Condannato a quasi il doppio degli anni di carcere chiesti dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi) il simbolo dell’accoglienza. Si è concluso così a Locri il primo grado del processo sui presunti illeciti di Mimmo Lucano nella gestione del “modello Riace”.
Lucano era sul banco degli imputati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a “commettere un numero indeterminato di delitti”, falso in atto pubblico, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio e peculato.
“Questa é una vicenda inaudita. Sono stato trattato come un mafioso. Sarò macchiato per sempre da colpe che non ho commesso. Mi aspettavo un’assoluzione – ha detto Lucano a commento della sentenza –. Grazie, comunque, lo stesso ai miei avvocati (Giuliano Pisapia e Andrea Daqua, ndr) per il lavoro che hanno svolto. Io, tra l’altro, non avrei avuto modo di pagare altri legali, non avendo disponibilità economica”.
Nell’ottobre 2018 il sindaco che aveva attirato i riflettori di tutto il mondo per essere riuscito dare ospitalità, scuole, lavoro e dignità a tanti immigrati e profughi era stato posto agli arresti domiciliari e, dopo il periodo di detenzione, era stato applicato nei suoi confronti il divieto di dimora a Riace, poi revocato dal Tribunale di Locri nel settembre 2019.
Oggi, dopo un procedimento penale durato quasi due anni e quattro giorni di camera di consiglio, la condanna.
“Siamo sconvolti per la notizia della condanna a Mimmo Lucano cui inviamo solidarietà e vicinanza – così il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo –. Un Sindaco che per sensibilità personale e dovere costituzionale ha fatto dell’accoglienza e dell’integrazione la marca del suo impegno. Attendiamo com’è doveroso di leggere la sentenza. È però evidente – ha proseguito il presidente Pagliarulo – che la condanna abnorme contraddice radicalmente la vicenda di un uomo che ha sempre aiutato gli ultimi e non si è mai arricchito. Ribadendo la fiducia nella magistratura e sottolineando la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, l’Anpi tutta confida nei successivi gradi di giudizio, in una positiva risoluzione di questa dolorosissima vicenda giudiziaria”.
Nel novembre 2018 l’associazione dei partigiani aveva conferito la tessera onoraria a Lucano con questa motivazione: “Il modello di accoglienza realizzato a Riace coincide mirabilmente con quanto dettato dalla Costituzione sul rispetto e l’attuazione dei diritti umani. Con quanto, dunque, sognato dalle partigiane, dai partigiani e da tutti i combattenti per la libertà. Domenico Lucano ha dimostrato nei fatti che l’integrazione dei migranti può essere una via utile alla crescita delle comunità e a un efficace contrasto al razzismo. Per tutto questo costituisce e costituirà sempre un prezioso esempio per le giovani generazioni”.
Pubblicato giovedì 30 Settembre 2021
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