«C’è da immaginare un vero e proprio sarcasmo della storia se si pensa che, esattamente a cento anni di distanza dalla marcia su Roma, è molto probabile la vittoria di una coalizione di destra trainata da un partito le cui origini affondano nel Movimento sociale italiano, che potrebbe essere il più votato dagli italiani». Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, scandisce ogni parola, ponderata e scelta con cura. Sono le 10 del mattino di sabato 17 settembre e a poco più di una settimana dal voto l’Anpi ha convocato il massimo organo dirigente collegiale, il Comitato nazionale.
La concentrazione è massima, è il momento finora più delicato della parabola repubblicana, lo dimostra la presenza della Presidenza onoraria dell’Associazione «per conferire una speciale solennità alla sessione». Tra loro i partigiani Aldo Tortorella “Alessio”, 96 anni, in collegamento streaming; e in sala Mirella Alloisio “Rossella”, che il prossimo novembre ne compirà 97; Iole Mancini, di ben 102, torturata da Priebke; e Marisa Ferro di 94, la più stretta collaboratrice di Bulow.
Al primo punto dell’ordine del giorno dei lavori c’è l’appello al voto antifascista e a difesa della Costituzione nei giorni che contano, i più vicini all’apertura delle urne.
È rivolto a tutti gli elettori, ma soprattutto a quanti sono orientati a disertare un diritto/dovere faticosamente conquistato nella lotta di Resistenza. Perché «non votare è una resa». E seppur palese nella propaganda della destra l’intento di scardinare l’architrave della Legge fondamentale della Repubblica con la tenaglia presidenzialismo-autonomia differenziata «che sembra in cima alle preoccupazioni di Meloni e Salvini», in gioco c’è di più: «l’abbandono de facto della visione antifascista come fondamento ideale della Repubblica».
Complici una legge elettorale e la riduzione del numero di parlamentari lo scenario futuro annuncia un «deficit di partecipazione e di rappresentanza».
Continua il presidente Pagliarulo: «il Paese vive una drammatica situazione», in particolare «la stragrande maggioranza del nostro popolo: i lavoratori dipendenti, i precari, i disoccupati, le donne, le partite Iva, gli invisibili, i milioni di poveri, i ragazzi, i pensionati, ma anche le tante imprese sull’orlo del collasso, le migliaia di esercizi chiusi per l’aumento insostenibile delle bollette. Per non parlare della situazione dell’economia delle famiglie».
Impossibile per un’associazione che vive nel corpo della società civile non comprendere dove affondano le radici dell’onda populista che in Europa ha contagiato addirittura la Svezia e fa tremare i partiti di centrosinistra: sono nella «compresenza della crisi sociale, della crisi economica, della guerra, della pandemia, del riscaldamento globale». Temi solo pallidamente accennati nei programmi dei partiti.
Dunque, che fare? Innanzitutto essere propositivi e concretamente. Non a caso, il documento-appello, accolto all’unanimità, si intitola “Un voto per uscire dalla drammatica emergenza del Paese”, e non si è limitato a un generico, pur risoluto, invito bensì è stato articolato in sette punti.
L’ennesimo segnale di lungimiranza e intelligenza al quale l’Anpi ci ha abituato, che tuttavia sorprende ogni volta, soprattutto in frangenti cruciali come questi, per la capacità di creare unità al proprio interno, a volte anche dopo confronti serrati.
Alcuni, infatti, avevano chiesto di prendere posizione fin da subito, esigenza comprensibile, che avrebbe tuttavia rischiato di annacquarsi tra bagni a mare e gite ferragostana (nonostante nei giorni estivi «ci abbia squadernato lo spettacolo di un centrosinistra che si spappolava», ribadirà il presidente nazionale nelle conclusioni).
La determinazione a tener dritta la barra conferma la necessità di «rilanciare lo spirito costituzionale come comune sentire, come cemento che ci fa popolo italiano, popolo europeo, popolo del mondo, come possibilità di dare una risposta seria al dramma sociale in corso». La migliore replica alla «crescita della fata Morgana dell’uomo forte, del sovranismo, del neofascismo».
Di sicuro l’Anpi, al di là del risultato elettorale, guarderà avanti, lo impone la sua missione.
Sul piatto delle iniziative da realizzare ci sono una campagna nazionale sia contro il presidenzialismo e l’autonomia differenziata (avviata in realtà con il convegno promosso il giorno precedente la riunione: un utilissimo strumento di lavoro, che suggeriamo di vedere o rivedere) sia, «raccogliendo una suggestione proposta nel dibattito della Commissione “Problemi istituzionali” dell’Anpi, una campagna sulla democrazia costituzionale, il suo valore, significato, procedure, ambizioni, per poter farla conoscere, difendere, applicare pienamente».
Ancora. Proseguirà l’impegno per il negoziato e la pace in Ucraina (un’ulteriore tappa, ricordiamo, è stata l’incontro a Milano del presidente Pagliarulo con il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi).
Poi il lavoro nelle scuole, in occasione del centenario del fascismo e l’anno prossimo per l’80° della Resistenza e, last but not least, il rilancio del Tavolo per la persona, il lavoro, la società da praticare in ogni territorio adempiendo all’indicazione del Congresso. Sul lungo raggio va aperta inoltre una riflessione sull’atlantismo oggi nell’Unione Europea e specialmente nel nostro Paese.
Che sulla necessità di agire siano tutti sulla stessa lunghezza d’onda lo si respira come l’aria e lo suffraga il dibattito, dove la quasi coralità dei 25 interventi (non per nulla in Anpi si fa tesoro della pluralità di pensiero) l’apprezzamento per la relazione del presidente nazionale si somma alla condivisione di impegni già calendarizzati.
È il vicepresidente nazionale vicario, Carlo Ghezzi, dopo aver riferito con un pizzico di orgoglio la tendenza in crescita del numero degli iscritti (ovviamente i numeri si avranno in seguito), a scandire un’agenda fittissima: un’altra riunione del Comitato nazionale il 1° ottobre per analizzare il risultato elettorale, con la partecipazione dei coordinatori regionali, i presidenti Anpi delle grandi aree metropolitane, i componenti della commissione nazionale di garanzia. Già, poiché come ha detto Pagliarulo: «Dal punto di vista politico è possibile che le elezioni determinino un vero e proprio terremoto, per la presumibile vittorie delle destre e per gli effetti sugli altri partiti. È giusto perciò avere una vigile preoccupazione, ma solo dopo le elezioni sarà possibile avere un quadro distinto dello scenario inedito e definire con precisione i compiti vecchi e nuovi dell’Anpi».
Ancora, dettaglia Ghezzi, l’Anpi parteciperà l’8 e il 9 ottobre alla doppia iniziativa promossa a Roma dalla Cgil. A un anno dall’assalto di Forza Nuova alla sede nazionale del sindacato, il sabato una grande manifestazione percorrerà a ritroso quel funesto corteo fino a Piazza del Popolo. Perché «la storia non si ripete ma di fronte a una vittoria delle destre, si vorrà mandare un messaggio forte e chiaro come il 25 aprile ’94 fecero le associazioni della Resistenza dicendo plasticamente a Berlusconi: “hai vinto, ma noi siamo qui, con i nostri valori e proposte”». E nella concreta possibilità che si organizzino anche eventi locali, l’invito a tutti è di contattare le Camere del Lavoro dei territori di appartenenza. Il giorno successivo, domenica, nella Capitale un incontro riunirà associazioni e sindacati di ogni parte del mondo dar vita a una grande, globale, rete antifascista.
Il calendario Anpi prevede, un ulteriore raddoppiato, importante, appuntamento: il 12 ottobre a Roma, al Cnel «per ricordare il nostro amato presidente Carlo Smuraglia» scomparso lo scorso 30 maggio. Il 15 ottobre sarà Forlì a ospitare un convegno che, di concerto con l’Istituto Parri, rammenterà l’ignominia della marcia su Roma dando voce ai Paesi aggrediti dall’Italia durante il Ventennio, mentre il 28 una manifestazione a Predappio celebrerà come ogni anno la Liberazione della città, avvenuta esattamente ventidue anni dopo la presa del potere mussoliniano, tenendo a mente che Forza Nuova ha già annunciato per il 30 e nello stesso luogo, una commemorazione del mefitico centenario. Il Comitato nazionale sarà inoltre riconvocato il 29 di ottobre per definire le conferenze di organizzazione delle Anpi estere e di quelle del Mezzogiorno (l’ipotesi è di tenere la prima a dicembre 2022 e la seconda a marzo 2023).
Ma siccome essere Anpi vuol dire anche partecipazione e impegno in allegria, Ghezzi sottopone l’idea di realizzare le prossime feste nazionali nei luoghi dove sono già collaudate per avere, nell’organizzazione di una kermesse che l’esperienza ha dimostrato molto gravosa, il massimo supporto dai provinciali del Nord, del Centro e del Sud Italia: Monza Brianza nel 2023, Siena nel 2024, e a Bari nel 2025, ovviamente ca va sans dire, dopo averli consultati.
A questo punto, la cronista non può esimersi dal constatare la grande qualità e maturità dimostrata dal Comitato nazionale. Citiamo solo alcuni degli argomenti emersi nella discussione e assunti dalla coralità dal gruppo dirigente Anpi. A condensarli, come è tradizionale prammatica in settantotto anni di storia associativa, è il presidente Pagliarulo: ai ragionati timori di Vallone sull’autonomia differenziata, le considerazioni di Francesca Parmigiani sulla centralità della scuola come luogo di democrazia e sulla necessità di mantenere e potenziarne l’attenzione, oltre che sulla sanità, esorta Arianna Cesarone, collegata in video; la ripresa del tavolo “Uniamoci per salvare l’Italia”, avanzata nella relazione introduttiva ai lavori e sostenuta da Claudio Maderloni, per ri-costruire un asse mai abbandonato, purtroppo indebolito dalla guerra, di cui l’Anpi deve essere «motore e propulsore». A mettere i bastoni tra le ruote saranno i partiti? Ebbene, a far la differenza, rassicura Guido Margheri, nonostante il rischio di un’egemonia di lunga durata dei valori della destra che hanno fatto breccia in parte nel mondo democratico, sarà l’autorevolezza dell’Associazione, capace di proporsi come forza autonoma, unitaria e plurale e, nel segno della Costituzione e anche, completa Pagliarulo «di rimettere insieme i cocci, di una stagione di follia politica, con alle spalle reciproci calcoli sbagliati di cannibalismo». Al bagno di realtà illustrato da Renzo Savini sul possibile erompere dell’estrema destra, abile con facili slogan, fa eco Betti Leone: si riuscirà a parlare alle persone legando il tema della democrazia alla questione sociale, al cambiamento climatico, alla pace e guerra.
Dello stesso parere è Mauro Magistrati, la risposta è parlare alla vita vivente e in specie alle giovani generazioni diffondendo il motto “la bolletta è alta per colpa della guerra”. In altre parole, se in un tempo non lontano parlare di decrescita felice e giustizia sociale sembrava perfino scandaloso ora dovremmo ritrovarci a ridurre, nostro malgrado, ogni consumo, e accettare, quasi fossero un male minore le disuguaglianze, ignorando una «rabbia sociale esplosiva»?
E non va sottaciuta, come espone il generale Albino Amodio, una corsa al riarmo improvvida e per di più dipendente dagli interessi economici di altri Paesi nell’orizzonte di un equilibrio internazionale nuovo. Aggiunge Pagliarulo nelle conclusioni: «dobbiamo proporne una terza via, che non è scontro fra Oriente e Occidente ma rilancio della coesistenza pacifica, di un’Unione Europea che deve riprendere la sua ispirazione storica di baluardo della coesistenza pacifica e del dialogo con l’Ovest, l’Est e il Sud del mondo».
Questa è l’Anpi con i suoi progetti e un modello unitario che, ci auguriamo, potrà servire in futuro anche ai partiti della sinistra. Certamente il lavoro sarà durissimo e faticoso, pretenderà dedizione e senso di responsabilità ma, come richiama l’appello al voto: “Dipende tutto da noi”.
Pubblicato mercoledì 21 Settembre 2022
Stampato il 15/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/primo-piano/il-voto-non-sara-un-finale-di-partita/