È accaduto in una partita del campionato ligure Giovanissimi Regionali Fascia B, leva 2003. I rossostellati dell’ANPI Casassa giocano contro il Baiardo: gli avversari sono in vantaggio, 2 a 0. L’ANPI mette però un pallone in rete e riapre la partita. Ma a quel punto tra i neroverdi del Baiardo, per una fortuita botta alla testa, uno dei calciatori più rappresentativi, Kotliar, è costretto a lasciare il campo. La squadra dovrà continuare in dieci perché ha esaurito i cambi. Interviene l’allenatore degli “Anpiotti”, Salvatore Carboni, decidendo di far uscire un proprio giocatore per permettere lo svolgimento del match a uomini pari. Una dimostrazione di sportività, rarissima anche tra i dilettanti, molto apprezzata dal tecnico e dall’animatore del Baiardo. “Questo gesto va esaltato, il risultato era ancora in bilico e si trattava di una partita di campionato, il regolamento non lo prevedeva”, hanno commentato.
Istruttore Uefa “B”, originario di Sassari, maturità scientifica, Carboni ha studiato all’Università di Caen, in Normandia e ha messo in pratica la frase di Antonio Gramsci citata nel sito degli “Anpiotti”: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.
L’ANPI Sport Emilio Casassa è nata a Genova nel 1953, intitolata a un giovanissimo Caduto della Resistenza combattuta sui monti della Val Trebbia. L’idea di una squadra di calcio venne a un gruppo di partigiani della Val Bisagno per riunire i giovani del quartiere che fino a pochi anni prima avevano vissuto l´esperienza della guerra.
Anno dopo anno la Società è cresciuta: oggi ha un moderno impianto dotato di un campo a 11; un altro campo a 5 in erba sintetica; può contare su una prima squadra, dove militano alcuni giocatori del vivaio, una juniores e un settore giovanile che copre tutte le leve, dagli allievi ai piccoli amici.
La sua storia è sempre stata coerente con i valori fondativi. L’ANPI Casassa, per esempio, ha voluto rinunciare al campionato di Promozione, dopo aver vinto nel 1973 il titolo regionale di Prima Categoria. Per questa scelta e altre iniziative meritorie, nel maggio 2015, ha ricevuto la medaglia d’oro per meriti sportivi. La stessa vicenda del campo di casa racconta di solidarietà, consapevolezza e partecipazione: in origine era lungo il greto del Bisagno, tutto pietre e sassi. E ci vollero impegno civile, attenzione all’ambiente e a un’urbanistica sostenibile per ottenere nel 1989 l’attuale campo sportivo. Il suo nome? Ovviamente, “25 Aprile”.
Pubblicato giovedì 25 Maggio 2017
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