Buon 25 aprile! Giuseppe Colzani, poeta partigiano, compagno dell’Anpi di Niguarda a Milano, scomparso qualche anno fa, scrisse una lirica che potete leggere alla fine di questo testo e che termina con due versi: “Poi spuntò l’alba. Ed era il 25 aprile”. Noi gli abbiamo rubato due parole: spuntò l’alba, e le abbiamo proposte come slogan del manifesto nazionale dell’Anpi sul 25 aprile. A fianco, l’artista Lucamaleonte ha disegnato uno straordinario ritratto: il volto sorridente di un bimbo che ti osserva. Allora, nel lontano 1945, davvero spuntò l’alba in quel 25 aprile dopo anni di sangue: occupazione nazifascista, guerra, bombardamenti. E ricominciò la vita. Ebbene, ricominciamo guardando al coraggio di quella generazione, e operiamo perché anche oggi nasca una nuova alba.

Questo è lo spirito delle cento e cento iniziative che vedrà l’Anpi nella piazza reale e nella piazza virtuale in queste ore: le iniziative propriamente istituzionali, le iniziative locali davvero fiorite in tanti comuni. E poi le “Strade di Liberazione”, ovvero la deposizione di un fiore sotto le targhe delle vie e delle piazze intitolate a partigiane, partigiani, antifascisti. Una deposizione contemporanea, alle ore 16 in tutta Italia, in memoria di quei ragazzi, i ragazzi della radio, come un messaggio ai ragazzi di oggi, i ragazzi del web. Perché la Resistenza fu in gran parte opera di quindicenni, diciottenni, ventenni, e tanti di loro caddero per una speranza di futuro.

Oltre la piazza reale, dove ci si recherà nel rigoroso rispetto delle norme anti-covid e in un numero ridotto, la piazza virtuale: la diretta, una non-stop dalle 10.15 alle 17.30 sulla pagina Facebook dell’Anpi nazionale, con canzoni, testimonianze, collegamenti esterni e così via. Un appuntamento da non perdere, con tanti ospiti del mondo della cultura, dello spettacolo, della ricerca storica. L’agorà, in sostanza, al tempo delle costrizioni della pandemia.

Un 25 aprile reale e virtuale reso possibile – va ricordato – dall’impegno di migliaia di attiviste e attivisti dell’Anpi, che ne costituiscono il nerbo e ne producono quotidianamente l’energia vitale.

In parallelo, la viva voce dei partigiani: è il portale “Noi partigiani – Memoriale della Resistenza italiana”, che contiene centinaia di interviste online di altrettante partigiane e partigiani. Il portale, promosso e organizzato dall’Anpi nazionale, è stato curato da Laura Gnocchi e Gad Lerner. Pubblico dal 19 aprile, è una straordinaria miniera di umanità ed un una risorsa ineliminabile per rendere perenne la memoria di una generazione che per la legge del tempo sta scomparendo.

La vita del Paese, da quel lontano 1945, ha portato illusioni e delusioni e in ogni caso gigantesche trasformazioni: l’Italia degli anni 60 era diversa da quella del 1945, l’Italia degli anni 90 era altra cosa rispetto al Paese in tumultuoso cambiamento degli anni 70, e poi c’è l’Italia di oggi, con le sue piaghe, la disoccupazione, la povertà, la disperazione anche, i fascisti. Eppure qualcosa è rimasto: la radice, immodificabile fino a quando l’Italia sarà una repubblica democratica. Questa radice si chiama Resistenza e il suo lascito si chiama Costituzione.

Una nuova alba: si può fare? Si può fare. Ma a condizione che si superi il meccanismo economico sociale degli ultimi trent’anni che ha portato l’Italia al più alto di diseguaglianza dal dopoguerra, ha creato marginalità ancor più accresciuta nell’ultimo, drammatico anno della pandemia. Bisogna cambiare. Lo diciamo in tanti, dalla grande maggioranza del mondo dell’associazionismo, del volontariato, del movimento sindacale a Papa Bergoglio.

Lo abbiamo scritto nell’appello unitario di una grande alleanza popolare, nel gennaio di quest’anno:L’Italia del dopo Covid non sia la restaurazione dei vecchi e fallimentari modelli economici e valoriali, ma si avvii verso il cambiamento sulla strada tracciata dalla Costituzione”.

Questo vuol dire imboccare la strada di una vera modernità, di un’altra economia, fondata non più sul business ma sulla società, non più sull’individuo ma sulla persona umana. Non più sul consumatore ma sul cittadino, non più sulle “risorse umane” ma sul lavoratore. Non lo dico io. Lo dice l’articolo 3 della Costituzione ove si afferma il primato della persona umana, del cittadino, del lavoratore, e si dichiara guerra alla diseguaglianza.

Nella drammatica crisi sociale che stiamo attraversando, i fascisti, che non sono mai scomparsi nonostante il 25 aprile 1945, mestano nel torbido e vogliono diffondere la loro cultura immodificabile di violenza e di sopraffazione. I fascisti hanno due fratelli di sangue, che li accompagnano in ogni avventura: l’odio e il rancore. Oggi, come sappiamo, sono tornati di moda nella nebbia del nostro tempo, il tempo del ritorno dei razzismi e dei nazionalismi.

Dobbiamo contrastare con grande forza questa deriva portando luce nella nebbia, ricomponendo un popolo diviso, collegando lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, giovani e anziani, meridionali e settentrionali, italiani e migranti. Questa grande forza si chiama unità popolare. E lo possiamo fare se pensiamo all’altro tempo, quello della Resistenza, quando brigate partigiane di diverso orientamento ideale si unirono nel Comitato di Liberazione Nazionale e quando la solidarietà dei contadini in tante circostanze andò a soccorso dei ragazzi partigiani sfamandoli, vestendoli, nascondendoli dalla furia delle brigate nere. Oggi come allora il cemento dell’unità è l’antifascismo.

In questo tempo, a maggior ragione per la pandemia, al difficile presente si è unita un’idea di un oscuro futuro, in ultima analisi un futuro-minaccia. Sta a tutti noi operare perché si passi finalmente dalla preoccupazione di un futuro-minaccia all’idea di un futuro-promessa. Ancora, lo hanno insegnato proprio i partigiani che, in un tempo più drammatico, scelsero la clandestinità e la montagna con una promessa di un’altra Italia, quella della giustizia sociale, della pace e della libertà. Nel tempo dello spaesamento, dello smarrimento nel deserto dei valori e dell’espandersi di vecchie e nuove povertà materiali e ideali, del riscaldamento del pianeta e dello scioglimento dei ghiacciai, oggi, 25 aprile 2021, davvero nessuno si salva da solo; per questo non abbandoniamo mai l’idea di un mondo nuovo, di fratellanza fra i popoli. Ecco, nominiamo questa idea con due buone parole: nuovo umanesimo.

Spuntò l’alba. Buon 25 aprile!

Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi nazionale

AVEVO DUE PAURE

La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile

Giuseppe Colzani