Dopo le indagini sull’estrema destra e sul neofascismo basate sulla mappatura della loro presenza su Facebook (dicembre 2016, maggio 2017 e aprile 2018), su Twitter (novembre 2019) e di quella, sempre su Twitter, sulla penetrazione in Italia del fenomeno QAnon (novembre 2020), approdiamo oggi a un’analoga analisi per Telegram.
Telegram è una piattaforma di messaggistica negli intenti simile a WhatsApp ma che si differenzia per molti versi e dà buone garanzie di anonimato. Inizialmente pensata anche come strumento di comunicazione per dissidenti in regimi autoritari è però divenuta rifugio dei gruppi dell’estremismo e dell’eversione che via via venivano espulsi dagli altri social media.
Questo fenomeno ha riguardato varie tipologie di gruppi, inclusi quelli del terrorismo jihadista, verso cui in effetti sono state prese varie misure e ogni giorno vengono espulsi da Telegram centinaia se non migliaia di propagandisti, canali e gruppi di tale matrice.
Eppure, nonostante l’uso internazionalmente ben documentato della piattaforma anche per propaganda fascista e nazista, molto meno impegno è stato profuso per limitarne i pericoli, pure quando si sono concretizzati in atti violenti. Ovvero manca del tutto o quasi un’attività di prevenzione paragonabile a quella che nel tempo hanno attivato altre piattaforme. Telegram ha raggiunto un bacino di utenza considerevole, avendo oramai consistentemente superato il mezzo miliardo di utenti attivi su base mensile. In Italia interessa quasi la metà del pubblico che naviga in internet.
Ci siamo quindi occupati di scoprire quanti e quali siano i canali e i gruppi italiani assimilabili all’estremismo di destra e al neofascismo. Come nelle indagini precedenti abbiamo cercato non solo di avvicinarci per quanto possibile alla completezza delle informazioni, ma soprattutto di determinare quali formazioni più di altre riescano a tessere relazioni efficaci dal punto di vista comunicativo, riescano cioè a essere influenti internamente al frastagliato mondo dell’estrema destra.
La mappa
Abbiamo censito e classificato circa 600 fra canali e gruppi, ritrovando sigle note come CasaPound Italia e Forza Nuova, ma anche incontrando gruppi minori nati recentemente e che hanno realizzato proprio su Telegram l’ecosistema comunicativo per loro più fruttuoso.
La selezione dei gruppi da includere ha comportato una maggiore difficoltà rispetto al passato, soprattutto per due ragioni. In primo luogo le proteste contro le misure sanitarie a contrasto del Covid hanno fornito ampio spazio ad attivisti e formazioni che hanno usato questi spazi di conflitto per decaratterizzare nell’immediato la propria azione antisistema, rendendo meno facilmente distinguibile la piattaforma ideologica che in ultimo propongono, anche aiutati dal fitto rumore di fondo prodotto dal complottismo.
In seconda istanza sono cresciute, più per numero che per effettiva rilevanza, le organizzazioni che facendo non di rado un appello strumentale alla Costituzione, ibridano istanze “sovraniste e socialiste”. Una strategia non nuova del proclamarsi all’improvviso paladini del dettato costituzionale, già tentata da CasaPound — nel 2018 dicevano di voler difendere «la Costituzione a spada tratta» — ma che chiaramente intorbida le acque e complica una classificazione netta.
Abbiamo escluso una miriade di canali di “controinformazione” che pur veicolando notizie spesso riprese dalla propaganda dell’estrema destra, hanno una connotazione ideologica troppo confusa e a volte più ossessiva che politica. Altrettanto abbiamo fatto per alcuni gruppi del tradizionalismo cristiano che solo occasionalmente danno segnali politici, ad esempio di vicinanza all’arcivescovo Carlo Maria Viganò, il noto prelato oramai completamente assorbito dal complottismo di matrice QAnon.
In linea generale abbiamo preferito, come nelle mappe precedenti, attenerci a un criterio di prudenza e, vista la mole di dati che abbiamo dovuto analizzare, siamo ben consapevoli di poter essere incappati in errori sia di valutazione sia materiali. Inoltre, la grande variabilità degli scenari e delle stesse formazioni studiate aggiunge la difficoltà di non poter sempre essere coerenti con i lavori precedenti.
I “social-sovranisti”
L’ambito già citato del “socialismo sovranista”, che non manca di rimandi generali e particolari al socialismo nazionale della Repubblica Sociale Italiana, viene scarsamente caratterizzato — e non a caso — per attirare consensi sia da destra che da sinistra. In occasione delle recenti elezioni italiane questi gruppi si sono aggregati o in ItalExit (che viene incluso in toto nella nostra analisi) oppure in Italia Sovrana e Popolare (di cui, in questa ricerca, rientrano solo alcune componenti).
Alcuni casi appaiono più chiari, in particolare il movimento “Pro Italia” di Matteo Brandi, che ha come interlocutore preferito proprio CasaPound e scrive su il Primato Nazionale.
Il caso di “Ancora Italia” è più frastagliato: nato come scissione di Vox Italia e fondato come questo sulle idee di Diego Fusaro, non pare distinguersi di molto dalla formazione di origine se non per la decisione di correre elettoralmente aggregato in “Italia Sovrana e Popolare” alle elezioni 2022, invece di essersi inserito in ItalExit come ha fatto Vox Italia.
In ogni caso, i riferimenti vaghi e fumosi a spirito e tradizionalismo di tanto in tanto emergono per ciò che sono: ovvero un debito nei confronti di Julius Evola. Ancora Italia è quindi incluso in questa nostra ricerca, almeno in via temporanea vista la volatilità, i forti personalismi e la scarsa solidità di formazioni come questa.
Da questa area antisistema ribollente di sigle abbiamo poi incluso l’amalgama dei Gilet Arancioni / Federazione dei movimenti spontanei popolari – Liberazione Italia / Fronte di Liberazione Nazionale / Comitato di Liberazione Nazionale di Sonia Cassiani e Nicola Franzoni, inequivocabilmente collocabile a destra grazie alle dichiarazioni esplicite di Franzoni e alla storia di dialogo e alleanza con Forza Nuova da parte di Pappalardo, fin dai tempi dei Forconi, e dalle sue imbarazzanti sparate, ascrivibili a una concezione eversiva e ultrapopulista della propria missione politica.
Razzismo, antisemitismo, misoginia
L’emergere di contenuti esplicitamente antisemiti è, di norma, cosa rara nei social network come Facebook e Twitter. Stessa cosa dicasi per il negazionismo della Shoah.
Se nella comunicazione ufficiale dei raggruppamenti più noti, come ad esempio CasaPound Italia, l’antisemitismo esplicito è pressoché inesistente la cosa è diversa nei gruppi minori. Altrettanto dicasi più in generale del razzismo: sebbene alcune uscite più forti di Forza Nuova costituiscano un’eccezione, l’approccio alla questione razziale è ormai quasi sempre mediato dalla reinterpretazione elaborata dalla Nouvelle Droite, cioè riportandolo a una questione culturale. Culture — o, per i meno timidi, etnie — incompatibili e quindi da tenere separate rifuggendo da ogni commistione, in una narrazione a forte carattere difensivo e vittimista. Una logica del tutto identica a quella del razzismo storico, dove basta commutare “razza” con “cultura” per notare come ben poco sia cambiato.
Ma nei gruppi minori, dove la presentabilità non è un obiettivo, mentre lo sono la riconoscibilità e l’immediatezza, dove dietro a un anonimato ben più robusto di quello di altre piattaforme, si palesa liberamente ciò che altrove è trattenuto.
Prendiamo ad esempio il network White Lives Matter. Di origine statunitense, il movimento suprematista WLM viene adesso declinato in tutto l’occidente con gruppi Telegram nazionali. Al momento il successo è limitato, probabilmente per un’impostazione culturalmente molto legata al contesto americano e che quindi non nasce come diretta filiazione del fascismo storico: in Europa il canale di maggior successo — quello olandese — non supera i 600 aderenti. Nel caso italiano il canale relativo conta meno di 300 iscritti e il gruppo collegato circa 130 utenti.
Soprattutto quest’ultimo rimane comunque un interessante spaccato sugli orientamenti che emergono nell’estrema destra quando si sente al sicuro. Il collante del gruppo è l’antisemitismo e la narrazione è quella della consueta internazionale giudaica che mira a distruggere la razza bianca.
Nonostante le regole del gruppo lo vietino esplicitamente, vari utenti danno in più modi indicazioni sulla loro vita privata e il quadro che ne esce è che si tratti di aggregazioni pressoché totalmente al maschile e che una fetta importante degli utenti attivi sia rappresentata da giovani o giovanissimi, fra i 16 e i 18 anni, con una presenza non trascurabile di italiani all’estero.
Anche l’omosessualità può essere in qualche modo sdoganata in chiave antisemita, si legge che “non è esistito frocio più basato di Adriano”, in riferimento all’imperatore romano che promosse sanguinose repressioni delle rivolte in Giudea. Dove “basato” sta all’incirca per “meritevole di stima” .
White Lives Matter Italia distribuisce ai propri simpatizzanti un vero e proprio manuale, tradotto dall’originale in inglese, dove si autodefiniscono “una legale, pacifica ed anonima iniziativa che auspica a creare una Coscienza Razziale Bianca incoraggiando le persone a dimostrare l’affetto per la propria gente attraverso l’azione nella vita reale”. Per poi naturalmente trovarsi in chat a discutere di “cagne negre o arabe con tutta la cucciolata dietro”, di “scimmie” e di come impedire ai non bianchi di fare figli. Infine, per chiarire che questo movimento è “un’iniziativa razziale apolitica” l’amministratore ha visto bene di battezzarsi Benito Mussolini. Insomma, tutto legale, pacifico e palesemente finalizzato all’affetto.
Vi sono inoltre canali ben più seguiti — ad esempio il maniacale “Libera Espressione”, che conta oltre 80.000 iscritti oppure alla rete di canali di Gianluca “Greg” Gregis forti di varie decine di migliaia di partecipanti — che introducono a più riprese l’antisemitismo collegandolo al soggetto della pandemia o ad altri temi.
Il tema del razzismo in senso largo e nelle varie sfumature è ampiamente rappresentato su Telegram, che in questo senso è una finestra più interessante su questo mondo rispetto ad altre piattaforme, che invece operano forme di contenimento e censura.
Sono infine da tenere sotto osservazione, pur nella loro attuale irrilevanza complessiva, i tentativi importati da oltreoceano di costituire anche in Europa aree razzialmente omogenee. Les Braves, gruppo francese capeggiato da Daniel Conversano, è dedicato appunto a questo: favorire il trasferimento da una zona dell’Europa a un’altra di persone bianche, in modo da avere territori puri dal punto di vista della razza. Les Braves non hanno al momento una presenza organizzata in Italia, ma attingendo militanti soprattutto dagli ex appartenenti di Generazione Identitaria e lavorando su un tema affine a quello dei suprematisti bianchi di White Lives Matter possono introdurre anche da noi estremizzazioni che puntano al frazionamento della società e all’innalzamento della conflittualità su base razziale.
La questione del suprematismo bianco è già all’ordine del giorno per la degenerazione verso la violenza e il terrorismo. Se a livello internazionale la questione oramai è allarmante, con una somma di vittime che computa oramai migliaia di persone innocenti, a livello italiano le tracce di una radicalizzazione estrema si moltiplicano. È di questi giorni l’arresto di un referente italiano di The Base, organizzazione paramilitare neonazista dichiarata minaccia terroristica nel maggiori paesi anglofoni, ma non si debbono dimenticare episodi del recente passato nella stessa scia, come l’attentato a Macerata nel 2018.
Il richiamo alle idee e alle parole d’ordine già sfociate in stragi sono presenti anche sui canali italiani.
Per rimanere negli estremismi di importazione statunitense segnaliamo alcuni canali italiani che fanno parte del mondo “incel” e della “manosfera”, ovvero gruppi esclusivamente maschili che, con sfumature diverse, fanno della misoginia il perno del proprio messaggio. Abbiamo incluso in particolare i due canali “Manosphere ITA” (una “falange oplita” che contrasta “le armate ideologiche del pensiero unico, acritico, ipermoralista, femministoide e politicamente corretto”) e “MGTOW ITALIA official” (“Men Going Their Own Way”, ovvero uomini che vanno per la propria strada per “sopravvivere alla ginocrazia”). La classica frustrazione “incel” — cioè “celibi involontari” — non è comunque estranea ad alcuni canali suprematisti, soprattutto quelli popolati da giovanissimi.
Si noti infine che non abbiamo incluso i canali di ambiente QAnon. Per quanto pervasi sia in profondità che in superficie di antisemitismo, violenza ed eversione sono un fenomeno che per il momento preferiamo valutare separatamente. I loro contenuti, se non il loro spirito ed il loro simbolismo, sono comunque ampiamente rilevabili nei canali dell’estrema destra qui censiti.
La critica alle politiche sanitarie
La miriade di canali e gruppi che rientrano nell’abusata categoria “no-vax” possono essere più o meno permeati da chiari orientamenti politici, ma una cosa è certa: tutta l’ultra-destra, senza eccezioni, è fortemente schierata contro le politiche sanitarie intraprese dai governi europei per la gestione della pandemia. Le sfumature sono molteplici e continuamente in trasformazione e, sebbene questo fenomeno non rientri negli obiettivi di questo report e che quindi non siano inclusi qui i relativi canali, non possiamo non notare come si sia costituita un’ampia zona politica e sociale che, anche in maniera confusa e ben poco strutturata, dialoga con l’estrema destra.
La mescolanza dei vari movimenti ostili alle recenti politiche sanitarie raccoglie i sentimenti più eterogenei. Fra questi è ben possibile individuarne alcuni che già “frequentavano” l’estrema destra— si prendano ad esempio i Gilet Arancioni — ma in linea generale abbiamo escluso dalla nostra ricerca gran parte di questo mondo perché è difficile se non impossibile tracciare una linea netta che ripartisca ciò che rientra nei nostri interessi e cosa no.
Rimane in campo la preoccupazione per come questo vasto fenomeno fortemente ma confusamente anti-sistema sia permeato da parole e propaganda generata in ambienti dell’estrema destra. Anche se serve comunque una precisazione: i gruppi organizzati del neofascismo in quanto tali, nonostante i tentativi prolungati ed energici di CasaPound Italia e Forza Nuova di affiancarsi ai vari movimenti come IoApro, non hanno raccolto nessun avanzamento significativo. Anche altre iniziative neofasciste nate sull’onda delle proteste di questi ultimi due anni sono naufragate nell’arco di pochi mesi, si vedano i militanti di CasaPound travestiti da Mascherine Tricolori o l’impacciato Governo di Liberazione Nazionale promosso da Forza Nuova.
Rientra in questo ambito l’attacco subito dalla sede nazionale della CGIL il 9 ottobre 2021, che nella sua gravità può anche leggersi come un atto disperato da parte di Forza Nuova di scuotersi dal proprio declino. Oramai sul limite della sopravvivenza, anche e soprattutto a seguito della scissione del 2020, la formazione di Roberto Fiore si è ulteriormente indebolita a seguito di questa azione con l’uscita di alcuni dirigenti, fra questi il numero due del partito Giuliano Castellino. Il quale si è portato con sé la rivista L’Italia Mensile, per ritrovarsi nelle posizioni antiglobaliste, no-vax e complottiste dell’arcivescovo Viganò. Inoltre Castellino, dopo l’ultima permanenza in carcere dovuta appunto all’attacco alla sede nazionale CGIL, ha abbracciato le tesi — fortemente garantiste e orientate alla dignità delle persone recluse — dell’associazione Nessuno Tocchi Caino.
Ciò non toglie che il tentativo di direzionare un generico sentimento anti-sistema e di insofferenza per la politica verso l’ostilità al sistema democratico liberale abbia trovato strade percorribili e fatto spazio a nuove voci. Per essere chiari: se l’azione dell’estrema destra non ha portato loro alcun vantaggio diretto, rimane il fatto che siano attori politici che spostano il dibattito sempre più lontano dai confini valoriali della Costituzione.
Sarebbe naturalmente desiderabile separare la critica alle politiche sanitarie, che finché rimane all’interno della cornice democratica è legittima, dagli aspetti estremi che si sviluppano su narrazioni eversive e attingono la propria essenza ideale dal complottismo più fantasioso e violento.
Ci pare comunque che alcuni atteggiamenti nella galassia no-vax destino preoccupazione, per quanto di per sé niente abbiano a che vedere con l’estrema destra e che per questo non abbiamo incluso nella ricerca. Il senso di separazione sentito — e a volte cercato — con il resto della società è palpabile. Canali Telegram come “Rossetto e cioccolato”, che di fatto è un canale di incontri e di ricerca di relazioni esclusivamente fra persone non vaccinate al Covid, è un esempio di cosa intendiamo. Ma non mancano canali di auto-aiuto in stile “banca del tempo”, di carsharing e in generale di servizi, tutti rigorosamente per non vaccinati.
Una società che si frammenta in questa maniera rischia di non avere il collante necessario ad una implementazione costruttiva della democrazia. Una società che deriva verso fratture di questo tipo rischia di usare la democrazia come semplice cornice per uno scontro di potere finalizzato alla sottomissione dell’avversario. Il tema è lo stesso sollevato poco sopra con il gruppo francese Les Braves, quello del separatismo a base comunitarista.
Nostalgismo
È oramai ben noto come i maggiori social network agiscano spesso in maniera tempestiva — seppur non sempre accurata — contro simboli e parole provenienti da fascismo e nazismo storici. Inevitabilmente Telegram è divenuto culla di chi si è ritrovato escluso per aver ammantato di fasci e svastiche le proprie pagine.
Se a livello internazionale sembrano pullulare canali dedicati al nazismo, a livello italiano il nostalgismo fascista è in sottotono rispetto alla presenza massiccia che popolava Facebook precedentemente al 2019. Se il numero di canali in questa categoria rimane rilevante, circa una cinquantina, l’attività è poca e ripetitiva.
Alcuni dei canali più interessanti in questo senso appartengono a una sedicente “Rete Nera” fatta di 15 canali, politici e non. Il risultato è comunque macchiettistico, in linea con alcune manifestazioni che si tengono a Predappio, quelle con personaggi improbabili vestiti in orbace, abbondanza di V al posto della U, icone di cuori neri e tutta la frusta, decadente e ben nota retorica del nostalgismo.
Per dire: nel canale “Storia e Dottrina del Fascismo” l’amministratore si firma “Gran Consiglio del Fascismo” , chiama “Cinematografo” il canale YouTube, saluta “romanamente” i 660 iscritti e fa mostra della coerenza antidemocratica fotografando la sua scheda elettorale annullata (scrivendo “Partito Fascista Repvbblicano”). Anche se ovviamente questo è di fatto l’autodenuncia di un reato su un canale pubblico, accessibile anche ai non iscritti.
Un buon esempio di quello che qualcuno — anche negli ambienti neofascisti — chiama “fascismo straccione”.
Queste caratteristiche — bassa presenza su Telegram in rapporto a Facebook e un, diciamo, minore senso di ciò che è opportuno o meno sui social network — sembrano suggerire un’età media più elevata fra i partecipanti a questo specifico settore di canali e gruppi.
Naturalmente esiste anche una cura della memoria del fascismo, propria soprattutto di formazioni strutturate, che, pur non cadendo nel trito nostalgismo, non manca delle venature muscolari e tanatofile tipiche di questo ambiente. Ma di questa difficilmente si trovano canali dedicati.
Per quanto riguarda il nazionalsocialismo storico la situazione è diversa, con una proposta nostalgica che tende da una parte all’attualizzazione, riproponendo il naturalismo nordico ed aspetti del razzismo ariano, dall’altra diffondendo materiali fotografici e video d’epoca. Non mancano attività culturali odierne.
Un possibile esempio sono i post nel canale di VidEuropa, con 250 iscritti, che propone video dei discorsi di Hitler, varie produzioni a tema antisemita e negazionista e conferenze che rileggono la storia della Germania nazista e delle idee che al nazismo hanno condotto — come quelle svolte negli ultimi anni da Maurizio Rossi (già incontrato a Casaggì e con la Comunità Militante Raido e presente fra gli autori di “Fuoco”, rivista che si inserisce nel dialogo fra destra ed estrema destra) in cui si spiega come il razzismo sia la migliore garanzia di pace fra le nazioni.
Le formazioni maggiori
A parte Forza Nuova, come già detto oramai rilevante più per motivi storici e per singole boutade che per l’effettiva capacità politica, che utilizza Telegram essenzialmente come ripetitore del proprio account Twitter e ha una presenza di circa 20 canali, l’altro nome universalmente noto della Galassia Nera è CasaPound.
Anche qui come altrove si esprime la vocazione alla comunicazione di CasaPound. Ben 142 sono i canali inventariati riferibili all’ex partito tornato movimento, ma per stile (e anche in base ai dati, come vedremo più avanti) sembra ipotizzabile che anche alcuni dei 58 canali intestati a ItalExit possano essere gestiti direttamente da dirigenti della tartaruga frecciata. Difatti, come annunciato nel 2019, CasaPound non si è ripresentata con il proprio simbolo alle elezioni — a parte alcune singole eccezioni, come le ultime amministrative a Bolzano. La strategia è stata quella di entrare con vari candidati, anche ben riconoscibili come Carlotta Chiaraluce, nelle liste di ItalExit pur provocando qualche scossone e facendo naufragare l’alleanza con altre forze politiche. La scommessa probabilmente è stata orientata dalla forza territoriale, fondamentale in una campagna elettorale; e CasaPound sembrava poterla garantire, del resto era stato del tutto analogo il ragionamento che guidò l’alleanza elettorale fra CasaPound Italia e Lega nel 2015. Fu un fallimento allora, è stato un fallimento oggi.
È stata un fallimento anche l’operazione di Simone Di Stefano, fuoriuscito da CasaPound Italia dopo esserne stato per anni il volto pubblico ed uno dei massimi dirigenti. Meno di un anno fa aveva fondato Exit e per queste elezioni si era unito a Mario Adinolfi in Alternativa per l’Italia. La loro presenza come partito su Telegram è irrilevante, sebbene il canale del solo Di Stefano faccia comunque circa 2000 iscritti, che non è male confrontato con i 7700 del canale nazionale di CasaPound Italia, ma molto probabilmente è un’eredità del suo passato e non un successo del nuovo corso.
Gli scissionisti di Forza Nuova si sono riuniti nel Movimento Nazionale – La Rete dei Patrioti, che ha ribaltato l’antagonismo verso la tartaruga frecciata della formazione originaria divenendone alleati. Hanno una quindicina di canali Telegram, con scarso riscontro. La “vicinanza” che nella nostra mappa i loro canali hanno con quelli di Forza Nuova è dovuta al fatto che interi pezzi territoriali e organizzativi sono venuti via in blocco dal partito di Fiore, rinominando i canali Telegram ma non svuotandoli dei vecchi contenuti, che quindi risultano in appoggio al loro ex-partito.
Generazione Identitaria, una volta resa fuorilegge in Francia, ha abbandonato l’agone politico anche in Italia, dove peraltro — tolte alcune iniziative che ebbero molta copertura mediatica — non era mai decollata veramente.
La presenza di Lealtà-Azione è limitata alle due associazioni Memento (attività collegate alla memoria del fascismo) e Una voce nel Silenzio (solidarietà internazionale) e alle due sedi toscane di Firenze e Prato (Spazzavento).
Tutte le innumerevoli e volatili sigle che in un modo o nell’altro cercano di replicare l’esperienza del Movimento Sociale Italiano — come la Fiamma Tricolore — sono o assenti o irrilevanti su Telegram. Stessa cosa dicasi per le organizzazioni neofasciste vicine o interne a Fratelli d’Italia, come Casaggì e Progetto Nazionale.
Invece investe su Telegram la Comunità Militante dei Dodici Raggi. Essendo una comunità militante fra le più estreme in Italia — numerose volte finita sotto osservazione della giustizia e condannata — e vivendo in un pressoché completo isolamento anche nel mondo del neofascismo e del neonazismo, si può dire che i quasi 400 iscritti al loro canale costituiscano un risultato non disprezzabile. Telegram è il loro unico strumento di rappresentazione social, essendo stati esclusi da tutti gli altri.
Alcuni dati
L’attività generale dei gruppi indagati riguarda un totale di 607 fra gruppi e canali. 601 canali hanno pubblicato almeno un contenuto, i sei rimanenti sono stati inclusi solamente sulla base del nome e della bio. Ad oggi 462 fra questi sono attivi, ovvero hanno pubblicato almeno un messaggio durante l’anno in corso.
Dai dati raccolti risulta evidente un incremento dell’utilizzo di questa piattaforma non solo in quantità di canali attivi, ma anche in intensità di pubblicazione dei messaggi. Si passa da meno di 600 messaggi l’anno in media per ogni canale attivo del 2020 agli oltre 1300 del 2021, stimandone circa 1900 per il 2022.
Facciamo un focus sul gruppo con maggiore presenza in Telegram, ovvero CasaPound Italia.
Dopo un inizio tiepido — per quanto precoce, è di CasaPound il canale più “antico” censito — nel settembre 2019 c’è un improvviso impennarsi del numero dei canali, che quadruplicano in un solo mese. Non è un caso: è il momento in cui CPI viene espulsa da Facebook, deve quindi necessariamente investire in altre piattaforme. Verrà poi reintegrata da un pronunciamento del Tribunale di Roma, a metà maggio 2020, ma oramai la presenza su Telegram viene mantenuta e gradualmente ampliata.
L’evento più notevole di tutto quel che c’è rappresentato nel grafico è senza dubbio il picco di messaggi del maggio 2020. Già da aprile viene costruito il tam-tam — anche sotto le mentite spoglie delle Mascherine Tricolori — che porterà all’iniziativa nazionale del 30 maggio contro le misure sanitarie per il Covid. Quell’anomalia nel grafico registra il grande impegno profuso su Telegram ed è testimone dell’importanza di quello che è stato il massimo tentativo di CasaPound Italia di mettersi alla testa di quelle proteste.
D’altra parte, il successivo immediato ritorno alla normalità comunicativa segna il fallimento dello sforzo.
L’ultimo segnale interessante che si può leggere riguarda gli ultimi mesi, in cui — nonostante il periodo elettorale — nel complesso i canali Telegram che fanno riferimento a CasaPound non mostrano un rilevante incremento di attività. Con ogni probabilità gli investimenti di energie sono andati nei canali di ItalExit, la formazione che ha ospitato nelle proprie liste alcuni dirigenti di CPI.
La Galassia Nera e il governo Meloni
Il periodo scelto per il monitoraggio include sia la campagna elettorale che i primi passi del nuovo governo Meloni. La separazione fra Fratelli d’Italia e i cinque simboli in cui si è diviso il mondo antisistema — di cui abbiamo monitorato ItalExit, Alternativa per l’Italia e alcune componenti di Italia Sovrana e Popolare — segna in qualche modo uno spartiacque anche nella valutazione del governo.
Almeno al momento — e pur in assenza di provvedimenti da giudicare — l’opinione sull’esecutivo è negativa, se non pessima, per gran parte della galassia qui rappresentata. Non mancano commenti di cauto ottimismo e critiche che sembrano più una posa, in attesa di qualche apertura e nella speranza — probabilmente mal riposta — di essere investiti di un dialogo: questo pare essere infatti l’atteggiamento di CasaPound, che da una parte con il Blocco Studentesco sembra sul piede di guerra, dall’altra nel giorno del centenario della marcia su Roma si appella al governo per poter manifestare. Ma in generale è evidente che l’inequivocabile atlantismo e l’ostilità all’Unione Europea, adesso declinata invece come riformismo, formano un ostacolo mal digeribile per una gran parte del neofascismo e dell’estrema destra. Per non dire del tono ecumenico e di alcuni passaggi del discorso di insediamento del Presidente del Senato La Russa: soprattutto l’aver ricordato insieme Ramelli, Fausto e Iaio ha lasciato gli ambienti neofascisti contrariati.
La stessa Casaggì, la formazione neofascista interna a Fratelli d’Italia, ha mantenuto un ostinato silenzio elettorale. Altrettanto ha fatto Progetto Nazionale, confluiti in Fratelli d’Italia a partire dal Veneto Fronte Skinhead. In questi casi però non si tratta — almeno non solo — di distanze politiche, ma della necessaria presentabilità che il partito guidato da Meloni doveva mostrare. L’impressione è che gli sia stato imposto di tacere e che in linea generale si sia voluto tenere una netta separazione con il resto del mondo della destra ancor più estrema.
Conclusioni
Nel complesso siamo ben lontani dalla rete documentata su Facebook fino al 2019, dove avevamo individuato 4.700 pagine pubbliche dell’estrema destra italiana. Un minor quantitativo di dati rende oggi per Telegram meno significativi alcuni tipi di analisi che invece allora avevamo fatto, ad esempio la strutturazione in associazionismo come strategia organizzativa e di autorappresentazione per CasaPound Italia oppure il confronto del successo social fra CasaPound Italia e Forza Nuova. Naturalmente l’inferiore penetrazione dell’estrema destra su Telegram rispetto a Facebook è di per sé una buona notizia, per quanto rifletta anche la minore visibilità che lì si ottiene rispetto ad altri strumenti social.
Inoltre la mappa prodotta appare meno “fitta” delle precedenti, in buona parte questo dipende dal fatto che Telegram nasce come piattaforma di messaggistica, non come vero e proprio social network, per questo le forme di condivisione “social” risultano meno spinte di Facebook o Twitter. Questa caratteristica porta però a una maggiore quantità di contenuti, infatti le 4.700 pagine di Facebook avevano prodotto circa 2 milioni di post, mentre i 600 canali di Telegram hanno prodotto oltre 1.5 milioni di messaggi.
Ma come abbiamo visto il vero interesse per questa piattaforma è il senso di maggiore riservatezza che permea l’utenza. Questo permette di sondare senza grandi filtri i sentimenti e le idee che agitano il sottobosco di estrema destra, altrove censurati. Il razzismo — e in particolar modo l’antisemitismo — risulta l’ambiente ideologico di base, se non il più intimo collante, di molti canali. Se all’interno dei gruppi fortemente strutturati che fanno riferimento a formazioni note e presenti sul territorio le espressioni più forti sono limitate dalla necessità di non essere demonizzati, nei vari canali “informali” non ci sono limiti. Lì si leggono, senza grosse riserve ed autocensure, parole pesantissime e le aggressive narrazioni fasciste e naziste che perdurano da decenni in materia di razza, violenza e volontà eversiva. Ulteriore elemento di cui prendere nota è la giovane età che sembra mostrare una larga fetta di partecipanti.
Se un’operazione di controllo non è più rimandabile da parte della piattaforma e delle autorità, crediamo che la mera censura — per quanto sia necessaria e in buona parte efficace per le organizzazioni strutturate — per i gruppi minori si limiti a spostare altrove il problema.
Il monitoraggio di Telegram da parte delle forze di polizia non manca, come dimostrano alcuni interventi, ma rispetto all’ampiezza del fenomeno risulta poco incisivo.
Inoltre anche la vicenda Facebook/CasaPound ha mostrato come l’anello debole in questo approccio stia nelle istituzioni italiane e che, in ogni caso, delegare un certo tipo di azione politica ad aziende private, che nel tempo possono mostrare sensibilità disparate, sia per lo meno molto miope.
Nota sul metodo
L’analisi di Telegram differisce da quelle fatte sulle altre piattaforme social essenzialmente perché abbiamo considerato due diverse modalità comunicative assieme: i canali e i gruppi.
I primi sono paragonabili ai feed di notizie commentabili quali quelle delle pagine Facebook o degli account Twitter. I secondi sono invece assimilabili ai gruppi su WhatsApp.
In entrambi i casi abbiamo indagato esclusivamente quello che è consultabile pubblicamente, ovvero come un qualsiasi utente non iscritto a quei canali o gruppi. Nella mappatura non sono inclusi gruppi privati, né tantomeno account personali.
Sottolineiamo di aver acceduto ai dati nel pieno rispetto delle policy delle piattaforme che li ospitano e solo attraverso strumenti messi a disposizione dalle stesse.
I dati usati sono tutti i messaggi — testo, immagini, video — pubblicati su tali canali e gruppi fin dalla loro creazione e sono stati raccolti fra il 20 dicembre 2021 e il 30 ottobre 2022. Alcuni messaggi potrebbero essere stati cancellati nel tempo, così come alcuni canali potrebbero essere stati disattivati o resi privati. Noi conserviamo e analizziamo tutto quello che in almeno una occasione sia stato reso pubblico. Per limiti nelle nostre risorse solo alcuni video sono conservati.
I gruppi indagati e i criteri di selezione sono del tutto analoghi a quelli delle indagini precedenti sugli altri social media. Sono stati inclusi oltre ai canali in italiano quelli a carattere internazionale che ospitano in maniera continuativa contenuti anche nella nostra lingua.
Nel calcolo del peso delle relazioni viene presa in considerazione la frequenza delle stesse, ovvero il numero di condivisioni e citazioni sul totale dei messaggi. La misura presa in considerazione è PageRank e tiene in conto il peso delle relazioni come appena descritto. La distribuzione nel piano è realizzata con l’algoritmo Force Atlas 2. Le citazioni considerate sono solamente quelle che contengano un artefatto (in genere un link) che con una interazione diretta (in genere un click o equivalente) porti ad altri canali, gruppi o a loro contenuti sempre interni a Telegram e solo se pubblici.
Pubblicato giovedì 3 Novembre 2022
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/inchieste/la-galassia-nera-su-telegram/