Ci riprovano sempre i neofascisti, in tutto il Paese e anche qui al Sud, in Puglia, forti di un clima oscurantista, nostalgico e violento, legittimato da una parte della politica nazionale che ha diffuso la parola d’ordine “il fascismo non esiste”, locuzione che assomiglia tanto a “la mafia non esiste”. Invece c’è, eccome. Ed è lungo l’elenco dei misfatti: antifascisti picchiati per strada da esponenti di CasaPound; “ronde razziste” che prendono a calci e pugni chi capita loro davanti e ha un diverso colore di pelle; striscioni provocatori affissi di notte davanti alle sedi sindacali della Cgil, “rea” di tutelare i diritti dei lavoratori immigrati. E ancora. Attacchi violenti, verbali e scritti, con lo scopo di delegittimare il ruolo fondamentale delle associazioni antifasciste; la sala più prestigiosa del municipio di un capoluogo di provincia concessa ai “fascisti del terzo millennio” per la sua campagna elettorale, nonostante i sindaci giurino sulla Costituzione a vocazione antifascista della Repubblica italiana. Senza dimenticare le minacce a un parroco che, in un quartiere popolare e sotto scacco della malavita organizzata, senza paura predica accoglienza: un’ulteriore cartina di tornasole delle alleanze, salde, tra neofascisti e criminalità.
La società civile democratica cerca di rispondere colpo su colpo, pacificamente ma con rigore e fermezza. Però serve di più. Serve un impegno forte istituzionale anche per comprendere le modalità di presentarsi e di agire dei nuovi fascisti e per contrastarli. Lo hanno sempre ricordato i nostri partigiani: mai abbassare la guardia, mai dare per scontata la vittoria della Resistenza, perché la democrazia va conquistata e confermata giorno per giorno.
In Puglia ce l’hanno fatta. Il 14 luglio scorso, presso la Regione Puglia, si è insediato l’Osservatorio regionale sui neofascismi.
Non ci sono altri esempi in Italia, se si esclude il protocollo d’intesa firmato tre anni fa tra la Regione Toscana, l’Anpi, l’Arci e il locale Istituto storico. Soprattutto non esiste un altro Osservatorio istituito con tanto di delibera di Giunta, regole precise e, per decreto del presidente Michele Emiliano, la nomina dei componenti che resteranno in carica per cinque anni. Sia chiaro, non potranno usufruire di nessuna copertura finanziaria: gli “osservatori” lavoreranno gratuitamente perché sono più che motivati. E il buon esempio potrebbe essere di ispirazione per altre Regioni. Tutto è nato da una proposta del Coordinamento regionale antifascista pugliese del quale fanno parte Anpi, Arci, Libera, Cgil, Rete della conoscenza, Link (indispensabile la presenza dei giovani).
Dal protocollo d’intesa con la Regione Puglia alla delibera di giunta il passo è stato breve. L’emergenza Covid ha purtroppo allungato i tempi dell’insediamento, che si è svolto in video conferenza con la speranza di potersi riunire in presenza a settembre per cominciare a discutere sui compiti dell’Osservatorio e ad agire. Di questi compiti parla Ferdinando Pappalardo, coordinatore regionale di Anpi Puglia. «Sono soddisfatto – ha dichiarato subito dopo l’insediamento –. Finalmente tale impegno è andato a buon fine. Nostro compito – ha proseguito il coordinatore dei partigiani pugliesi – sarà vigilare sul territorio regionale contro la propaganda e la violenza fascista e razzista, essere presenti nelle scuole, sollecitare le istituzioni a negare spazi pubblici ai fascisti, invitare la Regione Puglia a costituirsi parte civile in processi penali contro le azioni dei fascisti, lì dove esistono i presupposti per farlo».
Dunque non solo la diffusione di una cultura antifascista ma al contempo l’impegno di essere antenne su tutto il territorio regionale. Si legge nel protocollo d’intesa: “Il Coordinamento antifascista regionale e le organizzazioni che lo compongono, si impegnano a contribuire al costante monitoraggio, su tutto il territorio regionale, degli episodi, delle iniziative, delle attività di singoli o di gruppi organizzati che rivelino ispirazione e caratteri fascisti, razzisti, xenofobi, fornendone adeguata documentazione all’Osservatorio regionale sui neofascismi, che provvederà, con cadenza annuale, a renderne conto in un rapporto cui andrà assicurata la massima pubblicità”.
E inoltre: “Nei casi di procedimenti penali intentati in Puglia a carico di quanti incorressero nei reati di apologia di fascismo, di istigazione all’odio razziale, di incitamento alla violenza e alla discriminazione per motivi di razza, di religione, di genere, di orientamento sessuale, nonché per ogni atto riconducibile alla ideologia fascista, la Regione valuterà la sussistenza dei presupposti perché possa costituirsi parte civile, a fronte di segnalazioni provenienti dall’Osservatorio, dal Coordinamento antifascista, da altre associazioni, da Comuni e Province, dai singoli cittadini”.
Alla conferenza di insediamento dell’Osservatorio era presente il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Sosterrò l’Osservatorio con l’istituzione che rappresento – ha detto nel suo intervento –, mettendolo nelle condizioni di leggere ogni segnale negativo e soprattutto ogni segnale positivo. Perché penso che l’antifascismo moderno debba consistere nello spiegare continuamente e con pazienza le ragioni della complessità delle nostre società. L’antifascismo oggi è una liturgia quotidiana basata sul rispetto delle libertà altrui e contro ogni discriminazione. La vostra presenza – ha continuato Emiliano rivolto ai membri dell’osservatorio – mi rassicura e mi rende più tranquillo per consentire a ciascuno di costruire la propria vita secondo i propri valori e i propri principi, rispettandoci reciprocamente. La nostra terra è infatti sinonimo di accoglienza e l’antifascismo è un valore che consente all’economia di girare intensamente, senza limiti. La lotta al razzismo, alle discriminazioni rende i collegamenti anche economici più intensi. Stiamo costruendo così una società dove l’eguaglianza e la libertà si equilibrano».
Ed ecco le “sentinelle antifasciste” che fanno parte dell’Osservatorio costituito presso la Presidenza della Regione Puglia: Luciano Canfora; Laura Marchetti; Ferdinando Pappalardo; Davide Giove; Maria Rosaria Manieri; Anna Grazia Maraschio; Roberto Savino; Vittorio Ventura; Davide Lavermicocca; Pasquale Martino; Stefania Verna; Maria Teresa Santacroce; Antonella Morga; Tea Sisto (chi scrive); Francesco Pagliarulo; Tommaso Bruno.
Si comincia a lavorare. Recuperando la memoria storica e ispirandoci ai valori della nostra Costituzione.
Pubblicato giovedì 16 Luglio 2020
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