Che cosa significa oggi, in questo inizio del XXI secolo, dirsi antifascisti?
Conosciamo tutto il valore della parola antifascismo nel 900: l’opposizione al nazifascismo, le ragioni dell’umanità alle origini della Resistenza, il fondamento della democrazia, la forma della Repubblica, lo spirito e la lettera della Costituzione.
La coscienza antifascista dell’Italia democratica l’abbiamo sempre sentita, senza alcuna incertezza, nelle parole dei Costituenti, e in quelle successive dei Presidenti della Repubblica, da Pertini a Scalfaro, da Ciampi a Mattarella. Il patriottismo costituzionale, democratico, antifascista.
Eppure, nel sentire comune, e più ancora nel dibattito pubblico, la parola sembra oggi subire una sorta di presa di distanza. Come se il suo tempo fosse allora, non oggi.
Non basta chiedersi se c’è oggi il fascismo per giustificare l’attualità dell’antifascismo.
È il terreno sul quale camminiamo oggi la chiave di lettura per l’antifascismo del XXI secolo. Camminiamo sul sentiero della democrazia? Dei suoi valori umani universali? Dell’equilibrio dei poteri secondo la sovranità dei più, non dei pochi?
Il perimetro che definisce l’antifascismo oggi è lo stesso di ieri. La dignità della persona, la libertà, l’uguaglianza, la pace. L’equilibrio dei poteri nel governo delle comunità, la solidarietà internazionale, il dialogo politico, culturale, religioso, il controllo della violenza, la messa al bando delle guerre, la protezione della popolazione civile.
È la nostra coscienza antifascista che ci fa vedere oggi nel mondo la fragilità delle democrazia, il potere dei pochi sui molti, il dominio autoritario sull’economia, sulla finanza, sugli armamenti, sulla comunicazione, il potere dei Paesi più forti che penetrano nei continenti più poveri, il venir meno del diritto come misura dei rapporti politici.
La perdita di fiducia nella politica, la distanza dalle istituzioni di gran parte dei cittadini ed elettori minano alla radice il futuro democratico dei Paesi, anche di quelli che hanno conquistato la democrazia ottant’anni fa. Le spinte non democratiche oggi sono un rischio per il futuro dell’umanità.
A livello globale, oggi, la cultura non democratica cerca di imporsi con i suoi strumenti, l’autoritarismo prende il posto del pluralismo e della discussione democratica, le stesse istituzioni sono messe in gioco con proposte di revisioni costituzionali.
Infine, manca nel dibattito pubblico un’analisi radicale dei rischi antidemocratici che stiamo correndo, e la cultura antifascista sembra aver perduto la sua linfa vitale.
Se parliamo di antifascismo oggi non possiamo non parlarne in dimensione globale.
Alla recente convention democratica di Chicago Bernie Sanders, nel suo intervento di sostegno a Kamala Harris, ha ben descritto il profilo dell’avversario, Donald Trump, come chiaramente fascista. L’assalto al Campidoglio da lui sostenuto è emblematico dei rischi che stiamo correndo nei Paesi a tradizione democratica. Il recente invito a Elon Musk per entrare in un futuro suo governo salda il cerchio dei poteri che possono condizionare pesantemente le libertà democratiche.
In queste settimane, fino a novembre, Kamala Harris combatte con molti amici non solo una battaglia elettorale. Affronta, e vincerà, una grande sfida per la democrazia. Anche per noi.
Una sfida incentrata sul patriottismo, al di là dei singoli diritti e delle identità. Ciò che siamo non nasce dalle nostri origini ma è definito spirito democratico e antifascista, comune a tutti. Un antifascismo quotidiano che rispetta ciascuno e a ciascuno chiede l’appartenenza senza incertezza ai valori umani universali. Chiede a ciascun cittadino di essere parte, con responsabilità, del destino comune. L’antifascismo è efficace solo se è diffuso.
Sono stata nelle settimane scorse in Brasile. Lì, ai primi di ottobre, le elezioni amministrative saranno un banco di prova per la visione di Lula. Oggi egli guida il G20 con una grande proposta di alleanza globale contro la povertà e la fame, con la tassazione delle grandi ricchezze. Una proposta coraggiosa, antifascista. Bolsonaro, con la sua milizia attiva, è ancora dietro l’angolo, con la sua visione autoritaria, fascista. Il popolo brasiliano sta partecipando con grande slancio alla campagna elettorale, per far vincere la democrazia e i diritti universali. Ho parlato con la candidata Sindaca (Prefetta) Maria De Rosario, di Porto Alegre. La sua vice sarà una giovane afroamericana. Due donne sulla frontiera.
La democrazia del XXI secolo, quella che si sta difendendo e conquistando, è questa: consapevolmente democratica, multiculturale, antifascista.
Nella foresta del Myanmar, nelle città, nelle carceri, un popolo intero, con la sua leader Aung San Suu Kyi, resiste contro la dittatura dei militari. Resistenza oggi, come allora da noi.
Un antifascismo globale, consapevole e resistente, sta attraversando l’umanità. Affronta gli ostacoli, regge l’urto della storia.
Resiste alle dittature, alle aggressioni dei vicini come quella della Federazione Russa all’Ucraina. Resiste a tutto ciò che colpisce la dignità delle persone, delle donne soprattutto. In Afghanistan, in Iran, in Kurdistan, nei Paesi dell’America Latina dove la violenza del narcotraffico e delle dittature colpisce i testimoni che si oppongono. Oggi riparte dalle donne l’antifascismo che cambia la loro vita, le loro società, la storia.
La terra della Palestina e di Israele, nel loro terribile intreccio di odio e di morte, è oggi l’emblema dell’abisso che ci sta travolgendo tutti. Fermiamoci tutti, fermiamoli: ripartiamo da ciò che ci unisce, i valori umani fondamentali.
Nelle elezioni in Germania stanno vincendo i partiti nazisti e autoritari. La politica europea è minacciata dai nazionalismi, dai sovranismi, dal razzismo, dall’antisemitismo, dal terrorismo. Ci sarà bisogno di un antifascismo europeo che orienti diversamente il nostro futuro? I segni dei tempi, le nubi che si addensano sull’Unione Europea, ci parlano del grande bisogno del sogno dell’Europa di Ventotene, l’Europa della cultura, dell’umanità, del diritto, della pace.
C’è una grande domanda oggi nel mondo, la domanda di umanità e di pace, la domanda di fraternità secondo Papa Francesco. La risposta è una sola: l’antifascismo globale, culturale, politico. L’antifascismo universale della vita quotidiana.
È l’antifascismo delle donne, l’antifascismo del cambiamento. È l’antifascismo dell’educazione.
È un antifascismo patriottico, come quello che l’8 settembre di 81 anni fa riscattò un popolo intero e la nostra Patria.
Lo sa l’Italia politica di oggi? Con partiti di origine neofascista al governo? Lo sanno gli italiani? Cos’è questa reticenza nazionale sul fascismo, la nostra vergogna storica? Domande cruciali, queste, per una riflessione italiana sull’antifascismo del tempo presente. Se non noi chi altri, se non ora quando?
Questi sono i giorni della memoria, ma sono soprattutto i giorni del presente e del futuro. Dolorosi e drammatici come allora. Così evocativi di un cambiamento radicale.
Il mappamondo dei Fratelli Cervi, collocato allora sul trattore che lavorava nei campi, è la profezia che continua.
Albertina Soliani, presidente Istituto Cervi, vicepresidente nazionale Anpi
Pubblicato mercoledì 4 Settembre 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/antifascismo-globale/