È noto l’impegno antifascista della Presidente della Camera Laura Boldrini. Carlo Smuraglia ha recentemente scritto che la Presidente della Camera “ha manifestato piena adesione, con parole importanti, alla “Giornata antifascista” promossa dall’ANPI il 27 maggio, e a fronte delle recenti vicende (ndr: relative alla presentazione di liste elettorali con simboli fascisti) ha preso carta e penna e ha scritto al Ministro dell’Interno”; e ha aggiunto che “aveva preso una posizione ancora più forte, di recente, contro l’acclarato proliferare di organizzazioni fasciste o naziste sulla rete, indirizzandosi direttamente al responsabile di Facebook e formulando una sostanziale denuncia per gli abusi evidenziati anche da una recente ricerca pubblicata su questo periodico online. Ed è ancora la stessa Presidente che, in più occasioni, aveva manifestato chiaramente la sua posizione sull’impegno contro tutti i fascismi e i razzismi sulla rete e altrove”. Di tale impegno e di tale “patriottismo costituzionale” è ulteriore testimonianza questa intervista che la Presidente della Camera ha gentilmente concesso a Patria indipendente.
Liste elettorali con il fascio littorio, CasaPound che alle elezioni di Lucca sfiora l’8%, manifestazioni pubbliche con tanto di saluto romano, aggressioni squadristiche, ultima quella ad un ragazzo con la t-shirt con la scritta “Cinema America Occupato”, una diffusa presenza virtuale ed una altrettanto diffusa presenza reale di associazioni neofasciste, in particolare tra le giovani generazioni. Insomma, una vera e propria rete. C’è da essere preoccupati?
Sì, c’è da essere preoccupati. E bisogna smetterla di voltarsi dall’altra parte, minimizzare, liquidare questi fatti come fenomeni pittoreschi. Mille giovani che si ritrovano al cimitero monumentale di Milano aggirando il divieto emanato dalle autorità per il giorno della Liberazione, e postano orgogliosi le foto a braccio teso, sono uno schiaffo alla Repubblica nata dalla Resistenza che non c’è motivo di subire. A Roma, mentre il Senato discuteva lo ius soli, fuori c’era un vero e proprio raduno fascista. E abbiamo dovuto apprendere che nel Comune di Sermide e Felonica la lista col fascio nel simbolo si era presentata alle elezioni amministrative fin dal 2002 senza che nessuno sollevasse il problema. Ora basta. Anche per scuoterci da questo “torpore democratico” ho voluto scrivere al Ministro dell’Interno Minniti, prendendo spunto proprio dalla lista del Mantovano per ricordare che la nostra Costituzione e le nostre leggi sono chiarissime: la riorganizzazione del partito fascista è vietata sotto qualsiasi forma. Nessuno lo dimentichi. È un punto decisivo della qualità della nostra democrazia oggi, non è semplicemente l’omaggio – che resta doveroso – a una grande storia di passione per la libertà.
Con la eccezione – di grande rilievo – della Presidenza della Camera e di alcuni Comuni, la risposta delle istituzioni – Governo, Ministero dell’Interno, Parlamento, magistratura – a questa escalation neofascista appare sostanzialmente inconsistente. Perché?
Il Ministero dell’Interno ha risposto con prontezza alla mia sollecitazione sulla lista di Sermide e Felonica. E va dato atto a Questura e Prefettura di Milano di aver vietato il raduno fascista del 25 aprile. Ma purtroppo è vero che il segno generale di questi anni è la distrazione. Un po’ perché alcune forze politiche con queste aree neofasciste mantengono un qualche rapporto, all’insegna del “siamo tutti postfascisti”: non dimentichiamo tutta la pubblicistica che, in occasione della Liberazione, ci spiega ogni anno che ormai quella ricorrenza è superata e “divisiva”. Ma un po’ anche perché, nell’area progressista, si è abbassata l’attenzione al tema. È stato commesso l’errore di pensare che la democrazia non possa fare passi indietro, che sia una conquista irreversibile. E invece no: in questi anni, e non solo in Italia, abbiamo imparato che la crisi economica fiacca non soltanto i bilanci delle famiglie, ma anche la fiducia delle persone nel sistema democratico. Su questo terreno di rabbia sociale può tornare ad attecchire anche la pianta del fascismo.
I Comuni di Pavia, Sarzana, Chiaravalle e Cavarzere, con modalità diverse, hanno messo nero su bianco il “no” alla concessione di spazi pubblici a qualunque organizzazione di stampo fascista, xenofoba, razzista od omofoba. Come si può generalizzare questa buona pratica?
Innanzitutto sollevando l’attenzione del Paese sul tema, mettendo insieme e dando pubblicità ai tanti segnali preoccupanti che le cronache ci riportano con frequenza crescente. E richiamando ad una maggiore sensibilità contro i rigurgiti di fascismo anche le reti associative che sono parte del tessuto civile italiano. Mi domando, per esempio, se non possa esserci un ruolo dell’Anci nel far conoscere questi esempi a tutti i Comuni italiani e nel sollecitare un eguale rispetto delle leggi. Perché sostegni al fascismo, xenofobia, razzismo, omofobia, sono espressamente vietati dal nostro ordinamento. E lo stesso ruolo potrebbero svolgerlo i partiti, se recuperano almeno in parte la funzione che detenevano un tempo di “orientare” gli elettori.
Ci risulta che alcuni progetti di legge in merito all’apologia di fascismo siano ancora bloccati nelle Commissioni. Come si può accelerare l’iter legislativo?
Ho una buona notizia da dare a Patria Indipendente: la proposta di legge di introduzione del reato di propaganda del regime fascista e nazifascista, di cui è primo firmatario l’on. Emanuele Fiano, arriverà lunedì 10 luglio nell’aula della Camera. Permetterà di reprimere le manifestazioni di apologia del fascismo come il saluto romano, o l’esibizione di bandiere con svastiche nelle curve degli stadi; consentirà di intervenire contro la distribuzione di oggettistica del ventennio; sanzionerà con pene maggiorate le azioni di propaganda svolte attraverso la rete, che in questi anni è diventata uno dei punti di forza del neofascismo. Forze dell’ordine e magistratura avranno strumenti in più per agire, se il testo diventerà legge. Mi auguro davvero che Camera e Senato sappiano sfruttare al meglio i pochi mesi che mancano alla fine della legislatura e condurre in porto il provvedimento.
A metà settembre 2016 il presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia e la presidente dell’Istituto Cervi Albertina Soliani sono stati ricevuti da Lei – oltreché prima da Mattarella e poi da Grasso e Minniti – e Le hanno presentato un documento con richieste e proposte molto articolate tese a riconsegnare allo Stato la sua natura – si disse – “pienamente antifascista”. Eppure non pare che si siano fatti significativi passi in avanti. Come si può realizzare una “riforma antifascista” dello Stato, affinché questo corrisponda davvero alla lettera e allo spirito della Costituzione?
L’approvazione della legge, se ci si arriverà, sarà un passo concreto in questa direzione. Ma non mi sfugge che la risposta più importante è quella di ordine culturale, che rimette la Costituzione e la sua attuazione al centro della discussione. Anche sotto questo profilo è stato importante il dibattito che ha accompagnato il referendum del dicembre scorso, perché – pur se non toccava i primi articoli – ha spinto molti a ragionare sul valore della Costituzione. Inoltre serve parlare ai giovani di quello che la Resistenza e la Liberazione furono. Sono loro, i ragazzi, i più esposti alla propaganda neofascista, molto attiva anche in rete. Per questo dobbiamo sentire il dovere di trasmettere la memoria di avvenimenti che per la mia generazione – sono nata negli Anni Sessanta – erano quasi cronaca, e che per i giovani di oggi rischiano di sembrare polverosa preistoria.
Questo periodico ha reso pubblico di recente un elenco di quasi 500 pagine Facebook nelle quali sono presenti, in testi ed immagini, costanti collegamenti col fascismo e spesso espliciti apprezzamenti. Facebook, che ha piena conoscenza di tale elenco, non ha ancora assunto alcun provvedimento. Sappiamo che Lei è intervenuta più volte con grande energia ed efficacia. Quali azioni concrete si possono mettere in campo oggi affinché Facebook si assuma le sue responsabilità e ottemperi alle leggi vigenti in Italia in questa materia?
Lo voglio dire ancora una volta chiaro e tondo: l’apologia di fascismo non può essere accettata neanche su Facebook. Non è tollerabile. Ho scritto a Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, per denunciare questa situazione. Da Facebook rispondono dicendo che loro hanno regole e politiche di carattere internazionale e che, quando possono, tengono conto delle legislazioni nazionali. Ma il fascismo non è una semplice questione di leggi locali, come dicono loro. Il fascismo e il nazismo sono state grandi tragedie mondiali, che i popoli e le nazioni libere hanno sconfitto pagando prezzi altissimi. Anche dagli Stati Uniti, che è il Paese in cui è nato Facebook, vennero migliaia di ragazzi a combattere per la libertà. Altro che fatto locale! E nessuno può ignorare che l’Olocausto resta la più grande tragedia, la più terribile creatura del nazifascismo. Non un singolo Paese, come può essere l’Italia, ma tutto il mondo moderno è frutto della sconfitta del nazifascismo. Con le Costituzioni democratiche, con la Dichiarazione Universale dei diritti umani, con le Nazioni Unite e l’Unione Europea. Questa memoria e questa consapevolezza dovrebbero quindi appartenere pienamente alla politica di Facebook, in ogni Paese del mondo! E dunque ho chiesto e continuo a chiedere che quelle pagine vengano chiuse.
Pubblicato giovedì 6 Luglio 2017
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