L’8 marzo è la festa delle donne e mi sento d’inviare a tutte le amiche e compagne, il mio più affettuoso e partecipe saluto.
È un giorno di riflessione e d’impegno.
Ho visto tanti 8 marzo e ne ho visto anche l’evoluzione e a volte l’involuzione. Comunque, nel suo complesso, questa è sempre stata una giornata in cui, riflettendo sul lungo cammino della lotta delle donne, abbiamo ragionato anche sul cammino non sempre univoco della democrazia nel nostro Paese e in Europa.
Una cosa accomuna tutti i miei “8 marzo” ed è la consapevolezza che le conquiste delle donne sono sempre state anche un passo avanti della Democrazia, in Italia e nel mondo.
Il faro resta la data del 2 giugno 1946, in cui le donne italiane votarono per la prima volta. Scelsero tra Monarchia e Repubblica ed elessero l’Assemblea Costituente. In quel consesso le elette furono solo 21, eppure tanta parte della Costituzione italiana è segnata dal loro impegno unitario e dalle loro battaglie. Molte erano donne uscite dalla Resistenza in cui avevano avuto una parte grande e poco riconosciuta e portarono nella stesura della Costituzione quel principio di rifiuto delle discriminazioni, di diritto all’eguaglianza, di riconoscimento della diversità che è un valore assoluto, sia per le donne che per gli uomini. L’art. 3 della Costituzione italiana è ancora oggi un obiettivo fondamentale del nostro orizzonte d’impegno e di lotta, ma il cammino delle donne è sempre stato irto di ostacoli. Basti pensare che la prima legge che stabiliva che, a parità di lavoro, donne e uomini dovessero percepire lo stesso salario, è solo del 1976. Non a caso varata dal Parlamento Italiano quando Ministro del Lavoro era una donna: la partigiana Tina Anselmi. Quasi trent’anni per realizzare un articolo fondamentale della Costituzione Italiana! Articolo che, nella pratica della Resistenza, era già stato realizzato prima ancora di essere scritto.
Mi sembra importante, infatti, ricordare che già durante la Resistenza, le donne lottarono, spesso insieme agli uomini, per la parità. Il “Patto della Montagna” che viene presentato proprio in questi giorni da tante istituzioni e sezioni dell’Anpi, ci ricorda proprio che la parità salariale fu uno degli obiettivi realizzati dalle Repubbliche partigiane.
Il cammino è stato lungo, ha riguardato la conquista di diritti sociali ma anche di diritti civili e l’affermarsi di una nuova moralità, basata anche sul rispetto delle differenze, sull’inclusione e su valori condivisi.
Mentre scrivo queste note mi vengono alla mente tanti esempi che ciascuna e ciascuno di voi può ritrovare nel proprio vissuto e che riguardano traguardi raggiunti, sconfitte e vittorie, ma soprattutto la conquista di una nuova moralità civile per tutti. Sembra impossibile che, a distanza di 71 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, avvenga la pericolosa regressione a cui noi tutti stiamo assistendo. Essa consiste, a mio parere, nella trasformazione dell’8 marzo da giornata di lotta a giornata di divertimento e spesso anche di superficiale commercializzazione. Se l’allegria e la fraternità fra donne sono sempre valori da conservare ed estendere, la superficialità e lo svuotamento di senso di questa data vanno combattute e respinte.
Oggi però abbiamo di fronte il più preoccupante degli ostacoli al rispetto dei diritti delle donne: il tentativo delle forze reazionarie di farci tornare indietro. Penso in particolare alla 13a edizione del World Congress of Family, che si terrà a fine marzo a Verona. Questa associazione, di cui fanno parte estremisti di destra, antiabortisti, antidivorzisti, antifemministi, attivisti contro i diritti degli omosessuali, ritiene che il lavoro femminile, il divorzio, l’omosessualità siano da annoverare tra i mali del nostro tempo. Insomma, nel mirino, da parte loro, ma anche da parte di alcuni Ministri del Governo attuale, vi sono i diritti delle donne.
Ovviamente, prima di tutto, viene attaccato l’aborto legale che, lo sappiamo bene noi donne, è un dramma che la società ha solo il dovere di rispettare e sostenere, per non ricacciare le donne nella solitudine e nell’illegalità.
Anche in questo caso, è in gioco il principio della libertà e dell’autodeterminazione della donna.
A fronte di questa situazione pericolosamente regressiva si sono alzate, in questi mesi e in questi anni, le voci delle donne. Abbiamo saputo scendere in piazza in tante e tanti per pretendere libertà, parità e rispetto delle differenze. È un movimento che non si è fermato e che proseguirà.
L’Anpi sarà sempre a fianco delle donne che lottano. Con la forza della nostra unità, del ritrovarci insieme, diverse per età, esperienza e vita quotidiana, ma decise a farci rispettare nei valori fondanti della nostra democrazia.
Mi piace ricordare in questo momento la giovane ragazza che sfila a Milano con il suo cartello ironico e forte e che contrappone all’oscurantismo rozzo e maleducato, la propria allegria e forza di combattente. Facciamo della nostra allegria, della passione politica, dell’impegno civile, lo strumento fondamentale per battere ogni oscurantismo. Siamo vicine alle donne della “Pernigotti” che rischiano il posto di lavoro, come alle immigrate a cui hanno distrutto anche il fragile tetto di lamiera. Alle ragazze che studiano e lavorano, alle donne della Casa delle Donne di Roma che rischiano lo sfratto, come alle pensionate che faticano ad arrivare a fine mese. Mentre affermiamo la nostra vicinanza con tutte loro, affermiamo anche la vicinanza agli uomini che si trovano nelle stesse condizioni.
Non ci farete tornare indietro, oscurantisti di ogni risma e opinione politica. Ci riprendiamo l’8 marzo, che sia per tutte e tutti giornata di lotta, di impegno civile, di progetto per un futuro migliore. Noi donne non torneremo indietro.
Pubblicato giovedì 7 Marzo 2019
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