Nei giorni scorsi ad Ancona si è svolta la IV edizione del Treno della Memoria. Inaugurata lunedì 20 gennaio, si è conclusa, nel Giorno della Memoria, lunedì 27 gennaio con una conversazione sul tema “Memoria e bellezza per un mondo nuovo”, filo conduttore delle iniziative promosse nel corso della settimana.
Un’edizione dedicata a far conoscere e non dimenticare le immani tragedie che, prima ancora della guerra, vennero generate da ideologie e dittature liberticide e sanguinarie; per ricordare i tanti e le tante vittime del nazifascismo ma soprattutto quale monito a non abbassare la guardia a fronte di nuove preoccupanti recrudescenze neofasciste e di inqualificabili atti discriminatori, di intolleranza, di razzismo e di antisemitismo.
Il Treno della memoria (Ancona 20-27 gennaio 2020) è un’iniziativa promossa dall’Anpi Marche in collaborazione con il Consiglio regionale delle Marche e di molteplici soggetti istituzionali e associativi che vede il protagonismo attivo delle scuole sia nelle visite agli spazi espositivi messi a disposizione dalle Fs sia per i lavori dedicati alle Pietre d’inciampo.
L’Anpi ha allestito due carri merci collocati sul binario 1 Ovest della Stazione centrale di Ancona e un’area conferenze, dove, oltre alla visita di cinque mostre, è possibile partecipare alle quotidiane iniziative in programma per conoscere e far conoscere i drammi e le sofferenze generate dal fascismo e dalle guerre in migliaia di famiglie.
Conoscere e far conoscere la forza delle tante Resistenze di cui è stato partecipe e protagonista il popolo italiano, civili e militari, sui monti, nelle fabbriche come nelle campagne, nella lotta clandestina come nella strenua difesa della dignità anche nei campi di concentramento.
Quest’anno la collaborazione con diverse esperienze artistiche, teatrali, musicali e di danza, ha consentito, nell’incontro con le scuole, di sviluppare anche un nuovo approccio didattico.
La memoria è un dovere! Un dovere che rappresenta anche il testimone del passaggio d’identità della storia del Paese e la consapevolezza che la funzione della memoria non è solo quella del ricordo.
È un dovere che richiede impegno e una chiara assunzione di responsabilità: quella di non girare la testa dall’altra parte; la responsabilità di riconoscere i pericoli e le derive delle discriminazioni, delle ingiustizie, dell’odio.
“Questa Pietra ha cambiato la mia vita”. Con queste parole Paola Sonnino, figlia di Piero, deportato ad Auschwitz e vittima il 20 gennaio 1945 della “marcia della morte” dei nazisti in fuga, ha accompagnato, di fronte alle ultime classi di tutte le superiori di Ancona, il disvelamento della Pietra d’inciampo dedicata a suo padre. Parole che hanno lasciato il segno anche sui volti dei giovani studenti che ascoltavano con attenzione ed emozione e che hanno seguito il percorso che quest’anno ha consegnato alla città sette nuove Pietre d’Inciampo dedicate a tre fratelli Coen Beninfante, a Dante Sturbini, internato militare assassinato a Neuengamme, a Nella Montefiori e a Vittoria Nenni.
“Vi chiedo solo una cosa: se sopravvivrete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel giorno sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi e di vittime anonime che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi e vittime anonime. Erano persone con un nome, un volto con desideri e speranze e il dolore dell’ultimo tra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro rimanessero nella vostra memoria e vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto come membri della vostra famiglia, come voi stessi”. Queste le parole che lo scrittore antifascista cecoslovacco Julius Fucik scrisse poco prima di essere impiccato dai nazisti l’8 settembre 1943.
Una data, l’8 settembre che, per l’Italia, squarciò definitivamente il velo d’ipocrisia e di accondiscendente conformismo che aveva avvolto il Paese nel ventennio di dittatura fascista; l’ipocrisia che aveva rimosso dalla coscienza civile gli assassinii delle squadracce nere, il carcere e l’esilio degli oppositori, le guerre coloniali, le leggi razziali, le epurazioni e poi l’alleanza con la Germania hitleriana: un’indifferenza dell’Italia democratica verso i misfatti dell’Italia fascista, frutto, in realtà di un consenso e di un razzismo diffuso.
E come anche di recente ha ricordato la senatrice Liliana Segre, raccontando agli studenti di una scuola del milanese il suo arresto da bambina tredicenne, rinchiusa in un camion che attraversa le vie di una Milano deserta, “nessuno vedeva” (o sembrava vedesse).
Il sonno della ragione genera mostri. Mostri tanto più spaventosi quanto più grandi sono l’oscurantismo, l’ignoranza, la paura dello sconosciuto e/o del diverso. Di questo abbiamo parlato con Ambra Laurenzi, presidente del Comitato internazionale di Ravensbrück. E sempre per dirla con le parole di Liliana Segre: “Il mio corpo è stato prigioniero, ma la mia mente no. Ho sempre pensato con la mia testa… non come quelli che seguono quelli che gridano più forte”.
Con Angelo D’Orsi, che ha presentato il suo ultimo lavoro, “L’intellettuale antifascista”, abbiamo ragionato di Leone Ginzburg e sul ruolo degli intellettuali nell’ascesa e nell’ opposizione al fascismo e altrettanto interesse ha riscosso l’incontro sul libro di Roberto Zamboni, “Dimenticati di Stato”, presentato con il rilevante contributo del generale Amodio.
Nel manifesto di questa edizione del Treno della Memoria, dove abbiamo realizzato anche una mostra intitolata “Ancona, la guerra, le guerre” – una mostra dove abbiamo voluto affiancare alle immagini della città distrutta dai bombardamenti, quelle delle tragedie e delle guerre di oggi (l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria), i genocidi del Ruanda e della Bosnia – abbiamo voluto riportare una frase di Primo Levi tratta dal suo lavoro “Se questo è un uomo”:
“…Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga…”
In quel “trovare in noi la forza di farlo” c’è tutta la forza, la potenza, del riscatto dato dalla dignità del pensiero! Quella dignità del pensiero che anche in quelle condizioni di disperazione ci ha trasmesso messaggi di bellezza unica, di arte e di umanità, nel disegno, nella musica, nella poesia e nella letteratura.
A questo sono rivolte le iniziative degli ultimi giorni di questa IV edizione, dedicate alla riscoperta di tante storie e tante testimonianze che rappresentano il patrimonio più grande della nostra identità e dei valori della nostra Resistenza e della nostra Costituzione.
Tamara Ferretti, presidente sezione Anpi di Ancona e vicepresidente provinciale
Pubblicato martedì 28 Gennaio 2020
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