Una leggera nebbiolina avvolge gli scoscesi pendii delle montagne che sovrastano il corso del fiume Idrijca in Slovenia. La foresta è immersa nel silenzio invernale dove, per la scarsità della neve che solitamente l’avvolge in questa stagione, prevalgono le tonalità del marrone. A terra un tappeto di foglie che i faggi hanno ceduto dalle loro chiome, qua e là il verde di qualche pino o abete e le caratteristiche palle di vischio che, numerose in questa zona, colonizzano alcune specie vegetali.
Un leggero fumo esce dai camini delle case sparse della località di Bukovo in Slovenia che appaiono gradatamente dalla nebbia. Si tratta di una delle località annesse al Regno d’Italia a seguito del Trattato di Rapallo del 1920 e che con Regio Decreto del 29 marzo 1923 n°800 dall’originario e sensato nome di Bukovo (Bukov in sloveno significa faggio) diviene, come stabilito dalla “lezione ufficiale dei nomi dei Comuni, delle frazioni e delle altre località abitate dei territori” annessi: Pieve Buccova.
A seguito della guerra d’aggressione che porta alla dissoluzione del Regno di Jugoslavia (6 aprile 1941) e alla successiva annessione della “provincia di Lubiana” al Regno d’Italia (3 maggio 1941), si sviluppa la lotta di Liberazione delle popolazioni slave. Già il 26 aprile 1941 nasce l’Osvobodilna Fronta Slovenskega Naroda (il fronte di Liberazione del popolo sloveno – O.F.). Lo sviluppo della Resistenza all’occupatore italiano e al fascismo nella “provincia di Lubiana” determinerà anche un effetto imprevisto per le autorità fasciste e cioè l’espansione della lotta anche nei territori sloveni e croati annessi al Regno d’Italia con il trattato di Rapallo.
Hanno lo scopo di contenere lo sviluppo del movimento partigiano i comandi delle truppe italiane e le autorità fasciste. Accettano di buon grado la collaborazione civile e militare offerta dagli ambienti anti-comunisti sloveni. All’annessione della “provincia di Lubiana” un gruppo di “notabili”, per il tramite dell’Alto Commissario italiano Emilio Grazioli, inviano un messaggio a Mussolini in cui si assicurava devozione e collaborazione alle nuove autorità. Tra i firmatari il rettore dell’Università di Lubiana Savic e il sindaco di Lubiana Ivo Adlesic. Anche l’arcivescovo di Lubiana Gregorij Rozman si felicita con il duce e non esita ad appoggiare apertamente, da ardente anti-comunista, le formazioni armate che combattevano i partigiani.
In un primo tempo queste formazioni facevano parte della cosiddetta “Bela Garda” (Guardia Bianca), successivamente questi reparti, a partire dal 19 giugno 1942, saranno inquadrati nella Milizia Volontaria Anti Comunista (MVAC) con la quale possono contribuire, con alcune migliaia di uomini, a contrastare attivamente il movimento partigiano.
La situazione in Slovenia per gli italiani e per il regime fascista è infatti molto critica se addirittura, il genero e “Delfino del Duce” Galeazzo Ciano, poi fucilato dal suocero nel 1944, appunta nel suo diario il 18 maggio 1942: “L’Alto Commissario richiede l’invio di altri 24.000 uomini. Sembra che le strade di Lubiana siano ormai intransitabili per le nostre truppe: ogni portone ed ogni persona nascondono un’insidia”.
In questo contesto si inseriscono gli scontri con le truppe italiane forti di circa 300 uomini che determinano la cattura di 4 partigiani della zona e la fuga di altri due, Gabriel Peternelj e un certo “Taras” di cui non si conosce molto.
I 4 partigiani, Bogdan Jeram, Peter Čelik, Valentin Eržen e Gabriel Pajnter vengono catturati e condotti su una piccola radura erbosa, dove oggi sorge il cippo monumentale a loro dedicato e vengono fucilati dai soldati italiani. Sono i primi caduti della zona del Cerklansko.
Due anni più tardi, nel gennaio del 1945, in un contesto ancora più complesso, in questa località, in due imboscate successive perderanno la vita 30 partigiani della Brigata Gramsci della Divisione d’Assalto Garibaldi-Natisone. Anche in loro memoria a Bukovo esiste un monumento.
Il 26 dicembre è giorno di festa nazionale in Slovenia per la ricorrenza del giorno dell’Indipendenza. La manifestazione di Bukovo ha visto la partecipazione di circa 300 persone, 50 delle quali hanno percorso una marcia di circa 12 chilometri prima di raggiungere il luogo della cerimonia. Agli interventi di saluto del presidente della ZBB-NOB di Cerkno-Idrija Jože Jeram sono seguiti quelli del sindaco Gašper Uršič e di padre Bogdan Knavs da Sveta Gora. L’orazione ufficiale è stata svolta dallo storico e deputato sloveno Marjan Premk seguita da un ricco programma culturale con i canti e le recite del coro femminile “Zimzelen” di Nova Gorica, della cantante Marietka Popovski, del rapper Darko Nikolovski e dell’attore Iztok Malkar.
La fredda giornata invernale è stata riscaldata dalle bevande e dal minestrone di fagioli e cotiche offerto ai partecipanti in una baita.
Per noi dell’ANPI è stata ulteriore occasione per rinsaldare i nostri legami di amicizia e di militanza antifascista con i compagni sloveni.
Luciano Marcolini Provenza, ANPI Cividale del Friuli
Pubblicato martedì 31 Gennaio 2023
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/la-lunga-scia-di-sangue-del-fascismo-di-confine/