Nella notte fra il 13 e il 14 aprile la coalizione anglo-franco-americana bombardava alcuni siti siriani. La mattina del 15 veniva diramata la seguente dichiarazione della Presidente nazionale Anpi Carla Nespolo: “Chiediamo al Governo italiano di condannare l’attacco di stanotte di Stati Uniti, Inghilterra e Francia ai siti siriani. Si tratta di una ennesima e deliberata violazione della legalità internazionale. Per di più allarmano le minacce di ulteriori azioni militari. L’attacco di stanotte viola la sovranità di uno Stato, allontana la soluzione della guerra civile siriana, aumenta i pericoli per la pace nel mondo, destabilizza i rapporti internazionali, delegittima l’ONU, incoraggia il terrorismo e divide l’UE. È ora che in Italia e in Europa torni a farsi sentire un grande movimento popolare per la pace”.
Col bombardamento notturno si realizzavano le fosche previsioni del Comitato Nazionale Anpi, riunitosi pochi giorni prima.
Il 12 aprile infatti il Comitato Nazionale Anpi approvava all’unanimità un ordine del giorno sui temi della pace e della guerra. Ecco il testo:
“Il Comitato nazionale dell’ANPI esprime profonda preoccupazione per la situazione internazionale, che diviene sempre più complessa e pericolosa e sembra allontanare, ogni giorno di più, quello che è il nostro obiettivo primario: la pace.
Nella zona della Siria si stanno compiendo ripetute stragi di civili e di bambini. Il minacciato intervento militare degli Stati Uniti, sostenuto da Francia e Gran Bretagna, può avviare una escalation dall’esito imprevedibile, che potrebbe condurre a un conflitto globale. La UE deve avere finalmente una propria e autonoma e pacifica politica. Iniziative unilaterali o di “volonterosi” portano a situazioni peggiori, come già successo in Iraq e Libia. Il governo italiano, come rigorosamente disposto dall’art. 11 della Costituzione, non deve coinvolgere in alcun modo il nostro Paese in questa nuova avventura bellica. Per questo destano gravissima preoccupazione le notizie relative all’uso già in atto delle basi di Sigonella da parte dell’aviazione USA verso il teatro siriano e l’eventuale futuro uso di altre basi italiane.
L’ONU assiste, più o meno impassibile, riuscendo a fornire un’immagine di preoccupante impotenza.
Infine, il governo turco di Erdogan, approfitta della situazione per sferrare un altro colpo al popolo curdo, dimenticando il contributo, anche di sangue, da esso recato nel corso della guerra contro l’ISIS. Ovunque incombe l’ombra dei foreign fighters. Distrutto, o ridotto quasi all’impotenza il cosiddetto Stato islamico, rimane quanto mai evidente il rischio di azioni terroristiche da parte dei kamikaze legati a Daesh.
Insomma sono ampiamente compromessi, un po’ ovunque, gli stessi diritti umani.
Tutto ciò richiede un governo europeo unitario e solidale all’altezza della complessità e della gravità della situazione ed un contrasto senza incertezze nei confronti dei Paesi UE che, in risposta all’emergenza guerre e migranti, hanno alzato mura materiali, politiche, ideologiche e culturali.
In Palestina è bastata una manifestazione pacifica per scatenare reazioni violente, da parte del governo israeliano, sul piano militare e civile, con morti e migliaia di feriti e prosegue, nonostante il motivato e diffusissimo dissenso internazionale e la radicale opposizione palestinese, il progetto dell’apertura da parte degli USA della sede diplomatica a Gerusalemme.
Si ha l’impressione che i diritti umani, che dovrebbero essere un valore prioritario per tutti, perdano quota, ogni giorno, a fronte di più o meno sopiti interessi nazionalistici e, talvolta, religiosi.
Non cessa l’allarme per lo spostamento a destra (e spesso verso una destra nera) di diversi Paesi d’Europa; ed è preoccupante, certamente, il risultato del voto in Ungheria, oltre ad alcune posizioni tipicamente retrograde della Polonia, che sembrano perfino negare un passato che non si può cancellare né distorcere.
Grave è anche la situazione dell’Ucraina, nel cui governo siedono persino ministri esplicitamente filo-nazisti, mentre nel Paese infuria dal 2014 una sanguinosa guerra civile.
Nello scenario coreano, dopo reciproche provocazioni e minacce, sembrano per ora superate le posizioni bellicose di Corea del nord e USA: occorre tenere aperti canali e prospettive di un accordo pacifico fra tutti i protagonisti di quell’area.
Questo è il quadro in cui si è sviluppata una migrazione di dimensioni planetarie, accompagnata dal fenomeno criminale degli scafisti. Chi fugge dalla guerra e dalla fame non deve essere fermato con l’avvio a veri e propri campi di concentramento ma le migrazioni vanno regolate nella direzione della inclusione, ove ricorrano gli estremi, non dimenticando mai che l’art. 2 della Costituzione fa riferimento esplicito ai “doveri inderogabili” di solidarietà politica, sociale, economica.
Per l’ANPI resta fondamentale e prioritario l’obiettivo della pace nel mondo, perché ormai non c’è vicenda che non ci riguardi da vicino. Cosi come è fondamentale che la democrazia ed i suoi valori vengano preservati in ogni Paese e prima di tutto in Europa, respingendo ogni tipo di tentativo autoritario, fascista e razzista.
Il Comitato Nazionale ANPI e tutte le proprie organizzazioni periferiche sono impegnati, in ogni forma possibile, a recare il proprio contributo per la pace, per la convivenza pacifica dei popoli, per il rispetto dei diritti umani, per il pieno radicamento della democrazia nel mondo.
Proprio in relazione al rispetto dei diritti umani il Comitato Nazionale ribadisce l’urgenza di un impegno del governo italiano nei confronti delle autorità egiziane al fine di far emergere con chiarezza le responsabilità dei mandanti e degli assassini di Giulio Regeni. La verità è la giustizia non posso essere negate in nome di qualsiasi ragion di stato.
Il Comitato Nazionale, inoltre, si impegna per avviare una nuova stagione dell’antifascismo su scala europea e per questo ritiene indispensabile ed urgente valorizzare le strutture transnazionali antifasciste esistenti e realizzarne delle nuove.
L’ANPI nazionale è in prima fila nella ricostruzione di un grande movimento per la pace, perché, come è scritto nel documento approvato dal 16° Congresso nazionale dell’ANPI nel maggio 2016: “la via della pace e della lotta contro la violenza e i soprusi è ardua, ma è l’unica che possa produrre qualche risultato concreto”. Per questo aderiamo e partecipiamo alla Marcia della Pace “Perugia – Assisi” già indetta per il 7 ottobre 2018 e alla Conferenza sulla Pace indetta dalla Confederazione Italiana fra le Associazioni combattentistiche e partigiane.
La raccolta firme sotto l’appello “Mai più fascismi mai più razzismi” è un momento fondamentale del nostro impegno e invitiamo tutti i coordinamenti regionali e provinciali a proseguire con impegno nella sua realizzazione”.
Pubblicato lunedì 16 Aprile 2018
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