Bagnacavallo non è un posto qualunque. E non solo perché è citato da Dante nella “Divina commedia” ma anche perché è un piccolo centro del ravennate con una grande storia di Resistenza antifascista.
Terra di Giusti, Bagnacavallo ha dato rifugio ad alcune famiglie ebree perseguitate da repubblichini e tedeschi durante la seconda guerra mondiale. È l’ultimo paese sulla Linea Gotica a essere stato liberato dai nazifascisti nel 1944. Precisamente, il 21 dicembre. Per l’occasione, ogni anno, quel giorno, l’Anpi Bagnavallo organizza un evento teatrale, che quest’anno è slittato di un mese, al 21 gennaio, quando al Teatro Goldoni, ex rifugio di sfollati durante il conflitto bellico, arriverà Ottavia Piccolo, un’icona del teatro italiano.
«Sognavamo di avere Ottavia qui da tanti anni», gioisce Valentina Giunta, giovane presidente locale e vicepresidente provinciale dell’associazione dei partigiani. Che assieme a una rete di associazioni, e col patrocinio del Comune, porterà a Bagnacavallo “Cosa nostra spiegata ai bambini”, monologo scritto dal bravo Stefano Massini, scrittore, drammaturgo e primo autore italiano ad aver vinto un Tony Award.
«L’idea è di Stefano – racconta Ottavia Piccolo –. Ha scoperto la storia di Elda Pucci, una donna che nell’83 è stata sindaca di Palermo dichiarando guerra agli interessi mafiosi. Quando Massini mi ha parlato di lei – continua l’attrice – mi sono andata a riguardare la vicenda, che un po’ ricordavo, di una donna dai sani principi nella Palermo delle sanguinose guerre di mafia di quegli anni. Stefano l’aveva scritta nel suo modo apparentemente semplice ma in realtà molto profondo e quindi l’abbiamo messa in scena».
Nonostante il titolo “Cosa Nostra spiegata ai bambini”, ovviamente «Non è uno spettacolo per i piccoli. Semplicemente, Elda Pucci era anche una nota pediatra, primaria dell’ospedale specializzato “Di Cristina” di Palermo. Era una donna che si rimboccava le maniche e nei momenti liberi andava nei quartieri disagiati della sua città a curare i “picciriddi” che non avevano la possibilità di essere assistiti diversamente. Stefano Massini ha pensato di intitolare ognuno dei capitoli della nostra storia a un bambino. Il titolo – precisa l’attrice – è una sua citazione. Diceva, Elda Pucci, che se spiegassimo la mafia ai grandi come si fa con i bambini, le cose andrebbero meglio».
E infatti è durata poco, Elda Pucci, da prima cittadina di Palermo meno di un anno: «L’unica cosa che è riuscita a fare – continua Ottavia Piccolo – è far costituire parte civile, per la prima volta, il Comune di Palermo in un processo di mafia, quello per l’uccisione del giudice Rocco Chinnici, che Elda Pucci conosceva. È stata la prima volta che la città si è messa in prima linea contro la mafia. Eppure questa donna è stata rimossa, cancellata dalla memoria pubblica. Devo dire, grazie anche a Massini, e grazie allo spettacolo, ora nella sede del Comune c’è una targa che la ricorda, ma fino all’anno scorso non c’era nulla. Non si è riusciti a far intitolare a lei una strada, né un giardino, una piazza, niente”.
Una rimozione collettiva, si potrebbe dire, ma «c’è una rimozione più generale sulla mafia», è la riflessione dell’artista. «Parlare di mafia non va più di moda. Forse perché ultimamente ha cambiato un po’ pelle, è meno riconoscibile, si muore meno di mafia ma sicuramente la mafia ha infettato e continua a infettare il nostro Paese. Invece – insiste Ottavia Piccolo – se ne parla sempre meno: come se avessimo vinto la guerra ai clan. Abbiamo abdicato, è tutto a posto, non se ne parla più. Spesso proprio le persone che vengono a vedere lo spettacolo mi chiedono: perché di mafia non si parla più?».
Di mafia, però, continua a parlarne, e a scriverne, ostinatamente, Massini, che Ottavia Piccolo considera “un mio figlio teatrale: «continua a scrivere cose che mi intrigano – commenta l’attrice –, mi interessano e che voglio raccontare. E fino ad ora siamo andati d’accordo. Riesce a intercettare con grande facilità le cose di cui si deve parlare, e ha anche la capacità di spiegare con parole semplici fenomeni complessi. Questo è il nono o il decimo spettacolo che faccio con lui, sono quindici anni che interpreto solo testi suoi perché trovo che riesca a incidere sulle persone che ascoltano, vedono i suoi spettacoli, i suoi testi, in modo così preciso, e difendendo le proprie idee e le proprie convinzioni. Il teatro – chiosa – serve anche a questo».
Lo spettacolo ha avuto importanti riscontri, è stato accolto bene dal pubblico, quest’anno è in cartellone in una cinquantina di “piazze” e prima di arrivare, tra qualche giorno, a Bagnacavallo, passerà per Milano, Lucca, Livorno: «È uno spettacolo bello – sottolinea Ottavia Piccolo –, lo dico io, sarò di parte, ma è davvero bello. Ci sono delle belle musiche di Enrico Fink, che è direttore dell’orchestra multietnica di Arezzo, ci sono dei musicisti molto bravi con i quali ho fatto un altro spettacolo e con cui ci troviamo bene insieme. La regia è di Sandra Mangini e ci sono delle immagini meravigliose, non descrittive, non didascaliche, di un’artista visuale che si chiama Raffaella Rivi».
Non nasconde la soddisfazione, Ottavia Piccolo, parla con gioia e passione dello spettacolo che sta portando in giro per l’Italia. E traspare ottimismo, dalla sua voce, quando, a fine intervista, parliamo del teatro, del suo stato di salute oggi: «A me sembra piuttosto vivace, vedo tanti giovani donne e giovani uomini molto preparati, che magari fanno un teatro che io non saprei fare ma che mi piace vedere».
Altro che declino del teatro, insomma: «A me sembra – osserva Ottavia Piccolo – che giriamo sempre attorno alle stesse cose. Quando è arrivato il cinema sembrava che il teatro dovesse morire, quando è arrivata la televisione sembrava dovesse morire la radio e tutto il resto, quando sono usciti gli audiolibri si disse che non si sarebbe più letto, quando sono usciti gli e-book si disse che il libro era morto. Non è morto nulla. Le sale si adegueranno ai nuovi mezzi, cambierà qualcosa, ma secondo me il teatro e gli spettacoli dal vivo non potranno mai morire, perché il tipo di condivisione che hai andando a vedere uno spettacolo, seduti in platea respirando assieme a chi agisce sulla scena, non potrà mai cambiare. Il teatro è da 2.000 anni in crisi, ma è 2.000 anni che lo facciamo».
Rivedremo Ottavia Piccolo nel teatro classico? «Non lo so, la sento ormai come una cosa un po’ lontana da me, forse anche per pigrizia, nel senso che dovrei mettermi in una situazione diversa. Ora scelgo io, faccio io, senza dar retta a nessuno, mi metto d’accordo con il regista o la regista che mi piace sulle cose che mi piace fare e sui testi che mi piace interpretare». Sono testi come “Cosa Nostra spiegata ai bambini”, che tra qualche giorno verrà rappresentato a Bagnacavallo.
Nel paese cresce l’attesa, questa è la percezione degli organizzatori, non solo per lo spettacolo (è possibile prenotare i biglietti in prevendita scrivendo a: bagnacavalloanpi@gmail.com) ma anche per l’incontro, organizzato da Libera, che si terrà prima dello spettacolo con gli alunni delle scuole secondarie di Bagnacavallo. L’amministrazione comunale, con un messaggio sulla pagina Facebook istituzionale, saluta così l’evento: “Le parole più semplici, a volte, sono quelle più difficili da trovare, quelle che solo il teatro riesce a dire”.
Massimo Malerba
Pubblicato lunedì 16 Gennaio 2023
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/ottavia-piccolo-anpi-bagnacavallo-e-la-piece-cosa-nostra-spiegata-ai-bambini/