“La Repubblica riconosce il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, quale “Giorno della memoria, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice”. Così recita la legge 56 del 4 maggio 2007. Il 9 maggio 1978 furono assassinati Peppino Impastato e Aldo Moro. Nel Giorno della memoria delle vittime va dunque ricordato l’abbattimento del DC9 della compagnia aerea Itavia che volava nella serata del 27 giugno 1980 sul braccio di mare che collega due isolette: Ustica e Ponza. Perirono tutti, passeggeri ed equipaggio. Erano in totale 81 persone. Una di queste persone si chiamava Alberto Bonfietti, aveva 37 anni e si stava recando in Sicilia per festeggiare il compleanno della figlia lì in vacanza. Sua sorella Daria, già parlamentare, è presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage di Ustica. Daria Bonfietti, e con lei tutta l’Italia, è ancora, dopo decenni di depistaggi di ogni ordine e grado, in attesa di una “verità” ufficiale e definitiva che dia giustizia a quelle vittime e inchiodi alle proprie responsabilità i colpevoli.
La redazione
Negli anni passati la giornata del 9 maggio è stata celebrata con particolare solennità al Quirinale, durante la Presidenza Napolitano, segnando momenti di alto significato simbolico come l’incontro tra le vedove di Pino Pinelli e di Luigi Calabresi.
In generale è sempre stata un momento di omaggio alle tante vittime del terrorismo, ma anche di riflessione su quanta verità manchi ancora su terribili fatti della nostra storia recente.
In questo anno terribile, oltre al dovuto ricordo, in questa giornata, sento innanzitutto opportuno ancora denunciare il quasi totale fallimento dell’applicazione della Direttiva Renzi del 2014 (Direttiva per la declassifica e per il versamento straordinario di documenti all’Archivio centrale dello Stato).
Ci si aspettava finalmente un’operazione di definitiva trasparenza e di pieno sostegno ad una ricerca storica sempre più necessaria per la conoscenza. Invece si deve denunciare una lacunosità, ma ancor di più l’inconsistenza della documentazione messa a disposizione.
Non c’è stata davvero la collaborazione di quegli apparati e di quei Ministeri che dovevano mettere a disposizione tutta la documentazione in loro possesso.
E si deve aggiungere che il materiale, comunque depositato, nonostante gli impegni – e anche i notevoli stanziamenti – non è nemmeno messo a disposizione effettivamente degli studiosi negli Archivi provinciali. Mentre nello stesso tempo si deve constatare che non stia dando i desiderati frutti l’impegno per la digitalizzazione degli atti giudiziari sempre legati alle Stragi.
In questa occasione voglio però ricordare che la Corte d’Appello di Roma ha condannato i Ministeri dei Trasporti e della Difesa a risarcire il fallimento della compagnia Itavia, proprietaria del DC9 abbattuto a Ustica.
Una sentenza che ci riporta alla strage di Ustica del 27 giugno 1980.
Come è ormai ampiamente dimostrato la vicenda Ustica è la vicenda di una verità immediatamente conosciuta che si è cercato in ogni modo di nascondere. Una verità che i parenti delle povere vittime e più ancora i cittadini tutti non dovevano conoscere. Era troppo indicibile ciò che doveva avvenire quella notte nei nostri cieli!
E l’Aeronautica militare, mettendo in campo tutto il suo prestigio nell’affermare che l’aereo era caduto per un “cedimento strutturale”, fornì il grande depistaggio per nascondere. Ma il cedimento strutturale fu anche il capro espiatorio: era la compagnia Itavia che doveva pagare perché evidentemente faceva volare aerei malconci.
Voglio ricordare che in ambiente militare circolava il racconto dell’aereo che aveva trasportato pesce e quindi aveva le strutture corrose dal sale.
La Sentenza di Roma rende quindi giustizia sia alla compagnia Itavia sia ai cittadini tutti, perché riafferma quella verità negata e che ci aveva consegnato il giudice Priore alla fine della sua Istruttoria: “l’incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto”.
Il tribunale di Roma riconosce inoltre che i Ministeri non hanno operato con adeguate iniziative – ricordiamo che l’istruttoria aveva dimostrato segnali d’allarme prima del momento della tragedia – a salvaguardia delle persone e poi sono stati individuati innumerevoli comportamenti atti a coprire la verità, distruzione di atti, documenti, prove.
Ora partendo anche da questi determinanti pronunciamenti giudiziari continuiamo a chiedere verità e giustizia per tutte le vittime del terrorismo e per gli 81 innocenti cittadini vittime della strage di Ustica. La Magistratura deve individuare i responsabili materiali di quell’episodio di guerra aerea, ma è ormai chiaro che ciò non può avvenire senza un effettivo e concreto apporto dell’Esecutivo, che per via diplomatica deve ottenere tutte le informazioni da quei Paesi amici ed alleati i cui aerei – è dimostrato – “razzolavano” attorno al DC9 dell’Itavia quel 27 giugno 1980.
Daria Bonfietti, Presidente Associazione Parenti delle vittime della Strage di Ustica
Pubblicato sabato 9 Maggio 2020
Stampato il 24/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/ustica-quarantanni-di-menzogne/