Trentamila persone, tutte accomunate dal bisogno di respirare un po’ di vitalità democratica, di sperare, di partecipare alla costruzione di un avvenire diverso. A sollecitarle e accoglierle è stata la Prima Festa Nazionale dell’Anpi svoltasi nella vasta area del Museo Cervi, a Gattatico, nei giorni 20, 21, 22 giugno.
L’iniziativa parte da lontano, dai giorni in cui un gruppo di giovani iscritti all’Associazione l’ha immaginata per rilanciare valori d’origine e futuro: democrazia, antifascismo, libertà.Vogliamo ricordarli tutti: Alessandro Frignoli, Fiorella Ferrarini, Gabriele Sossella, Fulvia Alidori, Daniele Susini, Barbara Cassinari, Enrica Berti.
Una donna fantastica, poi, ha colto subito la straordinarietà dell’idea e ha accompagnato con sapienza e amore il loro percorso fino alla sua morte prematura: Maria Cervi, figlia di Antenore, uno dei sette fratelli Cervi trucidati dai nazifascisti. Per non dimenticare, ancora, l’apporto di Armando Cossutta e di Lino “William” Michelini, che si sono prodigati fin dall’inizio in consigli preziosi e in contributi pratici fondamentali.
Un susseguirsi di programmi, incontri, proposte, tanto entusiasmo hanno caratterizzato la fase di preparazione che ha saldamente legato i ragazzi e ha aperto un rapporto di collaborazione molto positivo con l’Anpi.
Il risultato è stata la stesura di un programma ricco d’appuntamenti d’approfondimento politico-culturale (a farla da protagonisti quattro laboratori tematici) e musica.
Venerdì 20 è il giorno dell’inaugurazione nella Sala Genoeffa Cocconi del Museo Cervi. Ad intervenire, oltre a Tino Casali – Presidente Nazionale dell’Anpi – Rossella Cantoni, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi, River Tagliavini, Sindaco di Campegine, Barbara Cassinari, del Coordinamento della Festa, Raimondo Ricci, Armando Cossutta e Lino “William” Michelini, del Comitato Nazionale dell’Anpi.
“La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi Bella Ciao che partiamo” (da La Storia di F. De Gregori) recita in quest’occasione Armando Cossutta, a sottolineare il senso di un lavoro comune tra giovani e vecchi partigiani che ha avuto il suo simbolico avvio proprio con la Festa.
Tino Casali rivolge invece un invito: «Venite nell’ANPI. Troverete un passato glorioso, un presente fatto di uomini e di donne di tutte le età che vogliono portare avanti ciò che in quel passato vi fu di luminoso e che vinse il nazifascismo. Questo noi siamo». E ancora il gruppo musicale “I Gang” che cantano Maria Cervi coinvolgendo tutti i presenti in un battere di mani appassionato. L’aria di Festa è già innescata.
Canzoni, la sera, con i Treni in corsa, i Sine Frontera e Gasparazzo.
I laboratori partono il sabato. A spiegare il senso di questi momenti di confronto è Fulvia Alidori: «Ogni laboratorio è presieduto da un antifascista e da un partigiano, a sancire il confronto tra generazioni e soprattutto l’accompagnamento dei più vecchi nel passaggio di testimone ai più giovani. Sottolineo che la scelta di dare agli incontri il nome di laboratorio vuole significare un lavoro in essere che non si fermerà alla Festa, ma proseguirà dopo con la ferma intenzione degli organizzatori di iniziare con i relatori e con le persone in platea un percorso di relazione e conoscenza».
“La Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza a 60 anni dalla sua entrata in vigore (1° gennaio 1948 – 1° gennaio 2008): storia e sviluppi” è il primo. Come relatori: Domenico Gallo, Consigliere presso la Corte di Cassazione, Nicola Occhiocupo, Professore di diritto costituzionale all’Università di Parma, Alessandro Pizzorusso, Professore di Diritto pubblico all’Università di Pisa, Anna Sarfatti, insegnante-scrittrice e Albertina Soliani, senatrice del Pd. Tante voci alzatesi a difesa della “madre” delle nostre leggi.
La sala è affollata, come sarà nei giorni successivi. A prendere la parola per primo è Silvano Sarti “Pillo”, partigiano e Presidente dell’Anpi di Firenze. I toni, accorati, sono quelli di chi vive con estrema preoccupazione il presente. Prima di cambiare la Costituzione bisogna applicarla; vigiliamo, stiamo attenti, gli attacchi che le fanno non sono casuali, ma rispondono ad un preciso disegno. Così “Pillo”, prima di ricevere applausi torrenziali. Grande entusiasmo anche intorno ad un fuori programma: la proiezione di un video che racconta il percorso di lotta dei movimenti a difesa della Costituzione in occasione del referendum del 2006. Sono scorse così immagini delle varie manifestazioni realizzate, alternate con la lettura – da parte di Pamela Villoresi – delle filastrocche tratte dal libro “La Costituzione raccontata ai bambini” di Anna Sarfatti, il cui intervento ha ricevuto calorosi apprezzamenti. La sua esperienza di insegnante le ha permesso nel tempo di sperimentare quanto i bambini abbiano radicato dentro di sé il valore della convivenza: proprio dai loro disegni e temi è nato il libro.
Alessandro Pizzorusso, da parte sua, dopo aver proposto un excursus storico sulla Carta Costituzionale, raccomanda di perseguire nella sua difesa vigilando sui frequenti tentativi di stravolgerla, tentativi che passano come atti di “snellimento” dell’attività istituzionale (vedi il tentativo del centrodestra – bloccato appunto dal referendum del 2006 – di rafforzare i poteri del premier squilibrando i rapporti tra questo, l’opposizione, la magistratura, il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale).
«La Costituzione non è né la Bibbia, né il Corano, né il Talmud, non è intangibile», è la posizione espressa invece da Nicola Occhiocupo che prende a prestito le parole di Giuseppe Dossetti per invitare tutti ad acquistare familiarità con la Costituzione: «Cercate di conoscerla, di comprendere in profondità i suoi princìpi fondanti, e quindi di farvela amica e compagna di strada. Essa, con le revisioni possibili ed opportune, può garantirvi effettivamente tutti i diritti e tutte le libertà a cui potete ragionevolmente aspirare; vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro».
Domenico Gallo, fazzoletto della festa al collo, ha ribadito poi che «La Costituzione italiana è una costituzione compiutamente antifascista, non perché è stata scritta da antifascisti desiderosi di vendicarsi dei lutti subiti; al contrario, per voltare definitivamente pagina rispetto alla triste esperienza del fascismo e della guerra, i costituenti hanno sentito il bisogno di rovesciare completamente le categorie che caratterizzano il fascismo». E oggi c’è bisogno di rinverdire quelle intenzioni, c’è bisogno – continua Gallo – della chiamata “misteriosa” alla Resistenza cara a Calamandrei, che scrisse: «Nessuno aveva ordinato l’adunata, questi uomini accorsero da tutte le parti e si cercarono e si adunarono da sé (…). Ma questa chiamata fu anonima, non venne dal di fuori: era la chiamata di una voce diffusa come l’aria che si respira, che si svegliava da sé in ogni cuore, nei più generosi e nei più pigri, un’ispirazione che sussurrava da dentro, che comandava dentro (…). Qualcuno ha parlato di anima collettiva…».
La conclusione è un generale avvicinarsi, scambiarsi idee, progetti. Il sole fuori è di quelli che stordiscono, ma non impedisce a centinaia di persone di attraversare curiosi il Parco del Museo e l’interno che riserva suggestioni a non finire.
I Comitati per la Difesa della Costituzione hanno proseguito la discussione nella Sala. Genoeffa Cocconi producendo un documento contenente alcune proposte tra cui il sostegno all’appello per l’insegnamento della Costituzione nelle scuole e all’approvazione della modifica dell’art. 138 per mettere in sicurezza la nostra Carta.
Il pomeriggio è la volta del laboratorio dedicato alle modalità di trasmissione della Memoria: “Comunicare la memoria della Resistenza attraverso nuovi linguaggi: musei, arte, comunicazione visiva, internet, cinema e televisione”. Molti e generosi di stimoli i relatori, coordinati da Daniele Susini: Loris Mazzetti, giornalista e funzionario Rai, Lodovico Gualzetti, professionista della comunicazione grafica, Lorenzo Immovilli, promotore di eventi culturali, Anna Steiner, docente di comunicazione visiva al Politecnico di Milano, Claudio Silingardi, del Museo della Repubblica Partigiana di Montefiorino, Leonardo Sangiorgi, di Studioazzurro, Paola Varesi, direttore del Museo Cervi, Giacomo Verde, web artista e Patricia Zanco, regista e autrice teatrale.
«L’Anpi deve pretendere la valorizzazione della memoria» non ha usato mezze parole Loris Mazzetti – per anni braccio destro di Enzo Biagi – per sollecitare chi di dovere a fare il proprio dovere. E ha continuato «Ma oggi riusciamo a comunicare la memoria in un’Italia dove si fa tutto per farla scordare o perlomeno distorcere?».
Leonardo Sangiorgi, di Studio Azzurro, ha sottolineato l’importanza dell’interattività nella trasmissione della memoria, in particolare alle nuove generazioni. Un esempio brillante e concreto di questa modalità è il Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo all’interno del quale Studio Azzurro ha ideato un itinerario assolutamente innovativo. I visitatori si radunano intorno ad un tavolo (Il “Tavolo della memoria”) che è diviso in due da uno schermo. Sul tavolo in questione vengono proiettate immagini di repertorio sotto forma di un libro virtuale a cui i visitatori possono accedere, sfiorandone con la mano la superficie. Contemporaneamente scorrono sullo schermo delle interviste ai testimoni.
Passa di qui oggi l’impegno del ricordo, come per internet, esaltato da Lodovico Gualzetti, Giacomo Verde e Dario Venegoni (webmaster del portale www.anpi.it) o per il teatro di cui Patricia Zanco ha dato prova suggestiva con un monologo su Tina Merlin. Paola Varesi, direttore del Cervi, ha sostenuto poi che il Museo non deve essere il luogo da “visitare una volta nella vita”, bensì uno spazio di educazione permanente alla memoria. Anna Steiner ha quindi raccontato la storia di suo padre Albe, partigiano e designer che per tutta la vita ha perseguito l’ideale di una comunicazione responsabile e democratica.
A Gabriele Sossella la chiusura: «Si parte da qui! Per questo non sto facendo una conclusione, ma vi sto invitando al prossimo incontro, tutti, relatori e pubblico, perché è proprio di tutti che abbiamo bisogno, per trasformare un paese dove troppe volte la sincerità, la moralità, la trasparenza, la libertà il rispetto e il valore delle differenze e la pace vengono dimenticati».
A fine giornata “I Mercanti di liquore” che, tra Fabrizio De André e canti partigiani, fanno vibrare il pubblico, stimolando danze e cori commossi.
La mattina di domenica è ancora folla che si divide tra allegria, incontri, visite al Museo Cervi e stand delle Anpi provinciali (Genova, Venezia, Trento), dell’Anpi Nazionale, Anppia-Cervi, Emergency, Libera. Non è mancata una libreria fornitissima e frequentatissima. Come anche varie mostre molto partecipate: “Sana e Robusta Costituzione” (fotografie di Marco Menozzi e Mirca Lazzaretti); “Una storia partigiana” di Alberto Pagliaro (fumetti tratti dal Vernacoliere) e “A scuola come in fabbrica” sui convitti-scuola della Rinascita.
Puntuali i laboratori. Il terzo è “L’identità e la formazione antifascista: l’Anpi come agenzia educativa e riferimento valoriale. L’antifascismo di ieri e di oggi”. A farla da protagonisti, com’è ovvio, i partigiani, Rosario Bentivegna e Umberto Lorenzoni, in questo caso, ma anche rappresentanti di moderne resistenze: Don Andrea Gallo e Rita Borsellino. Mimmo Franzinelli, storico, e Valerio Romitelli, professore di Storia dei partiti e movimenti politici all’Università di Bologna, hanno offerto un’analisi sugli antifascismi e sul rapporto tra partiti e Resistenza.
A introdurre è Enrica Berti: «L’Anpi è un luogo fisico ma soprattutto di incontri umani che offrono la possibilità e lo sprone verso un’educazione al pensiero libero, laddove per libertà si deve intendere la situazione in cui le esigenze di ciascuno non costringano e condizionino gli altri nella loro individualità, per avere una società in cui viga davvero la giustizia sociale. L’Anpi è un “riferimento valoriale” poiché i valori non hanno età! Ma come tutti i sentimenti vanno alimentati e chi può farlo meglio dei nostri partigiani – Pillo, Michelini, Cossutta, Notari, Vergalli, Lorenzoni, Bentivegna… – che, cresciuti nel fascismo e quindi conosciuto come unica forma di governo, impararono sulla loro pelle che bisognava DIRE di NO? Hanno saputo, senza mai chinare il capo, riappropriarsi del loro futuro. Noi dobbiamo, col loro esempio, e forti del fatto che le idee condivise hanno una grande capacità di unione tra gli individui, riprenderci il nostro futuro, cominciando a pretendere l’applicazione di tutti gli articoli della nostra Costituzione».
Dopo l’incoraggiamento a lottare di Bentivegna e Lorenzoni, ancora incredibilmente pieni d’energia e voglia di futuro alla maniera di una nazione civile, Rita Borsellino racconta la “sua” resistenza, quella di una donna abituata a tenere la testa bassa fino a quando la morte del fratello non l’ha spinta ad alzarla. E da allora lotta, coinvolge i giovani… «Vengono accusati di essere superficiali, incoscienti. Non è vero. Hanno fame di valori. Loro sono il futuro, di fronte a quest’Italia assuefatta, che non sa più indignarsi». Un’idealista di mestiere, Rita Borsellino: «Ci vuole coraggio e capacità di credere che cambiare è possibile: ce lo hanno dimostrato Falcone, Borsellino e ancora prima i partigiani, che consapevolmente hanno offerto la loro vita».
Don Andrea Gallo è un uragano. Canta Bella Ciao, invita all’unione, «perché non ci si libera da soli», denuncia le malefatte di ieri e di oggi delle istituzioni governanti. Poi sottolinea l’importanza della Festa: «Ci voleva quest’incontro perché oramai la stragrande maggioranza degli italiani non è neanche elementarmente antifascista».
Intanto, nella sala Genoeffa Cocconi, le partigiane sono al centro del laboratorio “E allora ho capito che bisognava esserci! – Donne di ieri e di oggi, il coraggio della scelta”. A presiedere, Laura Polizzi “Mirka”, Vice Presidente nazionale dell’Anpi e Barbara Cassinari, del Coordinamento della Festa.
La Polizzi ha ricordato il suo incontro con Genoeffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi: «mi offrì una scodella di latte caldo e in quel gesto si era espressa tutta la sua solidarietà e il suo coraggio». Anche Daniela Gagliani, dell’Università di Bologna e della Società Italiana delle Storiche, ha richiamato la figura di questa donna coraggiosa citando il convegno nazionale, voluto da Maria Cervi, svoltosi al Museo Cervi nel 2004 dal titolo “Genoeffa Cocconi donna, madre, contadina”. Subito dopo la parola è passata alle partigiane. Teresa Vergalli: «sono entrata nella Resistenza per amore di mio padre e di mia madre; io e mio fratello siamo cresciuti a zuppa di latte, radici di campo e antifascismo inteso come educazione all’antiguerra, all’antigiustizia, all’antidiscriminazione contro le donne e in generale…». Poi Giacomina Castagnetti e Annita Malavasi “Laila”.
Quindi, Marisa Rodano – partigiana e membro del Comitato per il voto alle donne fondato a Roma nel 1944 – che ha ammonito: «dobbiamo tenere le antenne vigili perché i segnali preoccupanti di una violazione della libertà e dell’uguaglianza in più aspetti e soprattutto nel mondo femminile, intesa come nell’art. 3 della nostra Costituzione di rimozione degli ostacoli che impediscono la parità, non mancano». Gabriella Manelli, preside del liceo classico “G.D. Romagnosi” di Parma, ha illustrato invece il lavoro sulle costituenti svolto nella sua scuola, lavoro che è diventato un libro: “Le madri della Repubblica”. A seguire ancora partigiane: Luciana Romoli e Assunta Masotti. Elisabetta Salvini, giovane storica dell’Università di Parma ha parlato di un progetto di ricerca iniziato nel 2005 e conclusosi nel 2008 dal titolo “Oltre il 60° dalla Resistenza a oggi. Le donne reggiane protagoniste consapevoli”. Infine, Gabriella Gallozzi, giornalista de l’Unità e Guido Albonetti, regista, hanno presentato un breve video che sintetizza un loro lavoro sulle testimonianze delle combattenti. Nel pomeriggio, la visita alla mostra “L’altra metà della storia. Il contributo delle donne reggiane dalla Resistenza a oggi”, curato dalle donne dell’Anpi di Fabbrico in collaborazione con Istoreco, “Le Mondine di Novi” con Ivana Monti, Vinicio Capossela e il coro di Trento. Qua e là troupe della Rai, insieme a giornalisti di altre testate nazionali, che hanno seguito e dato conto di tutti i giorni di festa.
L’emozione, alla chiusura, è tanta. «Vi passiamo il testimone ragazzi» grida con tanta commozione e convinzione Raimondo Ricci, Vice Presidente Nazionale Vicario dell’Anpi.
Quindi, davanti a migliaia di persone – coordinati da Fiorella Ferrarini – si sono alternati a parlare sul palco, allestito nel Parco del Museo Cervi, Giacomo Notari, Presidente dell’Anpi di Reggio Emilia; Don Luigi Ciotti, Carlo Grezzi, Presidente della Fondazione Di Vittorio; Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia; Nichi Vendola, Walter Veltroni, Alessandro Frignoli, coordinatore della festa.
«Resistere è esistere, essere coerenti sempre e fino in fondo con i valori che si professano» − ha detto con forza Don Luigi Ciotti, dopo l’annuncio della sua iscrizione all’Anpi − «Dobbiamo combattere le malattie mortali della nostra società: la rassegnazione, la delega, la sfiducia». Una chiamata “all’esserci” quella che fa il sacerdote, militante del volontariato da 40 anni. «Mi sono venute le lacrime» − ha invece confessato al pubblico Giacomo Notari − «quando ho visto in questi giorni partigiani e giovani insieme. È l’inizio del “nuovo raccolto”». Il Presidente dell’Anpi di Reggio Emilia ha anche dichiarato che si impegnerà per far realizzare un’altra Festa nel palermitano.
Dopo un ricordo molto affettuoso di Maria Cervi, parole chiare sulla moda corrente della “riconciliazione” sono arrivate poi da Walter Veltroni: «C’è chi ha tolto la libertà e chi l’ha restituita». Nichi Vendola, a sua volta, ha attribuito grande importanza − nell’ondata di intolleranza che sta attraversando l’Italia − al rilancio dell’Associazione dei partigiani, attraverso i giovani: «Bisogna ricostruire un racconto collettivo di che cosa è stata la lotta per la libertà in questo paese».
Alla fine Bella Ciao, cantata e ballata da tutti, fazzoletti tricolore scatenati, e tanta voglia di continuare questo nuovo percorso.
Per il Parco, partigiani che s’intrattengono coi ragazzi. Il passaggio del testimone è già realtà.
(da Patria Indipendente del 27 luglio 2008)
Pubblicato giovedì 13 Giugno 2019
Stampato il 22/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/compleanno-anpi-la-prima-festa/