Nel 365° giorno dall’inizio della guerra in Ucraina sono state decine le manifestazioni che hanno attraversato da nord a sud le città del nostro Paese. La voce dell’Italia che, come sancisce la Costituzione “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, si è levata forte e imponente. Maestosa e gioiosa, all’insegna della voglia di vivere e immaginare un futuro diverso è stata la partecipazione dei giovani, con un no determinato a un conflitto che ha già provocato migliaia di morti in un anno e potrebbe scatenare l’apocalisse atomica. Eppure la gran parte di stampa, radio e tv sembrano aver ignorato la realtà dei fatti, cioè la volontà di pace, la richiesta di un cessate il fuoco e l’apertura di veri negoziati che arriva dalla maggioranza delle persone in Italia e all’estero.
Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, era a Milano. “Da un anno è iniziata l’invasione – ha detto in piazza Pagliarulo –. Da un anno Papa Francesco invita in ogni modo ad avviare una trattativa. Da un anno i governi europei decidono tutto senza mai consultare i loro popoli”. E se la storia è maestra, Gli eredi della Resistenza non possono non rendersi conto di vivere “un tempo molto simile a quello che ha preceduto la Seconda guerra mondiale, quando la vecchia Società delle Nazioni, nata nel 1919 dopo l’orrore della Prima guerra, fu travolta dagli eventi”. Ma oggi “le Nazioni Unite, così come nacquero dopo la fine della Seconda guerra mondiale, non funzionano più”. Che fare? Restare alla finestra, chiudersi nei bunker in cui ci vogliono relegare i potenti del mondo, imbavagliati da una “propaganda di guerra in cui non si vuole dare spazio ad alcun pensiero critico”? Sostengono di voler combattere fino alla vittoria i bellicosi, pur sapendo che in guerra a vincere sono solo i fornitori di armi di morte. E calpestano qualsiasi proposta concreta, come l’iniziativa diplomatica presentata ieri dalla Cina che è stata accolta dai governi dell’Occidente con scetticismo.
E allora, ancora una volta, ad attivarsi è la società civile. Intervenendo alla mobilitazione milanese, Pagliarulo è tornato sulla proposta di Lula. Il presidente del Brasile ha pensato di dar vita a un forte gruppo di Paesi neutrali, che comprenda, per esempio, Indonesia, India, e Cina per costringere russi e ucraini a un tavolo di negoziato. E per restituire autorevolezza all’Onu allargare il Consiglio di Sicurezza affinché risponda a un mondo sempre più multipolare. Insomma, se non si muove Golia lo farà il piccolo Davide: il direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, e il presidente nazionale Anpi hanno richiesto un incontro all’ambasciatore del Brasile a Roma e, ha annunciato Pagliarulo, “saremo ricevuti fra pochi giorni”.
Da Milano a Palermo, dove la manifestazione è stata memorabile. “Tutta la Sicilia ha gridato pace nelle piazze – illustra il presidente provinciale di Palermo e coordinatore regionale Anpi, Ottavio Terranova -. Nel capoluogo abbiamo coinvolto ben 38 scuole, molti Comuni della provincia, cittadini, tutte le associazioni e tutti i partiti dell’area democratica, i sindacati e il mondo cattolico. Hanno partecipato al corteo – aggiunge Terranova – tanti religiosi, tra cui molte suore”.
Tanto più che a precedere un serpentone umano di oltre 10.000 persone è stato l’incontro “La pace e il Mediterraneo”, promosso dalla Fondazione per le scienze religiose con la Lettura La Pira 2023 con l’intervento del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, e le conclusioni dell’arcivescovo Corrado Lorefice. Poi il corteo dove hanno sventolato solo bandiere della pace in piazza, niente vessilli di partiti, sindacati e neppure delle associazioni. Per scelta. E a parlare sono stati solo i giovani: “Insieme agli altri organizzatori, la piattaforma Europe for Peace di cui è parte Anpi, abbiamo deciso di dare voce alle nuove generazioni, che sempre hanno chiesto pace. Ieri, oggi, domani e sempre”. Ciò con l’auspicio, al contempo una parola d’ordine di impegno e azione, che “la parola pace attraversi l’universo e arrivi in ogni cuore”, dice Terranova.
A Bolzano, Europe For Peace ha affidato proprio all’Anpi il compito di fare “gli onori di casa” ai tantissimi cittadini che hanno partecipato al presidio e realizzato anche un monumento alla pace. “Il sindaco Renzo Caramaschi è intervenuto in fascia tricolore e ha simbolicamente preso la parola per primo”, racconta Guido Margheri, presidente Anpi Alto Adige Südtirol. Con Anpi c’erano tutti e tre i sindacati, l’Arci, Emergency e Pax Christi, oltre ad altre associazioni e partiti.
È stata tutta una giornata all’insegna di una richiesta di pace che arriva direttamente dalla memoria dell’opposizione al nazifascismo. “Abbiamo cominciato la mattina – informa il presidente Margheri – con la commemorazione di un martire cristiano deportato nei lager e morto il 24 febbraio 1945, Josef Mayr-Nusser, un beato della Chiesa divenuto cittadino onorario di Bolzano nel 2010 ma troppo a lungo dimenticato, poi concludersi con l’istallazione di una scritta composta da tanti lumini al monumento della vittoria, perché la pace è l’unica vittoria possibile”.
Ci lascia Margheri con una riflessione e un altro ricordo: “se dai satelliti, dove fotografano anche le targhe delle auto, i potenti guardassero le luci che si sono accese per la pace, sarebbe difficile ignorare la volontà di tutti i popoli europei”. Conclude Margheri: “la memoria antifascista non dimentica un terzo anniversario, la scomparsa trentatré anni fa di Sandro Pertini, che da Presidente della Repubblica in un messaggio di fine anno, in piena Guerra Fredda, disse “l’Italia, , deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame’”.
La memoria antifascista e resistente è stata protagonista anche alla manifestazione di Bologna, dove la presenza dei cittadini è stata di quelle che lasciano il segno, come era stato lo scorso anno subito dopo l’aggressione russa. “Abbiamo respirato un’aria meravigliosa”, dice la presidente provinciale Anpi di Bologna, Anna Cocchi, segnalando l’importante presenza in fascia tricolore del sindaco Matteo Lepore e anche del cardinale Zuppi, trasvolato dalla Sicilia alla città della torre per tenere messa in cattedrale e poi partecipare alla mobilitazione. “La parola dialogo non è una parolaccia”, ha detto in piazza il presidente della Cei.
“L’iniziativa per la pace è stata preceduta da almeno una decina di incontri e confronti tra le associazioni promotrici, una cinquantina, ma siamo contentissimi per un’organizzazione che è stata perfetta” prosegue Cocchi, e vien da pensare, sentendola parlare, a un metodo di lavoro da cui parecchi governi dovrebbero prendere esempio per costruire pace. A nome di Anpi, la presidente provinciale Anpi Bologna ha ricordato il dettato delle Madri e dei Padri Costituenti, sancito nell’articolo 11 della Costituzione, fortemente voluto da una generazione che aveva conosciuto sulla pelle gli orrori della guerra, nella consapevolezza che senza pace la libertà non ha luogo, nemmeno dove c’è democrazia, perché sconfitta da coprifuoco e leggi marziali.
Anche a Reggio Emilia si son viste tante fasce tricolori, c’erano il sindaco Luca Vecchi e tanti colleghi dei Comuni della provincia, e ha avuto un ruolo di primo piano la memoria di pace, che ha preso il volto di due giovani lavoratori uccisi dalla polizia nel 1915 mentre manifestavano contro l’intervento italiano nella Prima guerra mondiale.
E a 108 anni da allora la mobilitazione, in questo primo anniversario dell’invasione dell’Ucraina, è stata ricchissima di partecipazione e proposte, riferisce Ermete Fiaccadori, presidente provinciale Anpi: “Prima ci siamo riuniti nella sede Cgil, dando vita a un confronto per immaginare gli scenari del dopo, perché altrimenti sarà solo la guerra a decidere come sarà la fine, con l’unica certezza di trovarci a sopravvivere in un mondo di macerie”. E sia chiaro “c’è un aggredito e un aggressore”, tuttavia senza una visione del futuro si rischia di precipitare “in un baratro che ha unicamente una prospettiva di morte, e inoltre diventiamo complici di un’escalation che porterebbe alla guerra nucleare”. A chi ancora sostiene che le nuove tecnologie atomiche sono controllabili Fiaccadori replica: “Abbiamo visto nel 1986 come le radiazioni scaturite da un guasto a una centrale siano state impossibili da contenere”. A seguire l’incontro tutti in corteo con bandiere, fiaccole e manifesti di pace fino in centro città per commemorare i due giovani lavoratori di 18 e 19 anni, Mario Baricchi e Fermo Angioletti, uccisi dai colpi di arma da fuoco delle forze di polizia durante una manifestazione contro la guerra di fronte al teatro Ariosto, dove teneva un comizio interventista il trentino Cesare Battisti”. Era il 25 febbraio 1915. “Quei due ragazzi sono stati troppo poco ricordati e 108 anni dopo la loro memoria diventa una bussola”, dice Fiaccadori.
Oggi di nuovo in piazza in tante altre località grandi e piccole del Paese, stamattina a Udine e nel pomeriggio a Roma e così sarà domani per dire, come ha fatto il presidente nazionale Anpi a Milano, ai potenti del mondo:
“Voi dovete la pace. La dovete ai ragazzi e alle ragazze che stanno morendo in Ucraina, la dovete anche ai ragazzi russi che stanno al fronte, la dovete ai nostri ragazzi, ai ragazzi del mondo, perché il mondo è il loro futuro, e nessuna guerra, nessun governo, nessuno di voi ha il diritto di negare loro il futuro di un mondo migliore”.
Ed ecco una galleria in continuo aggiornamento con alcune delle manifestazioni di ieri, 24 febbraio e altre di oggi 25 febbraio, in parte sono della piattaforma Europe For Peace, che ringraziamo, altre della nostra fantastica e generosa famiglia antifascista Anpi.
Una panoramica destinata ad allungarsi con nuovi scatti. W Anpi! W la Pace!
Pubblicato sabato 25 Febbraio 2023
Stampato il 24/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/finestre/con-anpi-la-pace-e-gia-qui/