Tra le cave di tufo che costeggiano la via Ardeatina, a pochi passi dal cuore dei quartieri di Roma in cui sono cresciuto, dal 24 marzo 1944 è custodito l’animo antifascista e democratico della Repubblica Italiana. L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è una ferita non rimarginabile, che ci ricorda, anno dopo anno, il valore del sacrificio orrendo pagato per la libertà di ognuna e ognuno di noi.
Oggi sento più forte la responsabilità della memoria: i quartieri che abitiamo custodiscono storie che hanno fatto grande l’antifascismo della nostra città. Si vanno, però, affievolendo il racconto e le voci di chi conobbe l’occupazione e la Resistenza di Roma. Dalla battaglia di Porta San Paolo e alle bombe che cadevano sulla stazione Ostiense, l’antifascismo dei Mercati Generali e gli operai della Romana Gas, gli alberghi suburbani e i sabotaggi lungo le strade consolari, gli ebrei romani nascosti e quelli deportati da fascisti e nazisti, le torture delle carceri e la violenza delle camicie nere.
Alla Garbatella le Fosse Ardeatine erano una ferita che aveva toccato un po’ tutti. Qualcuno si ricordava addirittura i boati delle mine che i nazisti esplosero per nascondere i corpi e chiudere le cave. C’era chi ricordava Giuseppe e Francesco Cinelli, antifascisti figli della Garbatella, arrestati al Lotto 32 e fucilati alle Fosse Ardeatine. A Giuseppe, comunista e facchino ai Mercati Generali, venne intitolata, dopo la Liberazione, la sezione del PCI del quartiere, La Villetta. Enrico Mancini, artigiano e commerciante antifascista, abitava, invece, al Lotto 43, agli Alberghi. Entrato nel Partito d’Azione aderì alla Resistenza. Torturato e incarcerato, fu fucilato insieme agli altri alle Fosse Ardeatine. Alla sua memoria e a quella di tutti i 335, un grande murales ne ritrae il volto in Piazza Bartolomeo Romano, al Palladium. Una targa, posta nel 1947 dal Partito d’Azione, ne ricorda al Lotto 43 il sacrificio.
Mio zio, Riccardo Mancini, figlio di Enrico, è stato uno strenuo testimone praticante dell’antifascismo della memoria: la sua voce empatica e i suoi occhi capaci di emozionarsi hanno educato alla libertà e alla giustizia migliaia di giovani studenti nel corso degli anni. Oggi, il tempo ha consegnato questo testimone di memoria a noi, alle generazioni che hanno potuto ascoltare i racconti.
La memoria, l’antifascismo della memoria, non è qualcosa che possiamo delegare alle pagine dei libri storia o alla liturgia delle istituzioni – sempre necessaria, ma mai sufficiente.
Piccoli germogli crescono dalle scuole e negli spazi sociali dei quartieri: memoria viva, capace di rinnovare le promesse e di riconnettere le storie antiche con le generazioni presenti.
Il nostro patto con l’antifascismo lo stringiamo ogni anno in un corteo colorato che apre la primavera, con i fiori nelle mani e i pugni chiusi nelle strade della Garbatella e di Tor Marancia, con le scuole e le associazioni del territorio, camminando insieme fino al Sacrario. Come per anni fecero i parenti, negli anni successivi alla guerra.
Quest’anno il corteo sarà la mattina del 26 marzo. I quartieri si tingono di rosso e i giovani crescono. Questo è un invito alla città di Roma ad attraversare queste strade con noi. A camminare al fianco degli studenti delle scuole perché l’antifascismo è una pratica trasversale e collettiva, dinamica e di partecipazione.
E perché la memoria germoglia nei fiori poggiati sulle lapidi, segno e profumo di vita, nel rinnovamento costante di un patto per l’Italia antifascista e democratica.
Dalla metà di marzo e fino al 24, tantissimi laboratori, nelle scuole e nelle associazioni, hanno preparato materiali colorati, grandi e piccoli fiori rossi: alla Scuola popolare Sciangai, a Casetta Rossa, a Myo Spazio, al Centro Linkiostro, a Villetta Social Lab, al Csoa La Strada e all’Approdo di Via Magnaghi.
Molti gli eventi culturali e storici di approfondimento, soprattutto negli spazi della nuova Biblioteca Joyce Lussu a San Paolo, che ospiterà vari dibattiti per tutto il mese anche di aprile, a partire da sabato 23 marzo con l’incontro “La Resistenza a Roma e le Fosse Ardeatine” a cura di Paolo Carusi, docente Public History Università degli Studi di Roma Tre e Lidia Piccioni, docente di Storia contemporanea Sapienza Università di Roma.
Ancora, la settimana prossima, si tornerà sul tema della Resistenza e delle Fosse Ardeatine da un punto di vista particolare, quello di Giustizia e Libertà e del Partito d’Azione. Tra gli altri, all’evento interverrà Francesco Albertelli, Presidente dell’ANFIM – Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri. Una programmazione fittissima, il cui coordinamento e valorizzazione vanno sicuramente riconosciuti all’amministrazione del Municipio VIII.
Il ciclo di eventi dedicato alla Resistenza si concluderà il 27 aprile con l’intitolazione dell’Aula studio della Biblioteca Joyce Lussu ai partigiani Lucia Ottobrini e Mario Fiorentini, evento a cui parteciperà anche Marina Pierlorenzi, presidente dell’ANPI Provinciale di Roma.
Una lunga primavera antifascista, per praticare insieme il mese della Resistenza e trovare lungo le strade della memoria parole per il presente.
Perché il mondo nuovo lo custodiamo nelle radici.
Pubblicato lunedì 25 Marzo 2024
Stampato il 05/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/fosse-ardeatine-noi-nipoti-dei-335-nei-quartieri-dove-il-boato-dellignominia-risuona-ancora/