Al grande libro degli oltraggi, oggi particolarmente di moda, si aggiunge una pagina del tutto nuova. Una pagina nera. Letteralmente. Si chiama “Piazza Almirante e Berlinguer”. Non è una fake. È la mozione approvata dal consiglio comunale di Terracina (Latina) per intitolare il piazzale antistante Villa Tommasini. 12 a favore, 8 astenuti, un voto contrario. In giunta, una lista civica con persone di Fratelli d’Italia. A nulla sono servite le ripetute prese di posizione dell’Anpi cittadina per contrastare questa decisione. Nell’ultima, in data 24 luglio, è scritto fra l’altro che “dedicare una piazza pubblica a Giorgio Almirante vuol dire celebrarlo e celebrare il fascismo. Consentire la celebrazione di Giorgio Almirante significa disattendere e violare il dettato della Costituzione”. E ancora, in un’altra nota: “Non si può parlare di senso dello Stato riferendosi a chi ha aderito fino alla fine ad una dittatura che ha caratterizzato il periodo peggiore del nostro Paese”; “un fascista è sempre un fascista, e nel nostro paese non può e non deve, come sottolinea anche la legge, esserne tramandato l’esempio”.
C’è da aggiungere che accostare questo nome a quello di Enrico Berlinguer ne segna una stomachevole violazione della memoria. È evidente che dietro tale scelta c’è l’idea miserabile di legittimare un’intera storia, quella del fascismo, attraverso l’equiparazione di due figure diametralmente opposte e inconciliabili, simbolo l’una del ventennio e della persistenza del fascismo nel secondo dopoguerra, e l’altra della lotta per l’attuazione della Costituzione e del contrasto irriducibile ed irreversibile ad ogni fascismo ed autoritarismo.
È il sudario di una presunta “definitiva pacificazione nazionale” (così definita dal consigliere Giuseppe Talone di Fratelli d’Italia, già candidato nel 1993 per il Msi), che mette nello stesso mazzo perseguitati e persecutori, vittime e carnefici, fascisti a antifascisti, razzisti e antirazzisti. La prossima sarà piazza Mussolini e Gramsci?
È superfluo ribadire le ben note responsabilità di Giorgio Almirante nel ventennio: dalle sue parole sul periodico “La difesa della razza”, di cui era segretario di redazione, al famoso bando da lui sottoscritto che minaccia la pena di morte “mediante fucilazione alla schiena” per i renitenti alla leva di Salò; ed anche le sue responsabilità successive, e cioè l’aver guidato per decenni il Msi, partito che incarnava la continuità col disciolto partito fascista. “Piazza Almirante e Berlinguer” è il compendio, l’epitome, di una serie di episodi di forzata rivalutazione del fascismo che oramai da anni avvelenano la vita pubblica dell’Italia.
È un evento orribile per Terracina, ma in realtà per tutto il Paese. Davanti ad uno sfregio alla coscienza civile degli italiani non ci possono essere mezze tinte. C’è bisogno di una voce unica e unita di tutte le forze democratiche antifasciste, c’è bisogno urgente di una scelta di parte, la parte della repubblica democratica e della Costituzione antifascista.
Pubblicato mercoledì 29 Luglio 2020
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