendono i territori occupati dalla Russia e, mentre Zelensky sembra prendere atto che la guerra è persa, la Nato e l’insieme dell’Unione Europea insistono per una escalation del conflitto.

Insomma, c’è un parossismo della guerra che sembra aver travolto i Paesi del vecchio continente, con tanto – per esempio – di dosi di iodio forniti dal governo danese ai cittadini nel caso di attacco nucleare, di predisposizione di 30mila tombe per militari uccisi in Svezia nell’eventualità di un conflitto, di completamento di rifugi antiatomici per tutta la popolazione svizzera.

Tra i partners del Global Combat Air Programme che a metà dicembre 2024 hanno raggiunto un accordo per la fornitura di velivoli da combattimento di nuova generazione anche l’italiana Leonardo (Imagoeconomica, us Leonardo)

Nel sonno della ragione, si alza l’asticella del riarmo con la richiesta ai Paesi UE di destinare non più il 2%, ma il 3% o addirittura il 5% del PIL al riarmo. Dove prendere i fondi necessari? Risponde Rutte, il nuovo segretario generale della Nato: “Nel 2023 abbiamo deciso di spendere almeno il 2%. Ora serve molto di più. I Paesi europei spendono il 25% in media in welfare ma abbiamo bisogno di una piccola parte per la difesa”. Grazie per la franchezza: vuol dire tagliare sanità, pensioni, scuola e quant’altro, con ineffabile letizia dell’industria bellica, a cominciare dalla nostra, la vecchia Finmeccanica, che si è appropriata, a sua insaputa, del prestigioso nome di Leonardo (da Vinci).

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

Al di là della propaganda, nel nostro Paese da 21 mesi la produzione industriale diminuisce, mentre l’incremento del PIL previsto per quest’anno sembra stabilizzarsi su un misero 0.5%, a poca distanza dalla stagnazione, mentre quello della Germania, in recessione, è del -0,1%. La Caritas a novembre ha comunicato che le persone che vivono in Italia in condizioni di povertà assoluta sono circa 5 milioni e 700mila, pari al 9.7% dell’intera popolazione. E il lavoro? Si va avanti con più lavoro povero (salari con cui non arrivi a fine mese) e più lavoro precario. In sostanza ci troviamo davanti a una combinazione letale, data dalla somma fra economia di guerra e liberismo selvaggio.

Per farla breve nel 2024 la condizione di vita e di lavoro degli italiani è mediamente peggiorata, mentre si avvicina sempre di più lo spettro – meglio, il vampiro – della guerra.

(Imagoeconomica, Palmigiani)

Contro questo degrado che ha investito l’intera vita civile e sociale in mille forme, c’è stata quest’anno la risposta generosa di tanti: dal mondo dell’associazionismo democratico laico e religioso alle donne e agli uomini di buona volontà, a tutti coloro che hanno capito che siamo di nuovo nel tempo della scelta, quando occorre decidere da che parte stare. Certo, c’è ancora una grande zona grigia, quella dell’indifferenza, dell’assuefazione, o, peggio, della rassegnazione. Basti pensare alle percentuali di astenuti alle ultime elezioni politiche, europee, regionali.

Nel 2025 celebreremo l’80° anniversario della Liberazione. Anche allora ci fu la zona grigia e ci fu chi fece la scelta: abbiamo chiamato Resistenza l’intero mondo che di quella scelta fu protagonista. L’arma che abbiamo oggi è ben diversa da quella di ieri: si chiama Costituzione ed è proprio lì, in ultima analisi, dalla pace al lavoro, che si disegna un orizzonte di società e di Stato che non solo è a oggi incompiuto, ma che si vuole definitivamente abbandonare.

(Imagoeconomica, Sara Minelli)

Non c’è dubbio che l’ANPI – questa grande comunità aperta di iscritte e iscritti – è in prima fila in questo impegno di rilancio delle idee costituzionali, cioè delle idee antifasciste. Lo è nella vita di tutti i giorni in tutta l’Italia, dalla Sicilia alla Lombardia, dalla Puglia al Piemonte. E lo è con una caratteristica speciale: la generosità. Mi sia perciò consentito di ringraziare davvero, col cuore, tutte e tutti coloro che in quest’anno pesante e difficile si sono prodigati per passione civile e senso di responsabilità democratica.

Si chiede Gianni Rodari: come sarà l’anno nuovo? Qualcosa sappiamo già: sarà fra l’altro l’anno dell’anniversario per antonomasia: la liberazione di Auschwitz, gli scioperi insurrezionali, il 25 Aprile. Sarà l’anno dell’impegno – se passerà, come sembra probabile, in Corte Costituzionale – del referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata delle Regioni in una data in cui si voterà anche per altri referendum.

Il presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo (Imagoeconomica)

E sarà di nuovo un anno di contrasto alle guerre e al riarmo, e ancora un anno per difendere e migliorare il lavoro e la vita quotidiana di tutti; insomma, un anno costituzionale. E tanto più sarà efficace per porre un argine a ogni deriva autoritaria e bellicista, quanto più l’insieme delle forze democratiche e antifasciste sarà presente in tutte le periferie del nostro Paese: quelle territoriali, quelle sociali, quelle culturali, cioè dove si trova la grande maggioranza del popolo italiano. E anche – aggiungo – la grande maggioranza di chi ha abbandonato le urne, perché non si sente più rappresentato.

Avremo ancora bisogno della scelta e della generosità, perché non esiste il destino, cioè una prospettiva già scritta, immutabile e immodificabile. Esiste invece il futuro, che cammina sempre col passo delle donne e degli uomini. Il futuro dell’umanità dipende dall’umanità. Come noi, come voi. Per cui, aveva proprio ragione Gianni Rodari quando scrisse:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno”.

Buon anno al mondo intero. Buon anno al nostro Paese. Buon anno alle antifasciste e agli antifascisti. Buon anno alla meravigliosa gente dell’ANPI. E che sia un anno di resistenza, perché dopo ogni resistenza c’è una liberazione.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale ANPI