Il 24 marzo è la data dell’orrore e della vergogna nazifascista, il giorno della strage di 335 persone alle Fosse Ardeatine. La Resistenza romana, che portò dal centro alla periferia durissimi colpi al nemico, fu capace, notoriamente il 23 marzo 1944, di sbaragliare un intero reparto nemico, in pieno giorno, nel pieno centro della Capitale, accedendo le speranze di vittoria in tutte e tutti i combattenti europei. Mai una capitale europea aveva combattuto così valorosamente, e la retroguardia che volevano gli occupanti a Roma non fu mai tale. Per questo il nemico considerava che la metà dei romani erano partigiani e che l’altra metà li nascondeva, Roma “la capitale che ci ha dato più filo da torcere”. Per questo la città pagò un tributo di sangue altissimo, fin dai primi giorni di occupazione e pagò con la fame che attanagliò il popolo, che non recedette mai dalla sua determinazione, dalla sua unità, dal suo coraggio.
La strage delle Fosse Ardeatine fu perpetrata nel più assoluto segreto e i romani appresero quanto era accaduto solo il giorno dopo, il 25 marzo 1944, con l’arrivo nelle edicole dei giornali e la pubblicazione del comunicato di cui riportiamo gli stralci fondamentali: “Nel pomeriggio del 23 marzo 1944, elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca di polizia in transito a Via Rasella (…). 32 uomini della polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti, il comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci comunisti badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito”.
Della strage non fu dato nessun avviso preventivo, come falsamente dichiararono i fascisti, anche perché, come poi testimoniò Rosario Bentivegna, i partigiani avrebbero ingaggiato a costo della loro vita una battaglia furibonda per liberare tutti gli innocenti rastrellati. I fascisti non fecero nulla per evitare la strage, anzi collaborarono pienamente con l’occupante tedesco. Strage che fu compiuta in violazione di tutte le leggi di guerra, in violazione dello stesso codice penale militare di guerra tedesco, che permetteva rappresaglie solo contro il nemico autore dei fatti. Strage eseguita con inaudita crudeltà.
Ricordare le Fosse Ardeatine è pertanto un bisogno, prima ancora che un dovere civico e morale. Per questo da diversi anni, con le Istituzioni e le scuole, l’Anpi di Roma, i movimenti dei cittadini, le associazioni, un amplissimo arco di forze, si ritrovano in una manifestazione che attraversa Garbatella e Tormarancia per giungere al Sacrario.
La grave emergenza che ha colpito il nostro Paese non ci permette quest’anno neanche una simbolica presenza. Ne avevamo già discusso con le Autorità preposte che ci avevano chiesto, prima degli ultimi stringenti provvedimenti, di poter soprassedere e avevamo aderito collaborativamente per evitare qualunque assembramento.
È quindi comunque partito un appello molto importante, primi firmatari il Csoa La Strada e il Collettivo politico Galeano, con l’Anpi di Roma, per non lasciar passare questa data senza ricordare i Martiri delle Fosse Ardeatine, ebrei, militari, comunisti, cattolici, monarchici, repubblicani e tutti gli innocenti massacrati quel giorno.
L’INIZIATIVA QUEST’ANNO CONSISTE NEL DARSI APPUNTAMENTO ALLE FINESTRE E AI BALCONI DELLE CASE IN CUI SIAMO IN MOLTI RECLUSI, ALLE 18,00, NELL’ORA IN CUI ERA IN CORSO LA STRAGE, PER ACCENDERE UNA CANDELA E CANTARE BELLA CIAO, IL CANTO SIMBOLO DELLA RESISTENZA ORMAI IN TUTTO IL MONDO. SCRIVENDO DALLE PROPRIE FINESTRE LA BELLISSIMA FRASE “CI AVETE SEPPELLITO. MA ERAVAMO SEMI”.
Noi dell’Anpi esporremo anche le nostre bandiere e i nostri fazzoletti, simboli della Resistenza d’Italia.
Un pensiero di gratitudine oggi non può non andare anche al comandante Mario Fiorentini, l’uomo di Porta San Paolo e di via Tomacelli, degli attacchi a Regina Coeli e via Rasella, delle quattro evasioni da 4 diversi carceri nazifascisti, il partigiano più decorato d’Italia, che dall’alto dei suoi 101 anni continua in piena forma fisica ed intellettuale ad arricchire la nostra comunità dei suoi preziosi e saggi consigli. Così come in questa giornata abbiamo anche bisogno di ricordare Angelina De Lipsis, la partigiana romana scomparsa ieri e di cui non possiamo celebrare il funerale. A lei che conobbe da giovanissima antifascista lunghi periodi di carcere, che lottò prima come staffetta nella Resistenza e fu poi riconosciuta combattente delle Brigate Garibaldi, va il nostro commosso ricordo e la nostra riconoscenza. Appena sarà possibile organizzeremo con la famiglia le esequie inchinando le nostre bandiere, con l’omaggio del medagliere partigiano.
A tutti coloro che invece negli anni hanno denigrato via Rasella, hanno calunniato i partigiani colpevolizzandoli dell’orrenda e ingiustificabile strage, rispondiamo con le parole di Rosario Bentivegna, l’eroe popolare che accese la miccia per eseguire l’azione: a chi lo accusò di aver combattuto e di non aver atteso le truppe alleate, egli disse che “il Risorgimento ci aveva insegnato che la libertà non si regala, la libertà si conquista, per questo quando le truppe alleate entrarono a Roma – con il fondamentale contributo della Resistenza – le salutammo a testa alta, perché come loro il popolo romano aveva combattuto ed erano caduti in tanti, in tantissimi”.
Per il cammino tracciato dalla Costituzione, nella libertà, nell’uguaglianza, nei diritti, nell’amicizia tra tutti i popoli della terra, nella giustizia sociale che dovrà guidare la ricostruzione del nostro Paese. Anche per questo non dimentichiamo e rendiamo gloria ai Martiri delle Fosse Ardeatine! Alle 18,00 dai balconi e dalle finestre della nostra città, città due volte Medaglia d’Oro al Valor Militare, per i fatti della Repubblica romana e per i fatti della Resistenza.
Ora è sempre Resistenza!
Fabrizio De Sanctis, Presidente Comitato provinciale Anpi Roma, componente del Comitato nazionale Anpi
Pubblicato martedì 24 Marzo 2020
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