La commemorazione dei cinque antifascisti sloveni ad Opicina domenica 15 dicembre – Pinko Tomažič, Viktor Bobek, Ivan Ivančič, Simon Kos e Ivan Vadnal – condannati a morte il 15 dicembre 1941 dal Tribunale speciale fascista e fucilati nel poligono di tiro di Opicina (Trieste), si è trasformata in una manifestazione di sdegno e di protesta. Quasi un migliaio di persone, e sicuramente molto più del doppio degli anni passati, ha assistito domenica, 15 dicembre appunto, alla cerimonia che si è svolta nel segno di forte protesta in seguito al raid notturno di una squadraccia della Casapound triestina che ha tappezzato di manifesti il Carso triestino, nei quali i cinque antifascisti fucilati sono definiti nè martiri nè vittime ma terroristi. In un comunicato al seguito del blitz notturno il responsabile della Casapound locale Clun ha rincarato la dose definendo giusta e legittima la sentenza del Tribunale speciale offendendo la memoria dei fucilati e con ciò di tutta la comunità slovena di Trieste e tutti gli antifascisti e democratici, come ha sottolineato nel suo intervento alla cerimonia commemorativa di domenica Dušan Kalc, presidente della sezione Anpi di Opicina. Patrick Zulian del Comitato nazionale dell’Anpi ha ribadito la richiesta di applicare la Costituzione che è permeata di principi antifascisti e di aprire un’indagine sull’operato della Casapound i cui componenti si sono macchiati del reato di apologia del fascismo, organizzazione che va sciolta quanto prima. Ha preso la parola anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza che nel condannare il gesto di Casapound ha ribadito il bisogno di pacificazione delle terre al confine orientale tanto martoriate nel passato.
Alla cerimonia hanno presenziato anche quest’anno oltre all’Anpi moltissimi rappresentanti delle organizzazioni combattentistiche della Slovenia con i propri vessilli, segno della comune lotta contro l’oppressore nazifascista. Presente come ogni anno anche una folta rappresentanza dell’Associazione del Fante di Villorba presso Treviso, luogo dove i corpi dei cinque antifascisti sloveni furono trasportati e sepolti in gran segreto dopo la fucilazione. È anche merito dell’Associazione del Fante se nella località veneta è sorto un monumento in ricordo degli antifascisti sloveni, condannati dal Tribunale fascista nel 1941.
A rendere la commemorazione ancor più solenne e sentita è stato il Coro partigiano triestino che porta il nome di Pinko Tomažič, uno dei cinque fucilati.
Il giorno precedente Fabio Vallon, presidente del Comitato Provinciale ANPI VZPI di Trieste, aveva dichiarato:
“I manifesti affissi illegittimamente questa notte sul carso triestino ad Opicina da parte di CasaPound Italia Trieste rappresentano un atto gravissimo, che riteniamo possa configurarsi come apologia del fascismo. Infatti i manifesti riportano i capi d’accusa specifici del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, organo fascista deputato alla repressione sommaria del dissenso (in particolare, vedi sentenza nro 282 del 14 dicembre 1941, presidente Tringali e relatore Lanari). Antonino Tringali Casanuova fu vice presidente del Tribunale Speciale dal 1928 al 1932 e presidente dello stesso dal 1932 al 1943. Sebbene deceduto nel 1943, dopo aver aderito alla RSI, il suo nome compare nell’elenco CROWCASS (Central Registry of War Criminals and Security Suspects) del 1947, compilato dagli Alleati anglo-americani per le persone ricercate per crimini di guerra. Questi fatti, assieme alle contestuali dichiarazioni pubbliche degli stessi rappresentati di CasaPound relative alla “giusta e legittima” sentenza del criminale tribunale, non possono essere tollerati, perché in aperto contrasto con i valori costituzionali della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza.
Pertanto, l’Anpi VZPI di Trieste, assieme all’Anpi nazionale, richiede lo scioglimento di CasaPound Italia in quanto organizzazione fascista e la contestuale ed immediata rimozione degli oltraggiosi manifesti”.
Dušan Kalc, presidente sezione Anpi di Opicina, Trieste
Pubblicato venerdì 20 Dicembre 2019
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