Tra le iniziative promosse per il Giorno del Ricordo dal Comune di Limena (PD), amministrazione di centro-destra guidata dal sindaco Stefano Tonazzo “supporter” di Fratelli d’Italia, figurava anche la distribuzione in orario scolastico agli alunni delle terze medie del fumetto Foiba Rossa – Norma Cossetto. Storia di un’italiana, edizioni Ferrogallico.
Se ne dava comunicazione con un post sulla pagina Facebook del Municipio (ripubblicato con data 10 febbraio) e attraverso la mailing list della biblioteca comunale, intitolata proprio a Norma Cossetto, spedita la sera del 9 febbraio.
Solo alcuni giorni prima della giornata commemorativa, i rappresentanti della maggioranza avevano comunicato questa intenzione al dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Limena, dott. Petrini, e gli scatoloni con i libri (donati al Comune da FederEsuli, la Federazione delle associazioni degli esuli istriani fiumani e dalmati) erano stati consegnati alla scuola.
Tuttavia i consiglieri di minoranza della lista civica Tutti per Limena, al corrente del fatto che il fumetto Foiba rossa, edito dalla casa editrice di estrema destra, altro non è che un sotto prodotto di propaganda fascista di pessima qualità, sotto ogni punto di vista, da quello storiografico a quello grafico, da quello didattico a quello educativo, hanno informato subito la scuola di quel che si stava per consegnare ai suoi giovanissimi studenti.
Infatti il contenuto del fumetto è tendenzioso, fuorviante, scadente da un punto di vista storico e del tutto inadeguato, per via della violenza grafica esplicita e gratuita, a ragazze e ragazzi di 13-14 anni. È lungo l’elenco delle contraddizioni, delle manipolazioni e dei falsi storici presenti nel volume, eccone alcuni esempi (tratti da un contributo di Federico Tenca Montini, tra i maggiori esperti delle vicende accadute su quei luoghi di confine tra il 1943 e il ’45 ):
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presentazione di un’inverosimile riunione di capi partigiani jugoslavi avvenuta a Zagabria nell’”estate del 1943”, durante la quale viene deciso di “cacciare i tedeschi e i fascisti”. Peccato che Zagabria nell’estate 1943 era ancora sotto il controllo degli Ustaša croati, cui tedeschi e italiani avevano consegnato il potere dopo lo smembramento della Jugoslavia nel 1941, e che la decisione di annettere l’Istria alla Jugoslavia sia stata presa da Tito e dai suoi nell’autunno del 1943. Il palese falso storico serve però a sostenere l’idea, priva di alcun sostegno documentale e fattuale, di un disegno preordinato alla base delle uccisioni nell’autunno. Una tesi del massacro anti-italiano pianificato, come si diceva non sostenuta da alcuna prova, è quella proposta principalmente da ambienti neofascisti.
- Il fumetto evidenzia una struttura narrativa che, in assenza di una “trama” vera e propria, procede per salti che evocano, con abbondante retorica, una visione mitica, romanticizzata e ideologica della storia di quello che non può più dirsi Alto Adriatico, riducendosi invece, in una formula dal chiaro impatto emotivo e dalla precisa connotazione ideologica, al vecchio concetto del “Confine orientale”.
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I quattro brevi contributi iniziali non concordano nemmeno sul numero delle vittime complessive delle foibe (uno sostiene con certezza 10.000, un altro tra le 5 e le 10 mila), pongono in stretta relazione di causa-effetto le foibe e l’esodo (come si fosse trattato di una pulizia etnica) e non aiutano pertanto a fare chiarezza su un contesto storico che nel fumetto viene a malapena evocato, quando non dissimulato e affogato nella retorica.
- Le ultime tavole della graphic novel ritraggono il corpo di Norma Cossetto agonizzante, legato con delle corde a un tavolo, coi seni scoperti e una pozza di sangue tra le gambe: una violenza grafica e quasi istigatrice del tutto gratuita, inadatta ai giovanissimi cui viene offerta.
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Infine, proprio per la scelta dichiarata del fumetto di rivolgersi a un pubblico particolarmente giovane, è lecito chiedersi quale idea della storia dell’Istria durante la Seconda guerra mondiale possa farsi un ragazzo a seguito della lettura di Foiba rossa. Il lavoro manca, come già detto, di elementi seppur minimi di contesto e schiaccia una storia almeno pluridecennale sulle raccapriccianti tavole in cui una ragazza giace in agonia legata a un tavolo. Proprio questa circostanza potrebbe indurre un adolescente a rifiutare un materiale così sgradevole. Il fumetto per il resto manca sia di linearità nella narrazione che di capacità di immedesimazione con personaggi, dato che perfino la protagonista è a malapena abbozzata.
L’informazione ricevuta dai consiglieri di minoranza ha portato all’immediata decisione del dirigente scolastico: la mattina stessa del 10 febbraio ha bloccato la consegna dei fumetti e li ha restituiti al mittente.
Il gruppo di minoranza Tutti per Limena, che si riconosce nei valori della democrazia e dell’antifascismo, condivide tale responsabile decisione dell’istituto scolastico e porterà al prossimo consiglio comunale un’interrogazione per chiedere conto all’amministrazione di una simile iniziativa e per condannare ogni malcelato tentativo di diffondere, specie attraverso un’istituzione libera e qualificata come la scuola pubblica, ideologie legate e riconducibili ai peggiori ambienti e alle peggiori nostalgie neofascisti. Si riconosce che le foibe furono un crimine e che le violenze avvenute soprattutto in Istria nel ’43 e nel triestino nel ’45 vanno respinte e condannate poiché furono spesso sommarie e si abbatterono anche su persone innocenti, italiani in prevalenza sì, ma non in quanto italiani, ma perché ex fascisti, o identificati con le classi egemoni, o perché opponevano alla costruzione dello Stato comunista. Occorre però anche contestualizzare tali violenze, che furono da un lato una reazione alle politiche di snazionalizzazione e oppressione messe in atto dal fascismo nei confronti delle minoranze slovene e croate, dall’altro un aspetto dei violenti meccanismi di costruzione dello Stato jugoslavo da parte di un regime comunista che perseguitava tutti coloro che si opponevano ai suoi progetti (e quindi non solo italiani, e quindi non solo fascisti).
Anche in Lombardia, ad Arconte Gatti (MI), la direzione didattica di una scuola ha bloccato la distribuzione del fumetto decisa dal Comune. In questo caso però Fratelli d’Italia ha pensato bene di presentare in Parlamento un’interrogazione. A presentarla al neo ministro dell’Istruzione è stata la deputata Paola Frassinetti, responsabile nazionale istruzione del partito di Giorgia Meloni. Ci chiediamo se prima abbia letto le dettagliate e precise considerazioni dello storico Tenca Montini.
Quanto invece accaduto a Limena, invece, insegna che se esistono Regioni (Piemonte e Veneto, per esempio) i cui assessori all’istruzione stanziano contributi di migliaia di euro per un fumetto fuorviante e gratuitamente violento da distribuire nelle scuole medie – ma del tutto inadatto agli studenti cui si rivolge – esistono anche scuole e lavoratori della scuola, dirigenti e docenti, che – se informati – possono, in virtù dell’autonomia scolastica, fermare una bassa operazione di indottrinamento e propaganda fascista, garantendo in questo modo agli studenti e alla delicato mestiere di insegnare il rispetto, l’attenzione e la sensibilità che meritano.
Pubblicato mercoledì 17 Febbraio 2021
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/limena-pd-la-scuola-dice-no-a-foiba-rossa/