Rendere illegali i gadget col capoccione di Mussolini, accendini, portachiavi, fermacarte, calendari, t-shirt, bottiglie di vino con immagini di Hitler. Sono tre, ad oggi, le proposte di legge presentate in Parlamento per contrastare l’imperversare della vendita di oggetti che richiamano Ventennio e nazismo.
Emanuele Fiano, deputato Pd, è il promotore della proposta di legge 3343, depositata a metà gennaio a Montecitorio, in cui si chiede di introdurre nel codice penale uno specifico reato di propaganda in favore del regime fascista e nazista. La proposta del parlamentare dem punta alla “creazione” di un nuovo reato, attualmente non previsto nel codice penale italiano ma solo in una legge, la legge Scelba del 1952. Includendo nel codice penale un nuovo articolo con le disposizioni di quella legge, che sanziona l’apologia di fascismo e nazifascismo, gli effetti sarebbero immediati, rendendo punibili riproduzione, atti, linguaggi, simboli e comportamenti. Come il saluto romano che una sentenza della Cassazione ha considerato reato, mentre un’altra l’ha ritenuto non punibile.
Le reazioni della stampa molto suscettibile su questi temi non si sono fatte attendere. Vittorio Feltri su Il Giornale ha titolato: “Venite ad arrestarmi”, invitando Fiano in redazione dove troneggia una scultura di Mussolini. Sullo stesso quotidiano, Piero Ostellino ha bollato la proposta di legge: “Solo dei fascisti possono vietare i gadget fascisti”.
Un’altra proposta di legge per punire in Italia produzione, distribuzione, diffusione e vendita di oggetti porta la firma dei deputati Pd Tiziano Arlotti, Marco Di Maio ed Enzo Lattuca. Presentata lo scorso ottobre alla Camera mira a modificare, rendendola più stringente, la legge Scelba.
Ultimo in ordine di tempo è il ddl presentato il 27 gennaio, Giornata della Memoria, a Palazzo Madama dalla senatrice Pd Mara Valdinosi. Il disegno di legge introduce il divieto di commercio di oggetti che evochino esplicitamente il regime fascista e nazista. A preoccupare, e da tempo, è il dilagare nel nostro Paese di un fenomeno oltraggioso per la memoria democratica. Nell’autunno scorso, addirittura sugli scaffali di un supermercato Coop di Reggio Emilia erano approdati calendari dedicati al duce, esposti in vendita assieme ad altri prodotti editoriali (poi ritirati per il clamore suscitato). A Rimini, due turisti americani ebrei erano rimasti scandalizzati dal constatare come fosse permesso e indisturbato il commercio di bottiglie di vino con l’effigie di Mussolini e di Hitler.
E guardando all’Est Europa, dove il merchandising del fascismo italiano sta trovando spazio tra i movimenti xenofobi e di estrema destra, l’inquietudine cresce. La figura stilizzata del Duce e lo slogan “Khunta Bude!” (“Avremo una giunta militare”) ha fatto capolino anche nell’Ucraina del post-Maidan.
Pubblicato martedì 2 Febbraio 2016
Stampato il 22/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/tre-proposte-di-legge-contro-il-commercio-di-paccottiglia-nazifascista/