Un momento dello spettacolo teatrale messo in scena a Brescia dalla scuola primaria “Crispi”

Tutte le favole sono belle: è un modo di dire che ha i suoi effetti nell’uso comune della parola favola. “Quell’uomo è una favola” è un’espressione che non lascia dubbi su un’interpretazione solo positiva. Ci sono favole, però, che, oltre a essere belle, sono ri-costituenti, fanno cioè proprio bene alla salute del nostro Paese perché avvicinano a capire la nostra favolosa Costituzione. E visto che in genere le favole sono per bambini e per bambine, ecco il loro pubblico naturale.

Nella Macrì della Commissione Scuola Anpi “Dolores Abbiati” di Brescia non solo ha scritto queste cinque favole educative in un bel libro illustrato da Mabel Morri, Favole ri-costituenti appunto, ma le ha anche fatte diventare azione scenica. E si sa che l’azione traduce in consapevolezza tanta acquisizione teorica. Certo c’è a scuola l’educazione civica, una materia trasversale che coinvolge diversi insegnanti con l’obiettivo dichiarato di farne asse portante dell’intera offerta culturale, ma il rischio è quella di diluirla in burocratici adempimenti. È un’altra cosa apprendere attraverso il teatro mettendo in scena un testo per bambini che ancora da adulti avremmo bisogno di interiorizzare: abbiamo già imparato a dialogare, a fissare regole condivise, a rispettare i diversi, a capire come sia fondamentale l’apporto di tutti anche dell’erba loglio che rende umido il prato? Ed è evidente che il prato è la grande metafora dello spazio della vita associata e gli animaletti e le erbe che lo popolano lo sono di tutti e tutte noi.

Per Plutarco la mente non è un vaso da riempire, ma “un fuoco da accendere”

Si diceva dell’importanza di interiorizzare: è forse questa la parola chiave di un percorso di apprendimento che richiede soggetti attivi, non vasi vuoti da riempire, ma fiaccole da accendere come già Plutarco ci ha insegnato.

Il presidente della Commissione Scuola Anpi, Mario Maviglia, con la dirigente Gregoria Loredana Guccione

Alla scuola primaria “Crispi” di Brescia il miracolo – sì, dobbiamo ammettere che non è esperienza quotidiana – si è realizzato grazie alla convergenza di tante energie buone: quelle della dirigente scolastica, Gregoria Loredana Guccione, delle maestre e dei maestri, degli esperti esterni come Roberta Manfredini, sempre della Commissione Scuola Anpi “Dolores Abbiati”, del maestro di musica Lucio Orizio, dei genitori. Tutti e tutte hanno profuso il loro impegno per accompagnare bambini e bambine a conoscere e assumere come propri i primi dodici articoli della Costituzione italiana. Un esercizio non solo di memoria, ma di interiorizzazione come si diceva. Lo hanno dimostrato le interpretazioni appassionate da attori e attrici in erba – è il caso di dirlo visto il contesto spaziale del prato – che hanno recitato la loro parte con convinzione e determinazione senza cedere all’emozione di fronte al pubblico numeroso.

Hanno assistito agli spettacoli del 23 e del 24 maggio all’auditorium “Livia Bottardi” di Brescia tanti genitori, provenienti da tante parti del mondo, e anche sul palco, nelle due giornate, si è assistito a un incredibile avvicendarsi di duecento bambini e bambine delle più diverse provenienze per affermare i principi fondamentali della democrazia. Il più elementare e irrinunciabile non è un articolo, ma un leitmotiv: ognuno deve fare la sua parte nell’interesse proprio e collettivo. Non ci si salva in modo diverso e non si può delegare a nessuno il nostro dovere di contribuire al benessere di tutti. Davvero, a noi adulti, questo principio sembra un po’ una favola: occorre vedere questi bambini e bambine all’opera per capire che loro credono a quello che hanno imparato, lo mettono in pratica anche nella disciplina che hanno acquisito per organizzare gli ingressi e le uscite sul palco, la coreografia e i costumi, l’attenzione al compagno più fragile, tenuto per mano perché non corra sul palco quando non si deve, nello stringersi insieme, pur diversi per cultura d’origine, a celebrare la bellezza di principi costituzionali che riassumono il senso del vivere civile a qualsiasi latitudine.

Nella Macrì e Lucio Orizio

Lo dicono in italiano i sik, i cinesi, i pakistani, i neri e gli arabi e allora, almeno per la durata dello spettacolo, ci immaginiamo un mondo diverso, lo vediamo già in atto, un mondo dove le differenze sono risorse e dove sappiamo convivere e cooperare. Ce ne andiamo commossi con negli occhi, in movimento, le antenne da insetto che, adulti e bambini, si sono messi in testa e le luci che hanno fatto risplendere al buio cantando di formiche, farfalle, bruchi e cicale che hanno imparato la democrazia.

Imagine suonata nel gran finale con il flauto è un impegno a rendere il più possibile realtà quello che ai nostri piccoli insegniamo e a fare del mondo, come della scuola, uno spazio di incontro, di confronto e di solidarietà che gli animaletti e le erbe del prato hanno saputo costruire. Con l’impegno ogni volta a diventare migliori.

Laura Forcella Iascone, Commissione Scuola Anpi “Dolores Abbiati”