Si è tenuta ad aprile, mese da cui prende il nome, ma la raccontiamo ora perché a distanza di tempo, in prossimità delle Pastasciutte antifasciste in memoria dei Fratelli Cervi, con gli eredi dei partigiani ed esponenti di altre associazioni del territorio si è voluto fare un bilancio per rilanciare le future iniziative. “È Festa d’Aprile” è stata organizzata dalle realtà veronesi di Anpi, Cgil, Arci Yanez, Udu e Rete degli studenti medi, Anppia, Fivl e Aned, con il patrocinio del Comune di Verona. Chiacchierando con gli organizzatori sull’origine della kermesse scopro che, sebbene in altre forme, l’antifascismo d’aprile a Verona si festeggia da anni. Ecco dunque cosa ci hanno illustrato Andrea Castagna, presidente provinciale Anpi Verona; Dennis Turrin, presidente sezione Anpi Verona Centro; Laura Bergamin, coordinatrice dell’Unione degli universitari di Verona; Zoe Zevio, Rete degli studenti medi di Verona; e Sofia Modenese, Arci Yanez.

Il presidente provinciale Anpi Verona, Andrea Castagna

Andrea Castagna, in qualità di presidente provinciale Anpi, a te la prima domanda: come nasce la tradizione?

Da moltissimi anni nella nostra città le celebrazioni del 25 aprile sono state intese come possibilità di confronto e coinvolgimento della cittadinanza. È stato per volontà del compianto prof. Maurizio Zangarini, docente universitario di storia da poco scomparso, che la festa è diventata ragione e occasione di coinvolgimento, portando l’Istituto veronese per la Storia della Resistenza e l’età contemporanea [fondato proprio da Zangarini, NdR], a realizzare la prima festa in Piazzetta Pescheria addirittura già una trentina d’anni fa. A partire dal 2018 in poi, si è deciso di dare un nuovo slancio alla giornata della Liberazione, collaborando direttamente con le associazioni giovanili per creare momenti intergenerazionali e di lotta a trecentosessanta gradi. L’idea era quella di far conoscere e utilizzare nel giorno forte e significativo del 25 aprile lo spazio della sede veronese dell’ANPI, per poi farlo vivere a persone di età molto diverse durante tutto l’anno. E così è accaduto e così si è sedimentato e rafforzato il legame tra ANPI e Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari e circolo Arci Yanez.

Dennis Turrin, presidente sezione Anpi Verona centro, ci puoi dire quando il festival prende l’attuale forma e per volontà di chi e di quali associazioni?

Già dallo scorso anno volevamo pensare a questa festa più in grande. La bellissima collaborazione instaurata tra l’ANPI, e in particolare tra la sezione di Verona centro, e le tante realtà cittadine ha fatto sì che già durante l’edizione 2023 venisse dedicato al festival antifascista uno spazio di cinque giorni: un modo per lanciare un segnale, parlare alla città, dedicarsi alle varie sfaccettature del tema “Resistenze”. Sguardi decoloniali, attività per grandi e piccini, proiezione di film e dibattiti circa il ruolo culturale di un certo mondo antifascista. Avendo già sperimentato il successo degli anni precedenti, l’idea era quella di aprirsi alla cittadinanza il più possibile e di coinvolgere altri luoghi. Volevamo dimostrare, e continuiamo a esserne convinti, che ogni spazio, se è uno spazio sicuro, può diventare antifascista. E che è solo uscendo dalla propria zona di comfort che si riesce a fare comunità, a intrecciare nuovi legami e a rafforzare quelli esistenti. Per questo l’organizzazione di quest’anno ha visto l’ANPI di Verona collaborare con Arci Yanez, Udu Verona, Rete degli studenti medi Verona, Cgil Verona, Anppia Verona, Fivl Verona e Aned Verona, con l’adesione, durante le giornate di festa, di più di altre 30 associazioni.

Questa domanda è rivolta a Laura Bergamin, coordinatrice dell’Unione degli universitari di Verona: che luogo di Verona è la Provianda? Perché è stato scelto per il festival?

La prima volta che abbiamo visto il Parco della Provianda, mentre come associazioni organizzatrici stavamo pensando al luogo della festa, ce ne siamo innamorati. Si tratta di un parco cittadino molto ampio, centralissimo rispetto alla zona universitaria e a Veronetta, il quartiere a Verona dove abbiamo sempre svolto le nostre attività. Sebbene sia stato inaugurato molto di recente, è però già diventato un altro dei tanti punti esclusivamente di transito. Un parco bellissimo, ma senz’anima, senza vita: spesso – e ce ne siamo accorti bene durante i giorni del festival – la gente non sapeva neanche della sua esistenza. Abbiamo deciso quindi, con tutte le associazioni coinvolte, di sceglierlo anche per questo: volevamo un luogo in cui costruire e tramite cui veicolare un’idea diversa di città. Da plasmare, ma soprattutto da risignificare, da rigenerare e trasformare. Questo per noi è il miglior modo per la cittadinanza di vivere e riscoprire spazi del quartiere da continuare a frequentare anche nella propria quotidianità. La Provianda, per noi, ha significato immaginarsi di poter restituire alla città un sogno, quello di abitare per una settimana lo spazio pubblico in maniera aperta, politica e plurale.

La serata con il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, al centro dello scatto

Tornerei a chiedere al presidente provinciale Anpi, Andrea Castagna: cosa significa festeggiare l’antifascismo e i valori della Costituzione in forma così strutturata e per un’intera settimana in una città come Verona, purtroppo famigerata per le sue espressioni di ultra destra come la curva dell’Hellas Verona o la presenza di esponenti di Fortezza Europa?

Festeggiare l’antifascismo e i valori della Costituzione in una città come Verona, solitamente vista solo sotto la luce delle sue espressioni di estrema destra, è un atto che vuole superare il luogo comune e consolidato di “città nera”. In un contesto nazionale e locale in cui la retorica del nazionalismo e dell’intolleranza sembra prevalere, abbiamo dimostrato che è possibile invece dare voce e spazio a una Verona diversa: che esiste, che è sempre esistita e che vuole finalmente farsi sentire. L’afflusso di energie testimoniato dal contributo attivo e fondamentale di oltre cento volontari di ogni età, dall’adesione di più di 30 associazioni e dalle migliaia di cittadine e cittadini che hanno vissuto con entusiasmo queste giornate lo dimostrano in modo tangibile: Verona è sempre stata viva, diversa e ricca di sfumature, pronta a riaffermare la propria identità plurale e a rendersi visibile e riconoscibile. Si aveva solo la necessità di creare l’occasione giusta per dimostrarlo e verso cui canalizzare queste molteplici e condivise volontà. È un messaggio di fiducia e impegno collettivo per costruire concretamente l’idea di città che vogliamo.

Un altro dei momenti tutti partecipati della festa veronese

Cosa è cambiato da quando si è instaurata la giunta del sindaco Damiano Tommasi?

Da quando si è insediata la giunta del sindaco Damiano Tommasi abbiamo assistito a un cambiamento nel modo in cui l’Amministrazione comunale affronta e supporta le iniziative sociali e culturali, dando finalmente un fondamentale riconoscimento istituzionale ai valori che sentiamo essere già fortemente presenti nel nostro tessuto urbano. Questo si è manifestato anche attraverso il patrocinio comunale concesso a eventi come il nostro o a quelli di tanti altri soggetti del territorio che si pongono l’obiettivo di promuovere la partecipazione attiva e plurale dei cittadini.

Zoe Zevio, Rete degli studenti medi di Verona, che riscontro ha avuto “È Festa d’Aprile” tra i veronesi, sia in termini di partecipazione di pubblico che in termini di contributo e sostegno da parte dei volontari che l’hanno fatta vivere?

Durante queste giornate abbiamo ricevuto un riscontro straordinario da parte dei veronesi. La presenza di oltre 130 volontari e migliaia di partecipanti di qualunque età ed esperienza, da noi giovani studenti delle superiori, passando dai lavoratori fino ai pensionati, ha arricchito ogni momento, facendoci riflettere sia sul significato ampio che può avere l’essere antifascisti, sia sulla responsabilità di portarlo avanti in prima persona. Le più di 30 associazioni che hanno aderito con banchetti e attività hanno trovato un luogo di incontro, confronto e collaborazione, un luogo dove potersi ritrovare e riconoscersi tutti insieme, aprendo intenti di lavoro, intrecciando nodi nuovi e consolidando i rapporti già avviati. La stessa unità di intenti e condivisione di prospettive è stata sperimentata anche dalle migliaia di partecipanti, che si sono sentiti accolti e coinvolti, si sono sentiti veramente a casa, vivendo e riappropriandosi di uno spazio che prima non sentivano loro. Questo dimostra che, quando lavoriamo insieme, possiamo rendere gli spazi comuni luoghi di incontro, scambio e crescita. I volti e i modi della Resistenza sono mille, tutti bellissimi.

Sofia Giunta, Arci Yanez, quali sono i temi che avete maggiormente voluto mettere in evidenza? Quali ospiti, in particolare, li hanno saputi diffondere e veicolare?

La sfida era riuscire a parlare di Resistenza ma anche di tutti i temi a essa legati, toccando anche questioni di stretta attualità, osservate in una prospettiva intersezionale. Attraverso dibattiti, spettacoli, presentazioni e laboratori, le iniziative proposte hanno puntato a creare dialogo, scambio e consapevolezza su temi cruciali del nostro presente, grazie alla presenza di ospiti emergenti o già più noti, quali Max Collini (storica voce degli Offlaga Disco Pax), Walter Massa (presidente nazionale Arci), Elda Baggio (vice presidente Medici Senza Frontiere Italia), Marco Petrucci di Testi Manifesti e tanti altri. Abbiamo cercato di spaziare anche nelle modalità di interazione: presentazione di libri ed eventi storici, organizzati in collaborazione con l’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, laboratori… L’ha fatta da padrone anche la musica, con l’obiettivo, per noi, di valorizzare quanto più possibile

La bellissima foto ricordo con i volontari che hanno contribuito alla riscita di una bellissima iniziativa, unitaria e corale

Da poco è passato l’anniversario dell’assassinio neofascista di Nicola Tommasoli. Si può sperare che la Verona descritta da Paolo Berizzi in È gradita la camicia nera possa svestirsi di tutto questo nero e possa diventare o tornare a essere una città solidamente democratica e dal diffuso sentire antifascista?

Sedici anni dopo l’aggressione squadrista di Nicola Tommasoli, il suo ricordo rimane forte e vivido nella nostra città. Ci siamo chiesti come poter portare avanti concretamente la sua memoria, oltre il ricordo simbolico, perché ci aiuti ad attivarci e a trasformare Verona nella città che vorremmo. Uno spazio sicuro, libero dall’intolleranza, dall’odio e da ogni violenza. Nicola era un giovane pieno di entusiasmo ed energia, come lo ricorda la sua famiglia e chiunque l’abbia conosciuto. Con gli stessi sentimenti, lo stesso impegno e senso di responsabilità abbiamo voluto dedicare l’ultima giornata del festival a lui, nella speranza che ogni forma di impegno e costruzione di bellezza rimangano anche strumento di lotta antifascista.

Riprendiamo noi la parola per ricordare che durante le pastasciutte antifasciste 2024 sarà possibile firmare per il referendum sull’autonomia differenziata. A Verona saranno promosse il 24 luglio dalle sezioni Anpi Basso Garda, Caprino e Valpolicella che si terrà a Corte Cavalchina, a Custoza; il 26 sarà la volta di quella delle Anpi Legnago e Basso Veronese, che come ogni anno avrà luogo a Castelbaldo, e domenica 28 spaghettata a Villa Buri con la sezione Anpi Verona centro. Inoltre dal 25 al 29 luglio, sarà Festa Anpi Veneto, a Limena (PD), con pastasciutta antifascista, naturalmente. Chi volesse saperne di più, può consultare lelenco in continuo aggiornamento su https://www.anpi.it/eventi e https://www.istitutocervi.it/pastasciutte-antifasciste-italia-2024.