Milano e Marzabotto, unite ieri dalla storia e dall’impegno di oggi per riaffermare la democrazia In Italia e in Europa e respingere la xenofobia.
Una piazza Duomo, a Milano, colorata da migliaia di magliette rosse e bandiere arcobaleno all’insegna dell’impegno civile. Più di 25 mila persone, ieri pomeriggio, hanno risposto all’appello di Anpi, Aned e Sentinelli e si sono unite per protestare contro le politiche sull’immigrazione del governo. “Intolleranza zero” il titolo della manifestazione. C’erano anche i movimenti Lgbt, Emergency, Legambiente, Libera, Cgil, Cisl e Uil, le altre associazioni della Resistenza, la Comunità ebraica e tante comunità cristiane. E poi gruppi di migranti attualmente ospiti dei centri Sprar, il sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati organizzato in numerosi Comuni italiani, intere famiglie e giovani per testimoniare un’Italia accogliente, allegra e solidale che non si riconosce nelle parole d’odio imperanti sui social e condanna i sempre più numerosi episodi di violenza verso chi è diverso.
Il primo dei tanti messaggi letti dal palco è stato quello della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e testimone dell’Olocausto in migliaia di iniziative pubbliche, che ha parlato di sconforto nel constatare ‘l’espandersi del razzismo e “i diffusi segnali della rinascita di correnti razziste, xenofobe, nazionaliste, quando non apertamente fasciste o neonaziste nel nostro Paese”.
A seguire è stata la volta del messaggio di Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi. “C’è nel Paese – ha scritto Nespolo – un risveglio delle coscienze di quelle cittadine, di quei cittadini che seppure distanti dalla militanza politica e sociale, sono giunti ad un livello tale di insopportabilità delle scelte governative sull’immigrazione, sulla vita delle persone deboli, da scendere in strada e contribuire a dar forza alle ragioni del diritto e della civiltà democratica. Dobbiamo proseguire – ha continuato la presidente dei partigiani – con entusiasmo, fantasia, passione, in questo difficile ma fondamentale cammino di rivolta e costruzione di un’alternativa umana. Dobbiamo cogliere ogni occasione di contatto, di dialogo. C’è una imprescindibile cultura di accoglienza da rifondare. Ce lo chiede la Costituzione, la necessità della sua piena applicazione. Ce lo chiedono le partigiane e i partigiani che si sono battuti, fino all’estremo sacrificio, per un Paese libero da discriminazioni, schedature e odio. Andiamo avanti, uniti”.
Noemi Disegni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha rimarcato il valore civile dell’iniziativa; “difendere i valori irrinunciabili che sono patrimonio dell’intera collettività italiana e che hanno aiutato il nostro paese a lasciarsi alle spalle vent’anni di spietata dittatura e devastazione bellica e ad entrare a pieno titolo nella famiglia delle nazioni progredite e democratiche, con la più assoluta fermezza”.
Poi sono cominciati gli interventi dal palco. Ha parlato il portavoce di Sentinelli, Luca Paladini; Raffaele Ariano, il ricercatore universitario che ha denunciato Trenord per la frase razzista contro i rom di una capotreno; Massimo Biancalani, il parroco che accoglie i profughi; lo studente di San Donato vittima di omofobia e bullismo; il cantautore e scrittore Enrico Nascimbeni, aggredito sotto casa da due persone al grido di «sporco comunista»; il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, che vive sotto scorta dopo le minacce ricevute dall’estrema destra per le sue inchieste; Gabriele Rocchi della Cgil; la portavoce dell’Ong Sea Watch Italia, Giorgia Linardi, per raccontare l’ecatombe nel Mediterraneo e il presidente dell’Anpi Milano, Roberto Cenati: « Ottant’anni fa – ha esordito Cenati – il regime fascista emanava le famigerate leggi razziste che privarono gli ebrei dei loro diritti, per la sola colpa di essere nati, per poi privarli delle loro vite dopo l’8 settembre 1943. Quei provvedimenti infami firmati dal re Vittorio Emanuele III – ha ricordato il presidente dell’Anpi di Milano – di fatto prepararono la Shoah anche in Italia, alla quale parteciparono attivamente i repubblichini di Salò, senza l’apporto dei quali, non bisogna mai dimenticarlo, i nazisti non avrebbero potuto arrestare e deportare partigiani, ebrei, oppositori politici, lavoratori in sciopero». Cenati, ha evidenziato come da Milano, capitale della Resistenza, così negli anni della strategia della tensione e del terrorismo, sia partito «un segnale forte per tutto il Paese di un’ampia e unitaria mobilitazione contro la deriva razzista e l’intolleranza che si manifesta anche nei confronti di chi assuma posizioni di autonomia dall’esecutivo, dai magistrati ai funzionari del ministero». E dopo aver richiamato la commemorazione tenutasi la mattina a Marzabotto per il 74° della strage, ha detto: «Se il nazifascismo è stato sconfitto militarmente il 25 aprile 1945 dalla Resistenza italiana, alla quale diedero un fondamentale contributo le donne, non lo è stato culturalmente e idealmente. Il nostro Paese non ha fatto fino in fondo i conti con il fascismo. Ci sono persone a cui si mette in testa che le ideologie nazifasciste e razziste siano ancora oggi la risposta alle problematiche attuali, scaricando su chi fugge dalle guerre e dalla fame la responsabilità della crisi della società contemporanea: è la ricorrente teoria del capro espiatorio. Sulle responsabilità del governo nell’attuale fase storica ha affondato: «In questo affacciarsi di pulsioni razziste e xenofobe il ministro Salvini, che ha fatto proprio lo slogan di Casa Pound, ‘Prima gli italiani’, si vanta di avere ridotto le domande per il diritto d’asilo previsto nella nostra Costituzione. Mentre nel decreto sicurezza il governo, a trazione salviniana, pone ulteriori restrizioni sulla protezione umanitaria. Da ministro dell’Interno dovrebbe piuttosto preoccuparsi di combattere chi minaccia veramente la nostra sicurezza, come le mafie e la ‘ndrangheta che, molto spesso accumulano milioni di euro speculando proprio sulla situazione disperata di chi fugge dalla guerra e dalla fame».
In piazza Duomo, a Milano, si canta Bella ciao from ANPI on Vimeo.
La partecipazione popolare e festosa ha presidiato il centro meneghino per tutto il pomeriggio scandita dal ritmo rap del bresciano Tommy Kuti con la sua hit “Sono afroitaliano”». Una piazza sempre più gremita ha applaudito quando dal palco il conduttore di Caterpillar, Massimo Cirri, ha annunciato la presenza dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini. Poi a sera, quella bellissima colorata piazza ha intonato “Bella ciao” e “Maledetta primavera”. Per la seconda volta, in poco più di un mese, il capoluogo lombardo ha fortemente risposto No alle politiche governative sull’immigrazione. Ad agosto quando la piazza (San Babila, allora) si convocò spontaneamente per protestare contro il vertice in prefettura tra Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orbán. Nonostante si fosse nel pieno della stagione estiva arrivarono in diecimila e poche settimane dopo, il Parlamento Europeo censurò ha censurato Orban con schiacciante maggioranza per la deriva antidemocratica del suo esecutivo.
Anche a Marzabotto, domenica 30 settembre, è accaduto un fatto nuovo e unico: per la prima volta, in occasione del 74esimo anniversario delle stragi nazifasciste del 1944, hanno partecipato insieme alla commemorazione i ministri degli Esteri di Italia e Germania, Enzo Moavero Milanesi e Heiko Maas.
Accolti dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, Moavero e Maas si sono soffermati dinnanzi alle lapidi con i volti delle vittime e hanno partecipato alla messa celebrata dall’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi. Poi si sono recati al Sacrario ai Caduti per deporre una corona congiunta italo-tedesca e sono saliti sul palco per i discorsi ufficiali.
A portare il saluto e la commossa partecipazione dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia alla commemorazione del più grande massacro di civili della guerra di Liberazione a opera dei nazifascisti è stato il vice presidente nazionale avvocato Emilio Ricci. «A nome della presidente nazionale Carla Nespolo, del Comitato nazionale, della Segreteria nazionale e di tutti i Comitati provinciali e sezioni dell’Anpi», Ricci ha messo in rilievo il ruolo dei partigiani nel presente «anche quello della conservazione e dell’attiva promozione della memoria di tutti coloro che si sono battuti e sono caduti nella lotta contro il regime fascista e l’occupazione nazista». Ricci, dopo aver rammentato come «il sacrificio di tante persone, donne, giovani, vecchi e bambini sia stata la base sulla quale, dopo la Liberazione, si è fondata l’approvazione di una Costituzione di grandissimo profilo, ancora oggi strumento fondamentale normativo e formativo del nostro paese», ha detto: «Pur provenendo la nostra Carta da un compromesso di tutte le forze politiche che hanno partecipato alla Resistenza e alla Liberazione, essa, col suo linguaggio semplice e diretto costituisce un baluardo, che sempre ha rappresentato la difesa dei diritti e l’affermazione dei doveri del popolo italiano». Il vice presidente Anpi ha poi posto l’accento sui «numerosi tentativi di modifica parziali e incongrui dei principi contenuti nella nostra Costituzione che il popolo italiano ha sempre respinto. «Ciò nonostante ancora oggi – tuttavia ha detto Ricci – significative parti della Costituzione attendono di essere attuate e in questa direzione l’Anpi si muove per consentire un pieno e consapevole sviluppo di tutti i principi contenuti nella Carta». L’Associazione ha concluso «si batte con tutte le proprie forze, su tutto il territorio nazionale, capillarmente, per la difesa di questi principi assoluti, anche a difesa della memoria di quanti hanno dato la vita o si sono sacrificati durante la Resistenza per i principi di Libertà e Democrazia che oggi, nonostante i tentativi di cancellare i detti principi, ancora si levano a tutela del nostro regime democratico».
Poi ad alternarsi sul palco sono stati i due rappresentanti del governo tedesco e italiano. «Come ministro degli Esteri tedesco – ha esordito Mass – dico con profondo dolore e grande vergogna che mi inchino davanti alle vittime e ai loro familiari. E ha aggiunto: «Non è scontato che un ministro degli Esteri tedesco possa essere qui dove i miei connazionali hanno portato morte. «Ci sono state 770 persone uccise. Si tratta di crimini commessi da tedeschi che ancora oggi ci lasciano senza fiato per la loro efferatezza e crudeltà: 770 persone uccise che non dimenticheremo mai». Mass ha voluto inoltre sottolineare: «è tutt’altro che scontato che dolore e vendetta abbiano ceduto il passo alla pace e all’amicizia: è un dono prezioso che dobbiamo conservare e preservare».
Ha invitato a non disperdere i valori dell’Ue, il ministro degli Esteri italiano Moavero: «Manteniamo viva questa costruzione creata negli ultimi 70 anni. Pensiamo quanto sia importante condividere e essere insieme in Europa non solo per tenere lontane le rivalità che portarono alle guerre ma per preservare le conquiste dell’Europa unita che hanno dato a tutti noi un inedito e diffuso benessere, dovuto anche alla capacità di unire economie e sforzi per poter progredire insieme. Essere qui insieme vuol dire, Italia e Germania insieme, mano nella mano, portare avanti il disegno dell’Unione Europea». E ancora: «Sentimenti di xenofobia, rivalità, dispute sono pericolosi perché possono risvegliare fantasmi che vorremmo chiudere nei libri di storia».
Nella sala polivalente cittadina, i due ministri hanno anche incontrato alcuni bambini: nel 1944 furono 217 le piccole vittime dei massacri.
Pubblicato lunedì 1 Ottobre 2018
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