Il 2 giugno del 1946 fu donna. Vero che le donne avevano già partecipato al voto per le amministrative nel marzo, ma la data rossa sul calendario è il 2 giugno: le prime elezioni politiche libere dal 1924, dopo 20 anni di fascismo. Per tutti e finalmente anche per le donne.
Nate cittadine assieme alla Liberazione conquistata dalla Resistenza, al voto le donne si recarono in massa, “Il Secolo XX” scrisse: «Il bilancio della giornata non poteva essere più lusinghiero, predominavano, nelle file, le donne […] avevano indossato gli abiti migliori».
Davvero le cittadine erano in maggioranza. Il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946 stabilì che «i cittadini e cittadine italiane» erano non solo elettori ma anche eleggibili. Acquisirono diritti politici attivi e passivi 14 milioni di donne, il 53% del totale degli aventi diritto; il 2 giugno votò l’89,% di esse. Le file ai seggi erano interminabili e benché – racconta lo scrittore Marino Moretti – «il premio di questa coda non fosse un mazzo di rape o un pugno di castagne come quando queste donnette attendevano ore e ore, magari sotto la pioggia, tenute d’occhio dalle guardie, per un risultato così magro, io capii perfettamente che c’era oggi non so quale allegrezza nei cuori per un fine tutto ideale di quest’altra attesa che non somigliava a quelle indimenticabili della carestia».
Furono però elette in poche: all’Assemblea Costituente solo 21 su 226 candidate. Era comunque un passo avanti in un processo di emancipazione incominciato molto tempo prima e accelerato dalla Liberazione.
La campagna elettorale per l’elezione dell’Assemblea Costituente fu intensa, fu soprattutto colorata di bambini. La loro presenza sarà uno degli elementi dominanti e uno dei ricordi più vivi di queste prime consultazioni. Delle riunioni Teresa Noce-Longo ricorda: «A queste riunioni andavo sempre con Luigi Libero in braccio. Qualche volta quando Longo restava a casa per lavorare, provai a chiedergli se poteva tenere il bambino, ma lui evitava sempre di rispondermi su questo punto. Così Luigi Libero partecipò alla campagna elettorale».
21 elette alla Costituente su un totale di 556 deputati; tre di loro (Merlin, Iotti e Mattei) vennero incluse nella Commissione dei 75 che avrebbe elaborato il progetto di Costituzione. Fra loro c’erano ben 14 laureate (erano anni in cui davvero la classe dirigente voleva essere specchio del meglio di un Paese).
Erano, in prevalenza, “figlie d’arte”: avevano appreso in famiglia valori politici e ideali, accanto al padre o al marito, in privato insomma. Era anche abbastanza ovvio, dato che il fascismo aveva proibito l’attività politica e l’associazionismo.
Durante il ventennio fascista le cattoliche riuscirono a restare e operare in Italia; le comuniste dovettero scappare per continuare la loro attività all’estero.
Per quasi tutte fu determinante la Resistenza, anche in prima linea: Laura Bianchini, membro del CLNAI per la Democrazia cristiana; Teresa Mattei “Chicchi”, comandante di una brigata fiorentina con cui organizza l’attentato a Gentile; Nilde Iotti, comandante dei GAP femminili in Emilia; Angiola Minella, della brigata Garibaldi di Savona. C’era la Resistenza all’estero, in Spagna e a Mosca, per Rita Montagnana e Teresa Noce. C’era la Resistenza in carcere di Elettra Pollastrini, poi deportata in Germania, e di Lina Merlin, arrestata e confinata in Sardegna.
Proprio a Lina Merlin si deve la formulazione di una delle principali disposizioni della nostra Carta fondamentale, quella che all’art. 3 riconosce a tutti i cittadini l’eguaglianza di fronte alla legge e una pari dignità «senza distinzione di sesso».
Sebbene in poche, le “madri” della Repubblica, insomma, hanno rappresentato la prima ondata di partecipazione femminile ai diritti civili. Tuttavia ancora oggi la maggior parte di loro resta, a fronte dei “padri”, oscura e misconosciuta.
Per questo motivo, a 70 anni dalla loro elezione, le sezioni provinciali ANPI di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Centro di Ateneo per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Padova, l’Università degli Studi di Padova, Jolefilm, il Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia, la Fondazione Nilde Iotti e il CIDI – Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, hanno ideato il progetto La parola alla Costituente.
In linea col protocollo ANPI-MIUR (luglio 2014), il progetto vuole «offrire alle istituzioni scolastiche un sostegno alla formazione storica, dalla documentazione alla ricerca, per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva» mediante uno studio sulle donne Costituenti che combini l’aspetto storico della ricerca sul profilo e l’opera di ciascuna con quello civico, che porta a comprendere quanta e quale strada sia stata percorsa da allora a oggi nella direzione di una piena emancipazione femminile in Italia.
La parola alla Costituente è stato così presentato al bando “Attivamente”, per la sezione “Educazione alla memoria storica”, della Fondazione Cariparo che ogni anno mette a disposizione risorse per attività formative da realizzare nelle scuole di ogni ordine e grado delle province di Padova e Rovigo.
Qualche tempo fa la comunicazione ufficiale: il progetto è stato “promosso” e finanziato.
Ci auguriamo che aderiscano al progetto 21 classi (IV superiori di qualsiasi indirizzo), cosicché ciascuna possa adottare una “madre costituente”.
Gli obiettivi in gioco sono: educare alla memoria storica e stimolare il pensiero critico con una ricerca originale sul contributo delle donne alla Costituente; educare all’uso consapevole delle nuove tecnologie attraverso la ricerca, la creazione e la raccolta di materiali multimediali da pubblicare in un sito web tematico appositamente realizzato e dedicato alle donne Costituenti (il primo del genere in Italia); sperimentare e combinare linguaggi nuovi e diversi, raccontando la Costituzione attraverso il teatro.
Per raggiungere questi obiettivi, i ragazzi e i loro insegnanti potranno contare sull’aiuto di storici e costituzionalisti per avere il quadro storico-politico e giuridico in cui collocare l’esperienza delle Costituenti. Alla Costituzione, poi, daranno voce – attraverso la lettura di alcuni articoli – attrici e attori professionisti col supporto tecnico della Jolefilm; nei laboratori teatrali curati dalla compagnia MaMiMò i ragazzi potranno vivere in prima persona l’esperienza di un “processo costituente” e contribuire all’allestimento di uno spettacolo sulla Costituente che debutterà, per loro e anche grazie a loro, nel giugno 2017.
Ma non è ancora tutto: ciascuno degli studenti riceverà una copia della Costituzione e una giuria di esperti valuterà i lavori delle classi, selezionandone due. Le classi vincitrici saranno premiate con un viaggio di istruzione a Roma, dove visiteranno le sedi delle principali istituzioni della Repubblica.
L’ANPI crede e investe fortemente in iniziative simili: l’educazione alla memoria storica e alla cittadinanza attiva è uno dei punti fondamentali del suo statuto.
Lavorare e collaborare nelle scuole, a fianco degli studenti e dei loro insegnanti, è la strada migliore per dare alla memoria un futuro.
Pubblicato mercoledì 6 Luglio 2016
Stampato il 03/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/la-parola-alla-costituente-alla-riscoperta-delle-madri-fondatrici/