Pensavamo, alle 5.30 di mattino, che il peggio fosse passato e che la giornata di giovedì 19 sarebbe servita per tirare il fiato e concedersi qualche ora di sonno. Il fiume Senio presentava varie tracimazioni: vere e proprie bombe pronte a esplodere. Ma la speranza era quella che tutto sarebbe passato prima dell’alba. I livelli idrometrici dei fiumi romagnoli sembravano avere raggiunto il culmine per poi concedere una tregua. Ma ogni speranza sarebbe, nel giro di pochi minuti, crollata assieme all’argine poco a monte dell’abitato.
Cotignola è un piccolo Comune in provincia di Ravenna dove vivono 7.400 anime, tutte tormentate dalla paura seminata dalle alluvioni del 2023. Mio nonno faceva il guardiano del Lamone per il Genio Civile e mi aveva insegnato che il fiume va rispettato: un posto magnifico, che ha accompagnato lo sviluppo delle nostre comunità. Attraversa il cuore delle nostre città e ci scorre nel petto. Ma che oggi è vettore di terrore.
Nella serata di mercoledì 18 era stato dato l’ordine di abbandonare le case vicine al letto del fiume, recarsi ai piani alti o andare altrove, da amici, parenti o nei centri di accoglienza allestiti nei paesi vicini. Non è facile invitare le persone ad abbandonare le proprie vite: quelle abitazioni costruite coi sacrifici di una vita per proteggere i nostri affetti.
Da monte, chissà da dove, sospinti dall’acqua, arrivano legni, botti di plastica e rotoballe di fieno. Una quotidianità spazzata via pescata lungo i 50 km di un fiume che nasce nell’Alto Mugello.
La certezza della rotta è arrivata attorno alle 5.45. La processione degli uomini della Protezione civile, colonne che arrivavano da altre regioni e parlavano altri dialetti, era iniziata ore prima. Poi vigili del fuoco, soccorso alpino, sommozzatori che uscivano dall’ascensore che porta al primo piano del municipio di Cotignola, collegato con gli altri Comuni della Bassa Romagna, la prefettura e tutti gli enti che hanno a che fare col governo delle acque in un territorio che, lo dice il nome, guarda gli altri dal basso verso l’alto, ma non vede il mare. Una pianura strappata alle paludi, bonificata col sudore degli scarriolanti, divenuta terra fertile. Popolata da gente industriosa, capace di rimboccarsi le maniche per eccellere in ogni campo. Terra di vino forte e tecnologia avanzata. «Se la Romagna finisce in ginocchio, è solo per allacciarsi le scarpe», ha detto uno dei responsabili della Protezione civile.
La rotta è un disastro, lo abbiamo visto nel 2023. Le case più vicine vengono spazzate via, mentre quelle più lontane vengono allagate dopo qualche ora. Filtra dalle porte, trova passaggi inaspettati. È fredda e ha un odore nauseabondo.
La priorità è mettere in salvo le persone. Solo in certe condizioni ti accorgi che la tua città è popolata da persone che, in tempi di calma, non si vedono in giro per la strada, perché condannate a vivere tra le quattro mura di casa o addirittura condannate su un letto o su una sedia a rotelle, come quella di chi scrive. Persone che, per la nefasta occasione, avevano spesso riparato al primo piano in attesa dei soccorritori ed evacuate con ambulanze, auto, mezzi anfibi, gommoni o elicotteri.
Le mie quattro rotelle sono state parcheggiate per due giorni nella sala del Consiglio comunale. Solo un pisolino accasciato su una scrivania al piano superiore, con la testa appoggiata sul cuscino che solitamente custodisce le fedi di chi si sposa con rito civile. Il mio compito era quello di pubblicare post sui social del Comune di Cotignola e tradurre in poche righe un dramma collettivo. Aggiornamenti puntuali, l’acqua è arrivata in via Ponte Pietra, via Canale è collassata, proprio mentre i vicini di casa mi inviavano le foto di casa mia invasa dall’acqua. Meglio scrivere, che a parlarne viene un groppo alla gola e le parole strozzano l’esofago.
Nemmeno l’alba è riuscita a rischiarare i volti in municipio. E le notizie che arrivano da Traversara, frazione del vicino Comune di Bagnacavallo, sono spaventose. Case che non ci sono più, persone disperse e la pioggia che non dà tregua. Le operazioni di soccorso sono stupefacenti. Gente che rischia la vita per salvare quelle degli altri. Gente che dorme sulle brandine allestite alle palestre delle scuole. Gente che non finiremo mai di ringraziare.
Poi, nel pomeriggio, irrompono le parole del ministro Musumeci, che da Roma vuole scaricare un barile di responsabilità sugli enti locali romagnoli. Ma in questi giorni, tra i banchi del nostro Consiglio comunale, non si parla di politica. Quella, durante l’emergenza, è meglio lasciarla da parte.
Samuele Staffa, consigliere comunale a Cotignola (RA), già direttore di Resistenza Libertà, la rivista dell’Anpi di Ravenna
Pubblicato martedì 24 Settembre 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/romagna-mia-dove-la-gente-si-inginocchia-solo-per-allacciarsi-le-scarpe/