La madre del partigiano
Sulla neve bianca bianca
c’è una macchia color vermiglio;
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.
Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare:
o tu che passi, non lo strappare,
è il fiore della libertà.
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà.
Gianni Rodari
“Quello che io sto facendo è di ricercare le “costanti” dei meccanismi fantastici, le leggi non ancora approfondite dell’invenzione, per renderne l’uso accessibile a tutti. Insisto nel dire che, sebbene il Romanticismo l’abbia circondato di mistero e gli abbia creato attorno una specie di culto, il processo creativo è insito nella natura umana ed è quindi, con tutto quel che ne consegue di felicità di esprimersi e di giocare con la fantasia, alla portata di tutti”. Queste parole sono riportate nella quarta di copertina della prima edizione, del 1973, de “La Grammatica della fantasia”, una sorta di resoconto di studi sulla letteratura fantastica.
Gianni Rodari, di cui oggi ricordiamo il centenario della nascita, a volte viene descritto come scrittore per bambini. Definizione troppo veloce che rischia di non contenere in modo adeguato la portata storica e attuale dell’uomo.
Se c’è una figura che attraverso gli scritti “all’infanzia”, non “per l’infanzia”, ha rappresentato il pedagogo, lo scrittore e l’intellettuale, è certo quella di Gianni Rodari. Con le sue favole, filastrocche e poesie per bambini, ha saputo dare forma, valore e carattere alle fantasie dei più piccoli. Con una attenzione: parlare ai piccoli per spiegare agli adulti. Le sue teorie educative basate sull’importanza della fantasia, hanno saputo parlare oltre il tempo.
I suoi libri, che ancora possiamo trovare diffusissimi in tutte le librerie italiane, sono alla base di un modo differente di intendere il rapporto tra adulti e bambini e tra i bambini e la creatività.
In Rodari non leggiamo di principi e principesse, di castelli e di eroi. Nessun “leader”, per usare un termine di oggi, che caratterizza ed è protagonista della narrazione. Giovannino Perdigiorno, Gelsomino, Cipollino e il barone Lamberto sono personaggi che parlano della normalità e della realtà dei bambini, senza caratterizzazioni mitiche o eroiche, ma straordinariamente normali, quotidiani.
Non si leggono, dunque, nei testi di Rodari morali di portata storica a cui tendere inevitabilmente per crescere felici. Al contrario, si legge che per essere felici ognuno può trarre le proprie conclusioni e fare le proprie riflessioni, senza imposizioni. Perché il maestro non è colui che impone, ma colui che mette a disposizione le proprie capacità. Il coccodrillo, l’uomo che diventa pesce, il bambino distratto e la delicata bambina, sono uno “straordinario normale” che fa della fantasia di Rodari, l’espressione della libertà, tratto portante che ne caratterizza la pedagogia.
La rivoluzione di questa fantasia della libertà o libertà della fantasia, trova una delle sue applicazioni con “l’errore creativo”. Cioè le potenzialità creative e pedagogico-didattiche dell’errore. Rodari ci spiega che in ogni errore si trova la possibilità di una storia. Gli errori dei bambini si configurano come creazioni autonome, utili ad interpretare la realtà sconosciuta, la loro. Sono errori che fanno ridere e ridere degli errori è già un modo di prenderne le distanze. Rodari ci dice, tutto sommato, che apprendere anche con ironia, aiuta piuttosto che apprendere con tristezza. Come a dire che il proverbio “Sbagliando s’impara” può essere trasformato in “Sbagliando s’inventa”. Rodari ci dice che i bambini possono, per errore, inventare parole che, per loro sono vere e che l’adulto ha il compito di sostenere questa fantasia per riconoscergli competenza e creatività. Un esempio di qualche anno fa può rappresentare appieno questo pensiero. Il bambino che a scuola scrive “petaloso” utilizzandolo come aggettivo per descrivere un fiore. Dice l’insegnante: «Quando ho letto il compito ho segnato errore, ma aggiungendo accanto al cerchio rosso che si trattava di un errore bello. La parola mi convinceva, perciò mi è venuta l’idea di chiedere il parere della Crusca. Ho spiegato ai miei alunni che cos’è questo ente, l’abbiamo studiato insieme e poi ho chiesto all’alunno di scrivere la lettera da spedire. Lui me l’ha fatta correggere e ha chiesto a una compagna di classe di ricopiarla in bella grafia. Insomma, un bel lavoro di squadra. Quando è arrivata la risposta in classe è subito scattato l’applauso» (da https://www.corriere.it/scuola/16_febbraio_24/ferrara-copparo-piccolo-matteo-inventa-parola-petaloso-accademia-crusca-risponde-7296e148-dac9-11e5-956c-6f7e55711737.shtml). Oltre schemi, pregiudizi e luoghi comuni. Sicuramente ha applaudito anche Gianni Rodari.
Fin qui, in queste brevi e sicuramente incomplete riflessioni, il Rodari pedagogo. Difficile staccare tutto questo dal Rodari intellettuale. A volte al termine intellettuale sono associate definizioni ironiche o spregiative: “un’astratta cerebralità” o “ostentazione di superiorità”. Sicuramente non si associano a Rodari. La sua capacità di esercitare influenza nel proprio ambito d’azione, il pedagogo scrittore “ai bambini” per parlare agli adulti, ascrivono l’attività intellettuale di Rodari nell’impegno concreto, quotidiano, attivo. Rivolto a tutti. Formazione e scelte di impegno politico e sociale, ci descrivono un Rodari intellettuale e militante. Inizia gli studi religiosi, che interrompe. Il 1944 lo vede militante attivo nella lotta partigiana, poi funzionario e giornalista in varie testate legate o vicine al partito comunista italiano. Fu un’adesione leale e che tenne uniti il riserbo e l’autonomia intellettuale, in un partito, come il partito comunista italiano, caratterizzato anche da contraddizioni. Non fu sicuramente impresa facile essere un intellettuale comunista. Coniugare la lucidità della visione di alcune contraddizioni, al senso di responsabilità e alla consapevolezza di quello che significava il partito comunista italiano per l’Italia di quegli anni, in termini di analisi della realtà, di organizzazione, di ricaduta reale tra le persone. Gianni Rodari riuscì in questo difficile equilibrio, senza esasperazioni, personificazioni o pretese. Con serietà intellettuale. L’adesione agli ideali di libertà, della sua militanza e del suo impegno politico, li troviamo in uno straordinario scritto dedicato ai sette Fratelli Cervi, uccisi il 28 dicembre del 1943 dai fascisti. Il titolo è “Compagni fratelli Cervi” e ha questa dedica: Dedicato a papà Cervi nel suo ottantesimo compleanno e alle giovanissime generazioni d’Italia. A papà Cervi con ammirazione con affetto.
Concludo con un messaggio di Gianni Rodari, rivolto ai bambini per parlare anche agli adulti e rivolto agli adulti perché stimolino i bambini: “Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica, come il teatro e lo sport (se non diventano un affare). Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti della volontà – vuol dire che è fatta male e bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione”. Ancora oggi Gianni Rodari ci insegna e ci ricorda che è necessario continuare ad interrogarci su quello che ancora non abbiamo immaginato. Possiamo dire che il miglior modo per ricordare Gianni Rodari è acquistare un suo libro, perché è sempre un libro nuovo, per adulti e bambini.
Paolo Papotti, componente della Segreteria nazionale Anpi, responsabile Formazione
Pubblicato venerdì 23 Ottobre 2020
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