Capita che piccoli libri indagando nella storia recente riescano a realizzare dei prodigi. Per esempio, restituire a un’intera Comunità un passato glorioso, eppure per decenni misconosciuto o relegato nelle targhe apposte in vie e piazze, e concorrano a costruire una memoria democratica capace di agire nel presente e aprire nuove prospettive al futuro. Questo è accaduto con Sacco e saccaritudini. Il partigiano Nicola Monaco e altri sacchesi, edito da Print Art con il patrocinio del Comune di Sacco, nel salernitano. Nell’autore Silvio Masullo, segretario generale del Comune di Gardone Val Trompia (Brescia), oltre che giornalista e scrittore, aveva bussato l’idea di saperne di più del suo luogo natale, nell’Alta Valle del Calore, Cilento, “falcidiato dall’emigrazione e da una congiuntura economica mai finita”. A cominciare dallo scoprire chi era stato quel Nicola Monaco, partigiano Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, cui è intitolata la piazza dove da ragazzino giocava a pallone, che secondo gli scarni dati incisi sulla placca toponomastica era un giovane ventunenne fucilato l’ultimo di giorno di marzo del 1945, a meno di un mese dalla Liberazione: nato a Sacco il 19.4.1924 e morto a Sant’Albano Stura, Cuneo, il 31.3.1945. Solo pochi anziani ricordavano che Nicola era un Caduto della Resistenza, combattente nelle Langhe con le brigate autonome del Comandante “Mauri”, arrestato, torturato per un’intera notte da una squadraccia nera e infine fucilato. Ebbene, consultando, per esempio, le carte del partigianato nella regione realizzato dall’Istituto storico piemontese per la Resistenza e l’età contemporanea sono emersi i nomi di altri sacchesi: Giuseppe Dente, attivo nelle formazioni Gl, Caduto in battaglia a Robilante, sempre nel cuneese; “Lello la Valletta”, al secolo Raffaele Monaco, cugino di Nicola, sottotenente del regio esercito, divenuto intendente di “Mauri” nella 1ª Divisione Langhe e Md’A al VM; il patriota Salomone Tedesco “Caminito”, arruolato nella Rsi ma informatore dei partigiani; e il benemerito Antonio Pascale “Gaur”. Tutti appartenenti alle Forze armate regie, tutti nati nella stessa località, tutti operanti nel cuneese. In altre parole, il gruppo di case dove era cresciuto l’autore, oggi appena 600 abitanti, poteva essere definito a pieno titolo “il paese dei partigiani”.
Continuando a indagare negli archivi italiani, mettendo insieme documenti, testimonianze orali, ricordi di famiglie la ricerca ha portato alla luce vicende e profili biografici di veri e propri eroi, che avrebbero continuato a studiare o lavorare se con l’entrata in guerra dell’Italia non fossero stati richiamati; se nella situazione drammatica nella quale si trovarono dopo l’8 settembre (la fuga del re, lo sfacelo dei comandi militari, il “tutti a casa” dell’esercito allo sbando) non avessero scelto la via delle montagne.
Nicola Monaco combatté per 19 mesi nella Resistenza e non cedette alle sevizie dopo la cattura. La squadraccia nera capitanata dal sottotenente Attilio Rizzo, “la bestia” lo chiamavano i suoi accoliti, voleva i nomi dei compagni di lotta. Sarà Salomone Tedesco, il compaesano di Monaco e che arruolatosi con la Rsi era in servizio proprio nella caserma delle sevizie (in realtà operando per i partigiani), a riferire del coraggio di Nicola: «Preferisco morire piuttosto che tradire», e poi del suo ultimo grido «Viva l’Italia!».
Ughetta Biancotto, presidente dell’Anpi di Cuneo, città Md’O VM, nella prefazione di “Sacco e saccarinitudini” scrive: “i partigiani e i patrioti Caduti nella provincia superano abbondantemente i 600”. Tra loro c’era pure Pasquale Parente, nativo di Bellosguardo, località ad appena 7 chilometri da Sacco, morto in battaglia per cercare di salvare il conterraneo Dente. «Il libro ha restituito alla collettività una memoria perduta sia del nostro Comune sia della Resistenza e della lotta partigiana dell’intero Paese» rivendica il sindaco Franco Latempa –. Siamo orgogliosi, se abbiamo goduto di anni di democrazia e libertà lo dobbiamo anche a quegli uomini». Il sindaco di Sacco, docente alle scuole elementari, ha cercato e letto i temi scritti in classe da quei ragazzi tra il ’37 e il ’38, quando erano ancora balilla: «Partirono fascisti convinti, come le loro famiglie, gli elaborati erano intrisi della retorica “libro e moschetto”, a cambiarli fu la scelta dopo l’armistizio di combattere per la Patria, così divenirono antifascisti».
I fatti e i personaggi “ritrovati” confermano dunque i più aggiornati e rigorosi indirizzi di indagine storica, che hanno smantellando la vulgata di un Meridione estraneo alla Resistenza (ricordiamo il convegno a Napoli del 2015 promosso dall’Anpi nazionale con il via a nuovi studi poi raccolti in “La partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia”, Le Monnier, 2016).
Lo scorso 25 aprile l’Anpi Cuneo insieme ai Comuni di Bene Vagienna, Fossano, Morozzo, Salmour, Trinità e il museo della Resistenza di Chiusa Pesio, con il patrocinio della Regione Piemonte e della Provincia di Cuneo, ha organizzato “Camminando liberi”, una marcia di 12 chilometri nei luoghi della Resistenza della Granda, che ha scandito la festa della Liberazione facendo tappa e scoprendo nuovi cippi in memoria nei luoghi dove furono catturati e dove morirono sia Nicola Monaco sia due partigiani cuneesi, Domenico Torta ed Emanuele Grisotti.
Per Sacco c’erano il sindaco Latempa, la Giunta al completo, molti esponenti del Consiglio municipale e tanti sacchesi, residenti o provenienti dai luoghi dove attualmente vivono. «Era la prima volta – continua il primo cittadino – che una delegazione ufficiale del Comune si recava sui luoghi del sacrificio. Nonostante non sia mai mancato alle commemorazioni, è stata un’esperienza eccezionale e avvincente, ho capito nel profondo le parole di Calamandrei “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”. L’iniziativa ha visto nascere un gemellaggio tra S. Albano Stura e Sacco. «Abbiamo inoltre lanciato l’idea di un “ponte della memoria” e il prossimo anno proseguiremo nell’intento, vorremmo coinvolgere altri territori del Meridione, le nuove generazioni devono conoscere quanto è costato il sacrificio per la libertà e i valori sanciti nella Costituzione». Ad agosto il Comune cilentino ha voluto condividere l’emozione con gli originari sacchesi, in paese per trascorrervi le vacanze estive, organizzando una manifestazione in piazza molto partecipata e la proiezione del video girato a Cuneo. D’altronde la vicenda di quei partigiani ricostruita minuziosamente da Masullo potrebbe ispirare un film. Intanto si continua a esplorare nel passato, per conoscere i nomi dei sacchesi che hanno combattuto nella Resistenza su altri fronti di guerra. «Abbiamo notizie vaghe, ancora da approfondire, su militari sacchesi che si impegnarono nella ex Jugoslavia e intendiamo approfondire, è un dovere civico recuperare la loro memoria»”. Latempa sta inoltre progettando di istituire una “giornata dei partigiani” nel suo paese. Se infatti alla M d’O VM Nicola Monaco è intitolata la sede dell’Anpi di Salerno, il desiderio è di non dimenticare nessuno di quei giovani.
Il libro di Silvio Masullo, stampato in 500 copie, è stato distribuito gratuitamente a tutte le famiglie del paese, agli emigrati negli Usa, Brasile, Argentina, Germania, Svizzera. L’Associazione sacchesi d’America ha in progetto una traduzione in inglese dedicata alle seconde e terze generazioni, ai figli e nipoti nati a New York che ormai poco conoscono la lingua italiana. Intanto l’invito è di leggere questa storia da film e potete farlo con un click, perché l’autore e il Comune di Sacco hanno voluto offrire a Patria un’agile versione del volume (Per leggere o scaricare il libro clicca qui). Troverete anche molte foto di quei giovani eroi a vent’anni, che ci raccontano chi siamo oggi e quanto alto il prezzo pagato.
Pubblicato venerdì 7 Dicembre 2018
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