In queste settimane l’Anpi sta tenendo in ogni provincia del nostro Paese e nelle sue sezioni all’estero le riunioni dei propri organismi dirigenti, allargate ai presidenti di sezione e agli attivisti più impegnati.
Ogni riunione – le abbiamo chiamate “attivi” per distinguerle da altre iniziative – si sta svolgendo alla presenza di un dirigente nazionale al quale viene tradizionalmente affidato l’intervento conclusivo, e sono fino a ora risultate sempre molto partecipate. Gli incontri stanno evidenziando un’ampia condivisione delle scelte e degli specifici orientamenti che la nostra Associazione ha assunto e porta avanti con convinzione e determinazione.
Questa che si sta compiendo è un’innovativa pratica democratica che tende ad allargare la partecipazione e il coinvolgimento dei nostri dirigenti e di tanti militanti. Una pratica che l’Anpi ha già sperimentato sia nella pre-discussione del documento posto alla base dell’ultimo congresso, sia nelle riunioni di valutazione dei lavori e delle conclusioni che hanno costituito l’approdo del congresso medesimo. Una pratica democratica che si dimostra diffusamente apprezzata e potrà essere sicuramente ripetuta ed estesa.
La ricca discussione che si va sviluppando è incentrata soprattutto sulla convulsa fase politica ed economica. Una condizione che sta avvolgendo l’intero pianeta dopo un trentennio di globalizzazione incontrollata e dominata dal pensiero unico, basato sul primato del mercato, ed entrata ora in profonda crisi.
I suoi andamenti, così come i possibili approdi, sono oggi abbastanza imprevedibili. Ma sono, come sempre, affidati alla capacità di intervento delle diverse forze in campo. Sta quindi anche a noi fare la nostra parte perché prevalgano infine la pace, la giustizia sociale e una giusta valorizzazione del lavoro.
Oggi si intrecciano tra loro diverse e drammatiche crisi che stanno sostanzialmente terremotando lo scenario in cui ci troviamo a operare: la guerra esplosa nel cuore dell’Europa, con i rischi di una degenerazione nel conflitto nucleare; la crisi economica del 2007-2008, mai risolta e aggravata da una pandemia in arretramento ma ancora presente; una compromessa situazione ambientale; le evidenti difficoltà delle Istituzioni nel contesto di una crisi della democrazia partecipata, caratterizzata dalla sfiducia nei confronti del protagonismo delle persone, delle organizzazioni collettive e della possibilità di cambiare il presente stato delle cose. Questi ultimi aspetti sono stati evidenziati da un astensionismo esteso e da un’avanzata dei populismi e dei movimenti della destra reazionaria a livello mondiale, dagli Usa alla Scandinavia.
Le recenti elezioni italiane hanno registrato un risultato decisamente contradditorio: 16 milioni di elettori si sono astenuti o hanno votato scheda bianca o nulla, 12 milioni di voti sono andati alle destre e 14 milioni sono stati raccolti dalle forze politiche che hanno contrastato le destre medesime ma, dividendosi e azzuffandosi aspramente tra loro, sono riuscite a permettere la nascita del governo maggiormente connotato dalla presenza di culture post-fasciste della nostra storia repubblicana.
Una novità preoccupante da valutare e soppesare attentamente. Rispetto ai precedenti appuntamenti elettorali, lo schieramento vincente non ha affatto visto crescere i consensi. Considerato il grande numero di astenuti, Fratelli d’Italia ha raccolto in realtà solo il 16% dei voti sul totale degli aventi diritto. Dunque nessuna onda nera straripante, piuttosto un’insipienza miope delle forze rappresentative dello schieramento di centro-sinistra che hanno clamorosamente perso le elezioni.
Occorrerà misurare rigorosamente il nuovo governo sulle scelte concrete che vorrà mettere in campo, anche se nelle prime mosse è già partito abbastanza male. E bisogna evitare sia atteggiamenti pregiudiziali nei suoi confronti, sia nostri possibili comportamenti di segno opposto, perché il rischio è di oscillare tra il minimizzare quanto successo nelle urne il 25 settembre e il disperarsi o lo spaventarsi in modo subalterno rispetto agli scenari che dobbiamo affrontare.
A fronte di questo quadro e delle indubbie, conseguenti preoccupazioni, il gruppo dirigente dell’Anpi ha riunito per ben tre volte in un breve lasso di tempo il proprio massimo organismo dirigente, il Comitato Nazionale, per discuterne approfonditamente al proprio interno e ha convocato le riunioni provinciali che si stanno ormai completando, portando a sintesi le numerose riunioni ancor più articolate che hanno avuto come protagoniste le nostre sezioni.
In altre parole, abbiamo messo in campo un impegno partecipativo, largo e diffuso, senza eguali nel panorama politico e culturale italiano, che invece stenta a mettere a fuoco le proprie analisi, ad avviare specifiche riflessioni e a coinvolgere iscritti e simpatizzanti nel discutere quanto accaduto.
Nessuna forza politica o sociale, a differenza dell’Anpi, ha organizzato in questa stagione un dibattito tanto ampio e approfondito a partire dall’analisi del voto e incentrato sulla messa a punto di proposte e iniziative da assumere nella fase nella quale ci troviamo a operare.
Purtroppo non siamo in molti a concentrarci sui precisi compiti che spettano oggi e in futuro alle forze del campo democratico e progressista, nel più rigoroso rispetto delle proprie autonomie e delle proprie specifiche funzioni.
Memoria della Resistenza e sostegno ai valori della Costituzione da applicare compiutamente rimangono i cardini sui quali incentrare l’iniziativa dell’Anpi, una organizzazione orgogliosa del proprio operare, come pure del rilancio del proprio impegno per la pace che ci ha visto tra gli organizzatori della straordinaria manifestazione che si è tenuta a Roma il 5 novembre scorso.
Una grandiosa e partecipata mobilitazione su una piattaforma seria e qualificata nella quale ci riconosciamo pienamente.
Mentre ci avviamo positivamente alla chiusura del tesseramento 2022 e ci predisponiamo al lancio di quello del 2023, stiamo approntando anche le celebrazioni dell’80° della Resistenza che, preparata dai grandi scioperi del marzo 1943 e dalla defenestrazione di Mussolini il 25 luglio, prese concreto avvio l’8 settembre di quell’anno, per poi affrontare quei terribili 20 mesi attraverso cui ha fornito un contributo straordinario nel restituire all’Italia libertà e onore.
Orgogliosi come sempre di essere militanti antifascisti, organizziamoci per celebrare questi e altri anniversari, in un fitto calendario che si concluderà il 25 aprile 2025.
Per per parlare all’Italia, per non permetterle di dimenticare (e così a tutti noi italiani) la responsabilità nell’aver portato per prima il fascismo in Europa con le sue scelte liberticide, le sanguinose avventure coloniali, le leggi razziali e nell’aver fatto precipitare il Paese nella tragedia della guerra.
Ricordiamoci che il fascismo è stato sconfitto anche grazie al grandioso contributo della Resistenza, nella quale la nostra bella Costituzione affonda le sue radici.
Carlo Ghezzi, vicepresidente vicario Anpi nazionale
Pubblicato giovedì 15 Dicembre 2022
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/idee/editoriali/anpi-attivi-di-memoria-per-riprenderci-futuro/