“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta”
da “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry
Una mattina mi sono svegliato e vedo su whatsapp un messaggio da un numero che non conosco. In rubrica ho circa 800 contatti, chi sarà? Ciò che mi colpisce da subito, tuttavia, è l’immagine del profilo, un disegno. Apro e leggo: “Buongiorno, mi ha dato il suo tel. il prof. Raffaele Mantegazza, che la conosce bene. Le allego un lavoro che ho fatto e ci terrei ad avere la sua opinione. La ringrazio per l’attenzione. Alessandro”. In allegato c’è un pdf di ben 56 mb, lo leggo, rispondo. Nasce un simpatico dialogo a cui si aggancia la mamma di Alessandro che, con tono entusiasta, mi dice: «siamo contentissimi, è un lavoro che ha voluto fare e da quando lo ha fatto conoscere, gli faccio da segretaria». A tutti sorgerà la domanda “perché sentire la mamma?”. Semplice. Il protagonista è, come lui stesso si definisce, «un ragazzino di 13 anni».
Alessandro Capuzzo ha realizzato una ricerca dal titolo “L’inferno era qui… Fascismo, Seconda Guerra Mondiale e Resistenza, in Brianza (ma non solo…)”. Sessanta pagine di interviste, testimonianze, documenti e immagini ottimamente composte e impaginate che contribuiscono a rendere la ricerca un vero e proprio testo da consultare per conoscere di più. Avanzo la proposta al “ragazzino di 13 anni”: perché non mandi la tua opera al Presidente della Repubblica?
Poi un paio di telefonate da cui si evince che la rete di rapporti costruiti da Alessandro per il suo lavoro è enorme così come la disponibilità nei suoi confronti, ed ecco cosa ha scritto e spedito Alessandro a Mattarella nella lettera di accompagnamento alla ricerca:
Egregio Presidente,
La contatto perché quest’estate ho voluto approfondire (iniziativa personale!) il tema del Fascismo e della Resistenza (Partigiani) nelle zone della Brianza e non solo. All’inizio, si è trattato solo di leggere alcuni libri per documentarmi, ma sentivo il bisogno di approfondire, fare domande, confrontarmi su certi punti… così ho iniziato a contattare enti, associazioni, esperti, che, con grande entusiasmo, mi hanno aiutato a scavare a fondo le dolorose sfumature di quell’orribile periodo storico. Mi piacerebbe mostrarLe il mio elaborato e mi chiedevo come potrei fare a inviarlo (sono 60 pagine e pesa un po’), ma Le scrivo anche perché mi sono documentato sugli interventi, discorsi e riflessioni che Lei ha fatto riguardo questi argomenti. Anche io ho la sensazione che, soprattutto tra le nuove generazioni, ci si stia piano piano allontanano da quelli che sono i valori della Resistenza, l’orrore di drammatici avvenimenti storici, la raccapricciante ideologia della supremazia di una razza rispetto ad altre, ecc. Anche nella storia attuale, si continuano a ripetere errori e, in riferimento a ciò, mi hanno fatto riflettere le Sue parole: “un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli” (aprile 2022). Mi chiedevo, infine, se non si può fare un po’ di più (magari nella scuola) per far sì che certe cose non accadano più… certo, è importante il programma didattico, ma anche trasmettere alcuni messaggi alle nuove generazioni, non è certo da sottovalutare. Volevo anche farLe sapere che ho ascoltato la vicenda sulla Sua ri-candidatura e La ringrazio per il sacrificio e l’esempio che sta dando a tutti gli italiani. La politica, vista attraverso gli occhi di un ragazzino come me, è davvero molto complicata ma spero che nel cuore di ogni politico ci sia l’amore per un popolo libero, unito, e senza disuguaglianze (ma anche sereno!). Cordialità, Alessandro.
Niente di più bello della semplicità e della sincerità, che rimandano anche a impegno e aspettative. A questo punto si può esser portati a pensare ad Alessandro come a un ragazzo “fuori dagli schemi”, “più avanti rispetto la sua età”, e altre soluzioni che rischiano di non considerare Alessandro come un protagonista del suo tempo.
Alessandro, adesso tocca a te, racconta chi sei.
Vivo a Missaglia, un grazioso paesino nella provincia di Lecco e frequento l’ultimo anno della secondaria di primo grado. A scuola non vado molto volentieri (ma non facciamolo sapere ai miei prof!), anche se mi piace scoprire e imparare cose nuove. Tra le materie preferite ci sono Scienze, ovviamene Storia, ma anche Arte!
E nel tempo libero cosa ti appassiona, la musica, lo sport?
Ascolto musica e mi piace molto conoscere gli artisti e i compositori; ero abbastanza bravo quando, nel contesto scolastico della scuola primaria, suonavo la pianola ma dall’anno scorso mi hanno indirizzato verso il flauto, diciamo che qui siamo in work in progress, per la gioia della mia famiglia, che mi ascolta mentre mi esercito! Non sono uno sportivo, sono più un tipo da vecchia biblioteca alla scoperta del libro perfetto da leggere; praticare attività sportiva comporta fatica e sono pure un tipo pigro. Quando non faccio i compiti – e quest’anno non sono pochi, forse in previsione dell’esame! – mi piace molto leggere. Leggo un po’ di tutto e i racconti di fantascienza sono i miei preferiti. Uno dei miei sogni è avere, nella mia futura casa, una grande stanza piena di libri.
Sei nato nel 2009, dunque un nativo digitale.
Mi piace giocare ai videogame e spesso mi incontro online con i miei amici per delle bellissime partire insieme. Con loro mi vedo spesso anche nella vita reale, passando del tempo insieme al bowling, mangiando una pizza o andando al cinema. In estate facciamo qualche giro in bici, ma abito in collina e ci sono un sacco di salite… Non sono molto tecnologico e non sono iscritto a nessun social, penso sia dovuto al fatto che non mi interessa comunicare attraverso quei canali, a casa nessuno li utilizza. Possiedo un telefonino e mi piace molto cercare e scaricare i “meme” che mando agli amici per divertirci insieme. Ho anche un tablet che utilizzo tantissimo, soprattutto per ricerche e approfondimenti.
Come è nata l’idea della ricerca e come l’hai realizzata?
Tutto è iniziato con il monumento realizzato a Viganò, intitolato “Bambini D’Inciampo”. Durante la scuola primaria, abbiamo scoperto il triste destino dei bambini di Terezìn e abbiamo riprodotto i disegni fatti da quei bambini aggiungendone dei nostri: ne è nato un monumento situato all’entrata del paese. Ero profondamente addolorato per tutte quelle vittime morte ingiustamente e ho voluto capire come mai si era arrivati a quel punto, così ho iniziato a leggere libri. Le letture sono state interessanti ma avevo spesso domande, dubbi e molte curiosità che per un ragazzino non è facile colmare senza un aiuto e ho allora iniziato a chiedere ad alcuni esperti, ad associazioni ed enti. Con grande entusiasmo, in molti mi hanno aiutato a fare questo meraviglioso ma raccapricciante viaggio attraverso il periodo nazifascista e della Resistenza. Devo ringraziare le mie insegnanti della scuola primaria e anche alcune mie professoresse che mi hanno supportato con entusiasmo e stimolato e cercare risposte alle mie domande, alle mie curiosità.
Hai avuto sostegno da esperti, enti, associazioni.
Eccezionali i miei amici dell’Anpi di Arcore e Lecco, siamo ormai diventati un gruppo e con grande pazienza ed entusiasmo mi stanno accompagnando alla scoperta, sempre più approfondita, di quell’inferno che era qui. Nasce così il titolo del mio elaborato, in cui ho raccolto gli scritti che ho realizzato sulle agghiaccianti scoperte che stavo piano piano facendo. Il mio percorso non è finito, tanti sono ancora gli argomenti che devo comprendere e approfondire.
Il tuo lavoro affronta temi duri e dolorosi che riguardano la nostra storia. Che emozioni ti hanno suscitato?
Leggi un libro di fantascienza, con alcune parti di grande tensione e pericolo, viaggi con la fantasia e ti sembra di viverle davvero ma, dentro di te, sai bene che sono irreali. Leggi un libro storico, in cui vengono esposti gli avvenimenti accaduti realmente e capisci che non c’è nulla di irreale e quella sensazione di dolorosa tensione ti rimane dentro. Ancora più scioccante è stato ascoltare le testimonianze delle atrocità fasciste. Ricordo, in particolare, l’incontro che ho fatto con la signora Milena Bracesco dell’Aned che, molto emozionata, mi ha raccontato la storia di suo papà, deportato e morto quando lei era ancora una piccola bambina. La storia mi ha scatenato emozioni forti, al punto che ero come impietrito e cercavo di capire come una figlia avesse fatto a comprendere un amore così grande, come quello del suo papà che aveva sacrificato la sua vita per la libertà. Che emozione anche ascoltare la storia del partigiano Ambrogio, attraverso il racconto della figlia Fulvia Riboldi: orgogliosa del suo papà eroe ormai deceduto ma che, fino a pochi anni fa, andava ancora a parlare ai giovani dei valori della resistenza e che emozione sentirmi dire che suo papà mi avrebbe adorato! Ho respirato il senso di sacrificio che molti uomini e donne hanno fatto per noi e gliene sono grato. Ho provato spesso a pensare: e se tutte quelle atrocità fossero accadute ora? A noi? A me? Le ipotesi sarebbero davvero tra le più drammatiche e proprio da qui è partito il mio desidero di non smettere di scoprire e di fare qualcosa… ora sono un po’ giovane ma accompagnato dai miei nuovi amici delle varie associazioni, sto compiendo piccoli gesti che (spero) possano aiutare a far capire quanto è preziosa la libertà!
A seguito del tuo lavoro e dell’amore per la conoscenza sei stato chiamato a parlare in pubblico con sindaci, associazioni e cittadini.
È stato un onore! Quando mi hanno proposto di commemorare i martiri partigiani, morti per la nostra libertà, ero davvero emozionato all’idea di fare qualcosa per ricordare coloro che sono arrivati al punto di donare la propria vita, anche per me! Con profonda gratitudine, partecipo e riporto le mie considerazioni in commemorazioni che, purtroppo, troppo spesso non vedono la presenza di molti giovani. Mi auguro che questo possa cambiare… Aggiungo, molto onestamente, che me la faccio un po’ sotto quando arriva il mio momento di parlare ma, fino adesso, me la sono cavata bene! Un’altra cosa che mi ha fatto molto piacere sono le strette di mano delle persone che, dopo le varie manifestazioni, intravedono in me la speranza per il futuro! Questo è avvenuto anche da parte di molti Sindaci che, indossando fieri la fascia tricolore, mi hanno trasmesso apprezzamento e ottimismo. In occasione del Giorno della Memoria, sono anche stato invitato nella scuola primaria di Viganò, a raccontare ai bambini di classe quinta la storia dei bambini di Terezìn. Ho inventato una storia verosimile di un bambino, Misha, vissuto a Praga durante la dittatura nazista, provando a spiegare come è cambiata la sua vita e quali emozioni può aver provato: l’atmosfera che si è creata con quei bambini è stata intensa, mi sono sentito soddisfatto di aver provato a divulgare il ricordo, di aver provato a lanciare un sassolino di speranza…
Di fatto il tuo lavoro racconta di un impegno per la memoria che può essere affrontato e capito indipendentemente dall’età. Ma, sembra, non sia così per tutti, siano adulti o giovani.
Come accennavo prima, l’entusiasmo con il quale sono stato accompagnato nel mio percorso di scoperte è davvero sensazionale ed essere un piccolo germoglio di speranza per l’impegno verso la memoria è una responsabilità che mi sento di dover e aver voglia di portare avanti. Se da un lato questo è per me positivo, dall’altro mi rendo conto che non sempre adulti e soprattutto giovani affrontano questo impegno. Ho riflettuto e penso che bisognerebbe far capire l’importanza (sottovalutata!) di raccontare anche ai bambini e ai ragazzi quel triste periodo di storia, non solo attraverso qualche pagina del libro di storia a scuola, ma scavando dentro quella crudeltà umana e dentro quella forza di piccoli grandi eroi che hanno lottato per la nostra libertà. Alla mia generazione appare assai lontano lo spettro del fascismo o del nazismo; ciò è spesso dovuto alla vita un po’ superficiale, in cui gli interessi sono altri. Gli adulti potrebbero provare a parlare, a raccontare, a stuzzicare per far sì che le cose accadano.
C’è un “modo migliore” per coinvolgere le giovani generazioni sui temi che hai affrontato?
Guardando la mia esperienza personale, dico la scuola! La scuola insieme alle altre istituzioni, e soprattutto le associazioni dovrebbero essere il luogo ideale dove trasmettere certi messaggi di sensibilizzazione. Già a partire dalla scuola primaria, in un modo più soft, bisognerebbe iniziare a raccontare delle semplici storie (come quella di Misha) senza per forza farla diventare una difficile lezione di storia; partendo magari da giornate diventate (o che dovrebbero essere) importanti e significative come, ad esempio, quelle del calendario civile. Su queste date creare iniziative, semplici incontri, un momento di lettura e riflessione: così facendo si lancia quel famoso sassolino… qualcuno potrebbe non raccogliere ma altri potrebbero trovare lo spunto per approfondire, fare di più.
L’educazione civica a scuola è necessaria, ma tu hai realizzato il tuo lavoro fuori dall’orario delle lezioni.
Un conto è ricevere le informazioni necessarie attraverso libri e spiegazioni, altro è vivere le cose! Spesso sono i professori e gli insegnati a fare la differenza. Se si parla di un determinato tema civico (storico o contemporaneo), dovrebbe seguire in automatico un’esperienza diretta che sia una commemorazione, volontariato, una gita, ecc. Mi spiego meglio, se nell’ora obbligatoria di educazione civica, si tratta un determinato argomento che può anche essere quello della salvaguardia del verde e dell’ambiente, deve seguire un’esperienza pratica, diretta, attiva, in cui gli alunni escono e fisicamente salvano il verde magari raccogliendo rifiuti abbandonati, creando cartellonistica di sensibilizzazione per la cittadinanza, ecc. Esperienze di realtà, insomma!
Quest’anno ricorrono i 75 anni della Costituzione della Repubblica Italiana. Mattarella nel discorso di fine anno l’ha definita la “bussola”.
Il Presidente mi trasmette saggezza, è proprio un presidente che pare adatto a rappresentare un po’ il ruolo paterno, che accompagna e vede crescere l’Italia ma, mi chiedo, questo Paese come sta crescendo? Sotto certi punti di vista bene, viviamo in un luogo magnifico e in uno stato di diritto che è sempre in fase di evoluzione, ma il problema è come si evolve; sono giusti i cambiamenti, discussi tra i vari partiti politici che dovrebbero volere ognuno il meglio per la cittadinanza. Questi cambiamenti non possono essere realizzati a casaccio, ma seguendo una bussola, che possa dare la direzione corretta da seguire per camminare verso un avvenire di evoluzioni con coerenza e attaccamento ai valori di libertà, democrazia, eguaglianza e pluralismo. E la bussola è proprio la Costituzione!
Chiudi tu la nostra chiacchierata.
Vorrei fare dei ringraziamenti. L’entusiasmo e l’effetto con il quale sono circondato in questo viaggio di scoperte sono una cosa preziosissima per me! Le varie associazioni o enti a cui mi sono rivolto per scoprire di più, mi hanno sostenuto e supportato: Anpi di Lecco, Missaglia, Arcore e Monza-Brianza, Comunità Ebraica di Milano, Aned e Cdec. In particolare, mi accolgono con simpatica e ho come sagge guide il presidente Anpi di Missaglia, Ezio Giubilo, insieme al professor Alberto Magni e il mio grande amico Anselmo Brambilla, con i quali trascorro interessanti momenti insieme, fatti di scoperte e riflessioni, interrotti anche da simpatici intervalli di allegria! Un grazie di cuore anche alla dolce e premurosa Emanuela Rastelli, presidente Anpi Arcore. Vorrei scrivere a caratteri cubitali un grazie immenso al professor Raffaele Mantegazza, il mio Virgilio in questo viaggio di scoperte.
Ma il Presidente Mattarella ti ha risposto?
Non potevo crederci, quando ho ricevuto il pensiero del Presidente della Repubblica sono rimasto senza parole dall’emozione.
Paolo Papotti, responsabile Formazione Anpi
Pubblicato giovedì 16 Febbraio 2023
Stampato il 03/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/caro-presidente-mattarella-ho-13-anni-e-scoperto-che-linferno-era-qui/