Sento che c’è qualcosa che non va, qualcosa di troppo grande che si fa finta di non vedere e che entra a far parte del nostro quotidiano. Qualcosa che la complicità del nostro silenzio autorizza a distruggere tutto ciò che in anni di fatica e sacrifici abbiamo cercato di costruire, di mettere in salvo e di lasciare in eredità alle generazioni successive, come l’ascolto dell’altro, l’uguaglianza, la non violenza, la democrazia, i diritti (diritti da concedere a tutti, e non solo a chi vogliamo noi, perché quelli si chiamano privilegi), la tolleranza, l’impegno per una società inclusiva e libera. Insomma, i preziosi valori dell’antifascismo e della Resistenza, che devono rimanere alla base del nostro Paese e che dobbiamo stare attenti a non dimenticare.
Non possiamo più avere a che fare con il fascismo, con la sua cultura machista e squadrista che rifiuta il confronto, l‘eterodossia e la pluralità.
Non ci si sofferma mai sul fatto che l‘atteggiamento di rifiuto nei confronti dell’altro porta la società ad un impoverimento di tipo culturale, sociale, economico e politico; ecco perché il fascismo non è all’altezza di far fronte alle problematiche dell’Occidente e del nostro tempo. Anche il livello scandalosamente basso del dialogo politico al quale i fascisti sono abituati, che si serve sempre più spesso dell’imposizione delle proprie idee, rappresenta un grande problema, in quanto dovremmo auspicarci che nel confronto tra fazioni e partiti ci sia diplomazia, cautela, abilità nell’utilizzare le parole e nel veicolare i messaggi. Non abbiamo bisogno di persone che spaccano la faccia ai pakistani, segnano le porte degli antifascisti con adesivi, vandalizzano sedi di partiti e pretendono che tu li stia a sentire, “se no ti facciamo vedere noi”. (Colgo l’occasione per prendere le distanze da chi, con la scusa dell’ideologia antifa pensa di poter compiere ogni atto di violenza).
Un’ideologia politica che esalta la forza, la violenza, che citando Beccaria‚ permette che l’uomo cessi di essere persona e diventi ‘cosa’ e che si basa sulla prevaricazione e sulla discriminazione dell’altro non solo è deleteria, ma anche illegale, come stabilito dalla dodicesima disposizione transitoria e finale, dall’art. 2 e 3 della Costituzione. Il fascismo è la negazione del concetto di politica stessa, che vuol dire servizio al Paese e alle esigenze del popolo, le esigenze di tutti.
Eppure non tutti riescono a capire quanto sono pericolosi i pochi neofascisti (perché sono pochi ma fanno così rumore da sembrare tanti), perché non siamo stati abituati dalla politica e dai mezzi di informazione ad inquadrare ed affrontare la situazione in maniera adeguata. In un Paese esasperato dalla crisi economica e istituzionale, l’ondata di xenofobia (dal momento in cui non siamo attrezzati per far fronte all’ondata migratoria degli ultimi anni, senza dimenticare la radicata tradizione politica di estrema destra in Italia) trova terreno fertile, e qui si infilano anche i neofascisti, già attivi da molto tempo, ma che hanno cambiato faccia.
Li vediamo in televisione ad autoproclamarsi gli unici che hanno davvero a cuore il futuro dell’Italia e del suo popolo (che guarda caso esclude immigrati, musulmani, ebrei, persone facenti parte della comunità LGBTQ, italiani di seconda generazione). Li vediamo apparentemente diplomatici e preparati al confronto, così quando si ribadisce l’incostituzionalità delle loro organizzazioni e delle loro idee siamo noi che non vogliamo concedere la libertà di espressione, con buona parte dell‘elettorato che alzerà gli occhi al cielo, perché dimenticavo di dirvi che oggi l’antifascismo è percepito come un fenomeno politico vecchio, che non ha più a che fare con l’Italia di oggi, e a me questo fa tanto pensare che abbiamo lasciato nel dimenticatoio i valori della Resistenza e della Repubblica, quando ora come non mai ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di riabituarci a sentirli nostri.
Impariamo a verificare quanto queste organizzazioni abbiano a che fare con i veri interessi dello Stato, quanto siano attente ai diritti umani, se dicono di essere così attente alle persone (ma solo a quelle che vogliono loro), che se sembrano convincenti non vuol dire che lo siano.
Perché io se penso alla scuola Diaz, a Nicola Tommasoli, a Emmanuel Chidi Namdi, a Renato Biagetti, mi convinco che ho ragione a sentire che c’è qualcosa che non va.
Susanna Guidi, 3ªLA – Liceo Linguistico “Tacito”, Roma
Pubblicato martedì 24 Aprile 2018
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/ce-qualcosa-che-non-va/