Nella notte tra il 29 e il 30 luglio, ignoti hanno nuovamente deturpato il murale dedicato ai fratelli Vitrani che si trova nei giardini De Nittis di Barletta. L’episodio precedente risale alla fine del maggio scorso. Nei giorni immediatamente successivi, il murale fu ripristinato a spese e ad opera dell’Anpi e delle associazioni antifasciste locali.
È, questo, un ulteriore attacco a uno dei luoghi simbolo della memoria storica cittadina che parla della partecipazione della nostra città alla lotta di Liberazione dal nazifascismo.
È appena il caso di ricordare che il gonfalone cittadino è stato decorato con due medaglie d’oro alla Resistenza e che centinaia di partigiani e di deportati barlettani hanno dato un importante contributo perché l’Italia fosse liberata dalla buia dittatura fascista.
La famiglia Vitrani è un simbolo della Resistenza, a cominciare da Michele Vitrani e dalla moglie Angela Degno, genitori di Ruggero, Pietro e Giuseppe.
Trasferitisi a Torino nel 1924, Michele cominciò a lavorare come tranviere. A partire dal giugno 1944 entrò a far parte della brigata Nino-Carlo, poi divenuta Ruggero Vitrani, in memoria del figlio. Della stessa brigata fecero parte i tre figli e la moglie, anche lei entrata nella Resistenza con il nome di battaglia Mamma Vitrani.
Ruggero fu il primo ad aderire alla Nino-Carlo, col nome di battaglia “Gero”; durante il periodo di militanza partigiana partecipò a numerose azioni di guerriglia, tra queste l’assalto ad un posto di blocco in via Nizza a Torino. Il 16 ottobre 1944 venne nominato vicecomandante della brigata. Appena un mese più tardi, il 16 novembre, fu catturato a Villarbasse mentre stava svolgendo una missione al comando di una squadra di partigiani. La sua strenua resistenza permise comunque ai suoi compagni di mettersi in salvo. Dopo tre mesi di dura prigionia fu fucilato a Torino. A lui fu conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria. La strada di Villarbasse che aveva visto la sua cattura venne intitolata ai fratelli Vitrani.
Pietro, un anno più giovane, era stato già assassinato a Giaveno. Nel luogo dell’uccisione c’è una lapide in suo ricordo.
A combattere in quegli anni c’era anche Giuseppe Alberto Vitrani, il più piccolo dei tre, entrato nella Resistenza a soli 16 anni col nome di Berto. Dopo aver abbandonato la brigata dedicata al fratello entrò nella Sap “Lino Rissone”, in azione in Valle di Susa. A Coazze, in provincia di Torino, esiste dal 1980 una fontana monumentale dedicata a questa straordinaria famiglia barlettana.
La memoria dei fratelli Pietro e Ruggiero Vitrani e della loro famiglia è patrimonio prezioso della storia della Resistenza italiana e viene tramandata e onorata fuori dai confini locali, a Coazze; a Torino in corso Francia, e sempre nel capoluogo piemontese, al Sacrario del Martinetto, scelto dalla repubblica sociale italiana come luogo per le esecuzioni delle sentenze capitali.
Sarebbe imperdonabile che proprio Barletta, la città d’origine della famiglia Vitrani, non riuscisse a tutelare degnamente la loro memoria dai vili attacchi di chi pavidamente e impunemente (almeno sino ad oggi) colpisce col favore delle tenebre.
L’Anpi Bat si è rivolta a tutte le competenti autorità affinché, nell’ambito delle rispettive competenze, intraprendano ogni azione utile affinché siano ricercati e individuati i responsabili del vile atto ed evitare, in futuro, che questo importante luogo della memoria venga maggiormente protetto e mai più deturpato.
Roberto Tarantino, presidente comitato provinciale Anpi Bat
Pubblicato giovedì 30 Luglio 2020
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