Proponiamo di seguito il contributo di Luigi Marino, un’analisi dell’attuale situazione geopolitica e una riflessione sulle parole dell’ex Segretario di Stato Usa, Henry Kissinger.

(Imagoeconomica)

Un vegliardo statista di origine tedesca, ancora in alcune recenti interviste ha voluto ricordarci che la Russia da almeno cinquecento anni è parte integrante del sistema e della storia europea e che va sconfitta la invasione dell’Ucraina, “… non la Russia come Stato e come entità storica”.

Henry Kissinger nel 1992 (Imagoeconomica)

È l’ex segretario di Stato Henry Kissinger che, dopo aver criticato la insensibilità dimostrata dalla Nato nei confronti dei legittimi interessi della Russia alla propria sicurezza, ha esplicitamente affermato: “Non si può semplicemente continuare a combattere senza un obiettivo”. E qual è l’obiettivo politico da perseguire: spingere ancor più la Russia verso la Cina, oppure reintegrarla nel sistema europeo? Ma i Capi di Stato e di governo dei Paesi Nato nel vertice che si è tenuto a Madrid alla fine di giugno sono giunti invece alla conclusione che la Russia è un Paese ostile, mentre l’avversario competitore è la Cina!

Il presidente Usa Biden con il Segretario generale Nato, Stoltenberg (Imagoeconomica)

Quale è la linea strategica assunta dall’attuale dirigenza degli Usa e quindi dalla Nato?

  • Indebolire la Russia il più possibile?
  • Puntare su un crescente dissenso interno in Russia, tra l’altro inconsistente e del tutto irrilevante, che porti alla caduta del presidente Putin?
  • Pensare di disintegrare la Federazione Russa come è già avvenuto con l’Urss per dare luogo (perché no?) anche a una nuova era di privatizzazioni, contro lo “strapotere” di Gazprom e Rosneft, società comunque controllate dallo Stato?
  • È questa la scelta Usa-Nato-Ue per rendere fragile il rapporto della Russia con la Cina e con gli altri Paesi Brics?

Il corollario che ne consegue è solo la continuazione di questa guerra per procura, in cui ben dieci miliardi di euro in aiuti militari sono stati concessi al governo ucraino dagli alleati occidentali, compresa l’Italia, e in particolare dagli Usa per il 90 %.

I contatti segreti con la Cina per capirla meglio

L’incontro tra Kissinger, Mao e, in secondo piano, Zhou Enlai (wikipedia)

Nel 1971 Kissinger, allora consigliere per la sicurezza di Nixon, si recò in missione segreta nella Repubblica Popolare Cinese che allora gli Usa non riconoscevano come governo legittimo. Da attore protagonista, seguirono missioni personali anche con successive amministrazioni, per ricostruire rapporti sempre più intensi di collaborazione, sino al riavvicinamento delle due potenze e al reciproco riconoscimento. Quaranta anni dopo scrisse quel poderoso volume, Cina, pubblicato anche in Italia, che raccoglie tutti i suoi incontri con i leader cinesi per riallacciare i rapporti sino-americani e spiega: “I termini concettuali in base ai quali i cinesi ragionano sui problemi della pace, della guerra e dell’ordine internazionale”. Chi meglio di Kissinger può sapere quanto sia oggi imponente la Cina non solo per l’economia, ma anche per le realizzazioni sul piano scientifico, tecnologico e per la sua accresciuta forza militare? A che pro, quindi, rendere più forte il competitore spingendo la Russia sempre più a Est?

Nel bel mezzo di una sontuosa cena presso il palazzo presidenziale pakistano, la notte dell’8 luglio 1971, il consigliere per la sicurezza nazionale americano Henry Kissinger accusò un malore, forse a causa del cibo esotico, del caldo soffocante o dei troppi viaggi. Dopo Saigon, Bangkok e Delhi, Islamabad era infatti la quarta tappa di un tour asiatico così estenuante che al seguito era rimasto soltanto un reporter americano.

È Carlo Pizzati su “Robinson” di “Repubblica” a raccontare del finto malore di Kissinger alla cena per nascondere l ‘incontro con i cinesi

Subito, il presidente Yahya Khan fece accompagnare l’ospite d’onore in una villa eretta fra fresche colline a 2.400 metri d’altura. Nell’auto però non c’era Kissinger, il quale invece, con il vice Watson Lord, due agenti segreti e un assistente, fu portato a un aeroporto militare dove lo attendevano quattro diplomatici cinesi. Alle 4 del mattino, Kissinger salì a bordo dell’aereo mascherato da un ampio cappello, un foulard sul viso e occhiali da sole scuri. A mezzogiorno, il diplomatico atterrò a Pechino e nelle successive 48 ore ebbe sei riunioni con il premier cinese Zhou Enlai. Quest’incontro era l’obiettivo della segretissima “Missione Marco Polo” che avrebbe cambiato le sorti della Guerra fredda. Riapparso nella villa pakistana due giorni dopo, fingendo d’essere guarito dal colpo di caldo, Kissinger telegrafò subito al presidente Richard Nixon un’unica parola: «Eureka».

Punire senza far guerra

Da sinistra: Kissinger, Nixon, Gerald Ford e Alexander Haig nel 1973 (wikipedia)

È davvero “fuori asse”, come si è scritto dopo il vertice di Madrid, la posizione di Kissinger, quando ribadisce che la Russia va punita per l’invasione, ma senza che questo possa significare una “guerra contro la Russia”? In coerenza con le sue opinioni contrarie alla estensione ulteriore della Nato, in effetti la posizione critica di Kissinger è funzionale all’obiettivo di contenere il vero competitore. Il suo è un grido di allarme in relazione a una scelta, a suo avviso errata, in sostanza di fare guerra alla Russia. Una scelta errata anche perché fondata su un approccio non realistico ai problemi del mondo contemporaneo. E il realismo politico è sempre più necessario in un mondo che di fatto è multipolare, anche se l’attuale dirigenza statunitense non dimostra di averne piena contezza. Da qui l’esigenza posta da Kissinger di concludere al più presto un accordo, anche con eventuali cessioni di territorio dell’Ucraina, senza quindi continuare a guerreggiare con provviste di armi sempre più sofisticate fornite dall’Occidente.

Effetti collaterali: le armi donate all’Ucraina. E come ricostruire i rapporti Europa-Russia

Gianni e Marella Agnelli insieme a Kissinger (Imagoeconomica)

Tra l’altro, serpeggia un timore, da parte degli alleati, di un possibile contrabbando di queste armi modernissime, che potrebbero finire anche nelle mani di gruppi criminali, ove non sia assicurata piena trasparenza sul loro utilizzo. E, sempre secondo Kissinger, si ravvisa la necessità, quando la guerra cesserà, di riprendere la questione del rapporto tra Russia ed Europa. La sua non è accondiscendenza nei confronti delle ragioni della Russia, ma una strategia alternativa a quella posta in essere sinora e ribadita nel vertice di Madrid. È una esplicita critica alla scelta di considerare la Russia un nemico, rafforzando così i suoi legami con la Cina, con il risultato di rendere quest’ultima ancora più forte nella competizione con gli Usa.

Scelte autolesioniste

Mario Monti incontra Kissinger nel 2001 (Imagoeconomica)

Alla luce dell’alternativa strategica di Kissinger, la scelta degli Usa e della Nato appare frutto di insipienza e quella della. Ue autolesionistica!
Recita un vecchio proverbio africano: “Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata”. Alla fine di questa guerra l’erba sarà sempre la stessa: i più deboli e indifesi, sui quali calerà la scure dell’inflazione e della riduzione del tenore di vita, ne pagheranno i costi, spese militari, aiuti vari, compresi i costi della ricostruzione di quanto è andato distrutto, mediante un apposito fondo europeo di debito comune, per il quale già da tempo sono in atto i preliminari per le spartizioni tra gli alleati occidentali. A Madrid è stato adottato un “Nuovo concetto strategico” dell’alleanza militare… Anche questo non richiederà discussione in Parlamento?

Luigi Marino