Bobigny è poco fuori Parigi. Parte delle banlieue più problematiche, è nota oltralpe per aver ospitato il processo che negli Anni 70 favorì la depenalizzazione in Francia dell’interruzione volontaria di gravidanza, e per avere, per così dire, dato i natali ad Asterix.

Ma Bobigny negli Anni 40 era un tranquillo sobborgo della capitale, e la sua piccola stazione ferroviaria aveva talmente pochi passeggeri da finire in disuso fin dall’inizio della guerra.

Nel 1941, poco più a nord, aveva aperto le porte il campo di Drancy, per raccogliere gli ebrei – prima della sola Parigi, poi di tutta la Francia – in attesa di essere spostati in Germania.
Bobigny e la sua stazione vennero giudicate perfette per deportare in maniera discreta circa 22.500 persone, destinazione Auschwitz-Birkenau.
In altre parole, un terzo della comunità ebrea francese condannata allo sterminio posò il suo ultimo passo in patria qui, alla piccola stazione dismessa di Bobigny.

I convogli verso i lager dello sterminio erano cominciati a partire già dalla primavera 1942, ma è dal luglio 1943 che l’occupante nazista e i collaborazionisti del regime di Vichy dirottano la partenza dei vagoni  piombati da Le Bourget a Bobigny. Meno testimoni, meno traffico a intralciare quel fiume di persone da incanalare verso la soluzione finale.

Dopo la guerra la stazione di Bobigny riprende la sua attività di smistamento merci, negli Anni 50 diviene un deposito di rifiuti metallici e a fine Anni 80 ne viene prevista la distruzione.
È allora che le istituzioni si muovono per la conservazione e negli anni successivi le associazioni dei sopravvissuti iniziano a tenere lì, fra i cumuli di ferraglia, le prime cerimonie in ricordo delle vittime della deportazione.

“Tenevo la mano di mio padre quando siamo stati bruscamente separati da una SS sopraggiunta […] da dietro. Velocemente, tutto questo è successo velocemente, mio padre è stato spinto da una parte, io sono stato spinto da un’altra”. Sam Braun, Convoglio n°64 del 7 dicembre 1943, testimonianza
Nel 2005 il ferrivecchi libera l’area e inizia il restauro dei luoghi divenendo luogo di memoria. Il 18 gennaio 2023 ha infine aperto al pubblico una mostra permanente nel grande spiazzo davanti alla stazione.

In un grande spazio all’aperto è possibile camminare lungo i binari dove avveniva il passaggio dai camion provenienti dal campo di Drancy – dove è presente oggi un altro luogo di storia e memoria della Shoah – ai vagoni, di fronte al deposito merci. Sulla parete del deposito grandi pannelli riportano le testimonianze e la trascrizione dei biglietti che venivano lasciati cadere dai deportati.
Lì accanto 75 stele in metallo ricordano i convogli che da Drancy portavano ai campi di sterminio. Fino al numero 56 partirono da Le Bourget, dal 57 in poi da Bobigny.
Al termine del piazzale si trova l’edificio della stazione, con le lapidi a ricordo.

C’è inoltre un giardino con essenziali panchine in legno che riportano le frasi di chi è partito da Bobigny e ulteriori pannelli che tracciano le biografie di alcuni dei deportati.

Di tutti coloro che partirono da questa piccola stazione solo in pochissimi fecero ritorno. I numeri elencati sulle stele in metallo sono impietosi, la stragrande maggioranza delle persone furono immediatamente assassinate non appena arrivate ad Auschwitz-Birkenau o negli altri campi. Appena qualche unità, al più poche decine, gli scampati di ogni convoglio, che trasportavano ciascuno circa 1.000 persone stipate in 20 vagoni. I sommersi il 97%, i salvati il 3%.

La stazione di Bobigny è l’unico sito ferroviario di deportazione in Francia che ha mantenuto l’aspetto originale. Un ulteriore tassello nell’enorme mosaico memoriale che rappresenta le immonde, criminali visioni di fascismo e nazionalsocialismo.


È possibile consultare il sito web della Ancienne gare de déportation de Bobigny all’indirizzo www.garedeportation.bobigny.fr